28/10/10

La mela, e la cacciata dall' "Eden".

Avrete letto tutti il post di Alessandro Gilioli, che ha girato molto in Rete, dove si riporta il racconto di un giovane licenziato in tronco da un Apple Store dopo il periodo di prova.

Moltissimi i commenti: alcuni a sproposito (lodi ai prodotti apple, che c'entrano come i cavoli a merenda), rassegnazione "il mercato del lavoro è questo", rabbia per tale prepotenza, testimonianze di eventi analoghi avvenuti altrove. Nessuno che abbia notato la surreale descrizione del cosiddetto "core training" impartito ai lavoratori. Nessuno tranne me, che cado regolarmente dal pero e non smetto mai di stupirmi.

Racconta il licenziato:

All'improvviso le porte si aprono ed entriamo tra due file di persone che ci accolgono applaudendo e urlando, battendo il cinque a tutti, man mano che si entra. Saranno i nostri insegnanti, mentor e futuri manager dello Store.

Dopo le presentazioni di tutti i membri dello staff e dei manager - il tutto intervallato da continui applausi, urla, e incitamenti - finalmente si dà il via.

Poi arriva il training vero e proprio: ogni giorno ci fanno vedere dei video, interpretati da attori vestiti da lavoratori Apple che mostrano com'è bello lavorare per la casa di Cupertino. In altri video ci sono dei finti clienti che esprimono la loro felicità.

Arriviamo all'ultimo giorno della formazione e sui prodotti Apple non sappiamo niente di più di quello che sapevamo quando siamo entrati. Però c'è una specie di recita finale, da performare sul palco.

Il giorno dell'inaugurazione è piuttosto adrenalinico: siamo tutti a mille, e veniamo "motivati" per un'ultima volta. Con la gente fuori dalla porta veniamo incitati a fare cori da stadio, urlare ed applaudire continuamente, insomma una cosa un po' hollywoodiana.

Nella lettera il ragazzo non smette mai di ripetere quanto fosse felice di lavorare alla Apple, quanto grande fosse il suo entusiasmo, quanto grato fosse al destino per la possibilità di un lavoro così gratificante. Un vero Eden da cui si è sentito cacciato. Lo capisco benissimo, sarebbe un impiego interessante e divertente per molti.

Ma quello che non capisco è come sia lui che le centinaia di commentatori non abbiano speso una sola parola di disgusto per il ridicolo sistema di training a cui vengono sottoposti i neoassunti. Naturalmente non mi riferisco solo alla Apple, tale pietosa farsa è ormai prassi in moltissime aziende.

Ma la dignità del lavoratore salta fuori solo quando finisce licenziato? Quando si viene assunti la dignità non conta niente, la gioia di aver trovato un lavoro fa calpestare sia la dignità che persino il buonsenso? Come si può accettare di essere sottoposti a tali ignobili teatrini, battimani, strilli, balletti, girotondi, finti sorrisi di approvazione, finti occhi lucidi di finto entusiasmo, frasi cretine da spot pubblicitario ripetute mille volte e mandate a memoria, un finto spirito di corpo, l'adorazione cieca del prodotto fino alla divinizzazione, senza vergognarsene neanche un pochino, senza sentire il ridicolo, il surreale di tale lavaggio del cervello? Perché un conto è subire tutto ciò per lo stipendio, un conto è trovarlo normale: e a me sembra che ormai tutti lo trovino normale.

Il ragazzo licenziato alla fine piange: e lo fa, giustamente, perché ha perso il posto. Ma a me sembra che lo faccia anche perché ha perduto il suo Eden personale. A che punto ci siamo ridotti, se non sappiamo neanche più distinguere i paradisi dagli inferni.

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