Dietro ogni inceneritore c’è sempre un grande affare. Lo è stato per quello di Acerra, lo potrebbe essere per quelli siciliani (che l’attuale governatore Raffaele Lombardo ha definito “l’affare del secolo”), lo sarà anche per quello di Trento. Per dimostrarlo ora c’è un dossier, curato dall’associazione Ecce Terra.
Nel documento si legge l’intricato fascio di interessi pubblici-privati che sta dietro l’affare inceneritore: la politica regionale, provinciale e comunale, la Chiesa, A2a, Enercop, Caritro e Dolomiti Energia tutti insieme nel solito gioco di matrioske e scatole cinesi che portano al triste risultato che controllori e controllati sono gli stessi:
L’inceneritore, costruito e gestito da o per conto di Dolomiti Energia, sarebbe quindi controllato da un soggetto nella cui compagine sociale sarebbero presenti, al medesimo tempo, quelli che dovrebbero decidere e subire le tariffe di conferimento, quelli che dovrebbero controllare ed essere controllati, quelli che dovrebbero comminare e subire le sanzioni, pagarle ed incassarle, oltre a quelli che distribuirebbero, ma nello stesso tempo incasserebbero, i dividendi
A perderci, ovviamente, sono i cittadini che si troverebbero con il solito inceneritore sovradimensionato costretto a importare rifiuti da fuori regione per stare in piedi. Non prima di aver ucciso la raccolta differenziata, come succederebbe anche nel caso di un altro grande inceneritore in progettazione al nord Italia, quello di Parma.
Il dossier di Ecce Terra, consigliatissimo, è a questo indirizzo.
Via | Ecce TerraFonte articolo
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