02/10/10

bLum-bLum/2


Gli italiani - evidentemente - non amano le novità. Da vent’anni eleggono gli stessi politici (BerlusconiRutelliBossiBindiFiniCasini). E ancora si sciroppano brontosauri come i pippibaudi e i maurizzicostanzi in tivù. Epperò qualcuno glielo dovrebbe proprio dire: qualcosa - dall’altra parte del globo - sta cambiando. E anche loro - se andrà avanti così - saranno costretti ad adeguarsi.

Il riferimento - nient’affatto casuale - è alla Cina. Infatti: è notizia di ieri - pubblicata, per la cronaca e tra gli altri, dal Financial Times - che Pechino - per la modica cifra di 7.1 miliardi di dollari - si è assicurata un fiume di petrolio in Brasile. Più precisamente: Sinopec, che è una delle principali compagnie petrolifere cinesi, si è comprata il 40% delle azioni della branca brasiliana di Repsol, che è sempre una compagnia petrolifera, ma spagnola.

Quest’ultimo colpaccio non si apprezza, se non si conosce contorno e contesto.

La crisi che nell’ex Belpase, negli ultimi due anni, ha distrutto qualcosa come 500 posti di lavoro al giorno ha solo lambito l’ex celeste impero. Il Pil di Pechino ha continuato a crescere a ritmi vertiginosi (sopra l’8% all’anno). E buona parte del denaro guadagnato è finito investito in materie prime. Petrolio - appunto - in primis. Tanto è vero che - sempre quest’anno e sempre secondo un agile riassunto vergato dal Financial Times - altre compagnie petrolifere cinesi (Sinochem e Cnooc) sono riuscite a mettere le mani su ricchissime partecipazioni nei pozzi argentini della Bridas Energy (valore dell’investimento: 3.1 milardi di dollari); e nei pozzi brasiliani della norvegese Statoil (per 3 miliardi di dollari). E questo solo per parlare dello shopping in Sudamerica.

E qui si arriva al punto: perché tutta questa gran fame di petrolio? Solo per far girare a pieno regime le fabbriche che inondano di prodotti l’occidente? Non esattamente. Il 2009 e il 2010, infatti, non sono stati solo anni di boom per le acquisizioni di materie prime. Sono stati anche gli anni che hanno visto la Cina abbandonare, per così dire, le biciclette per salire in macchina. In altre parole e come nel nostro (ex) Belpaese ai tempi del secondo dopoguerra: Pechino si è avviata alla motorizzazione di massa. Con numeri - normali, visto che la Cina fa all’incirca 1,3 miliardi di abitanti - da far drizzare i capelli in testa.

Nel 2009, complice la crisi, il mercato cinese delle automobili ha scavalcato quello statunitense ed è diventato il primo al mondo: 13,5 milioni di auto (vendute in Cina) contro 10,4 milioni (negli Usa). General Motors vende oggi più macchine a Pechino e dintorni che negli Stati Uniti. Volkswagen - che è il marchio leader nell’ex Celeste impero ha così tanta fiducia nel mercato dagli occhi a mandorla che - quest’anno a giugno - ha anche deciso di aprire una nuova fabbrica, sempre in terra cinese. Nuova fabbrica che si andrà a sommare alle altre nove che la casa tedesca - che, come GM, vende più auto lì che in madrepatria - ha già nell’ex celeste impero. Celeste impero che a sua volta è diventato - nei primi mesi del 2010 - mercato leader anche per le i nostri brand di lusso. Tra cui Porsche.

Numeri e fatti che dovrebbero dare da pensare anche gli abitanti del nostro (ex) Belpaese. Belpaese che dopo essersi sciroppato per anni sempre le stesse telenovele all’italiana, forse sta davvero - volente o nolente - per vedere un film nuovo. Con una Cina che fa bLum-bLum, infatti, sicuramente le case automobilistiche europee e americane avranno da festeggiare. Per lo meno per ora. Ma - è lecito chiedersi - che fine farà il prezzo del petrolio - e quindi della benzina? Non finirà alle stelle? E ancora e di conseguenza: sicuri che con un miliardo di cinesi pronti ad accendere i motori, qualcuno qui da noi non finirà in garage? Al tempo l’ardua sentenza. Nel frattempo - tra una spruzzata di pippibaudi e una dichiarazione del politico di turno - non sarebbe male coltivare qualche dubbio. Così per cominciare a cambiare, se non altro, canale.

P.S. Perché bLum-bLum/2? Perché il bLum-bLum/1 l’avevo già scritto molto tempo fa. Lo trovate qui.

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