Tutti conoscono il marchio Riso Scotti e i suoi prodotti. Quasi nessuno, però, è a conoscenza del fatto che la stessa azienda gestisce anche una centrale a biomasse, tramite la controllata Riso Scotti Energia. La centrale elettrica in questione si trova a Pavia e altro non è che un piccolo inceneritore nato per bruciare gli scarti del riso.
Negli anni è stato trasformato in centrale elettrica con il permesso di bruciare anche legna. Proprio l’inceneritore è al centro dell’inchiesta che ha visto sette persone finire agli arresti per truffa e traffico illecito di rifiuti. L’ipotesi degli investigatori, il Corpo Forestale, è che dentro quel forno non ci finissero solo legna e riso ma un po’ di tutto.
Una specie di termovalorizzatore campano in miniatura, che avrebbe bruciato negli anni 40 mila tonnellate di rifiuti tra plastica, imballaggi vari, fanghi essiccati di depurazione di acque reflue urbane e industriali. Di tutto un po’, quindi, con la connivenza di un laboratorio analisi compiacente che avrebbe falsificato i certificati per mettere le carte a posto e poter dire che, in quell’inceneritore, si produceva solo energia pulita.
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