Era il 23 gennaio 2010 quando scrivevo questo articolo intitolato: “Abolito il 5 per mille. Ricerca e Associzioni di Volontariato ancora più in crisi”. In quei giorni dovetti successivamente rettificare la notizia perché, vista la grande attenzione mediatica che si era concentrata su questa scelta scellerata del governo, Tremonti fece un passo indietro. Ma ormai la SAP (Strategia Approvazione Porcate) di questo esecutivo è ben nota. Si lancia una pietra enorme nello stagno, si fa indignare e gridare un po’ i giornali e il popolo, si ritira tutto per poi, a frenesia mediatica finita, rilanciare un sasso leggermente più piccolo e questa volta si becca l’obiettivo nel silenzio generale. Senza più provocare l’ira della massa.
Bisogna mirare in alto per beccare il centro, e se prima si era provato ad abolire completamente il 5 per mille, adesso lo si è limitato a tal punto da renderlo praticamente ridicolo.
Nella prima bozza della Finanziaria era stata abolita in tronco la possibilità per ogni contribuente di devolvere una piccola parte del gettito fiscale a enti no profit. Ora l’esecutivo ha deciso di reinserire l’opzione ma con un tetto fisso: 100 milioni di euro contro i 400 degli anni passati. (Il Fatto Quotidiano)
Altro che 5 per mille, al contribuente resta da destinare solo l’1,25 per mille, Il resto delle cifre devolute a maggio lo gestirà il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, come meglio crede. In altre parole: Spariscono i fondi per il sociale e come sempre saranno i più deboli a subirne le conseguenze.
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