anche il consorzio Carpi a fare le pulci al decreto. Il consorzio di riciclaggio della plastica ha scoperto che
Il divieto di commercializzare buste di plastica non biodegradabile non è infatti previsto da alcuna Direttiva comunitaria. Inoltre, il progetto di legge contenente le disposizioni per il divieto di commercializzazione dei sacchetti di plastica avrebbe dovuto essere notificato dal Governo italiano alla Commissione, ma non risulta
Oltre ai cavilli legali, il consorzio sottolinea come la plastica sia riciclabile, come occorrano ettari ed ettari di mais per produrre le buste "ecologiche", come si finirà col comprarle all'estero e così via. (A proposito di buste in Mater-Bi, vi segnalo questo vecchio post di Ugo Bardi).
Insomma, a dimostrazione che non appena si tenta di far qualcosa per l'ambiente, arrivano subito quelli che "ci rimettono" e comincia il lamento sulla perdita dei posti di lavoro, il PIL, gli stranieri che rubano il business agli italiani, le alluvioni e le cavallette.
Non si capisce poi come la diatriba si sia ridotta tra plastica e Mater-Bi: la messa al bando dei sacchetti in plastica non dovrebbe significare l'avvento di un altro tipo di buste, ma la loro sostituzione con qualcosa di meno effimero, come i bustoni in stoffa o anche in plastica pesante, da usare per anni.
Personalmente, sto cercando i vecchi fantastici retini della spesa, come quello che usava mia nonna. A differenza degli ingombranti bustoni, era piccolissimo da chiuso e diventava estremamente capiente quando riempito. Era in plastica resistente, color arancio, e la nonna lo usò per talmente tanti anni che rappresenta uno dei ricordi indelebili della mia infanzia. Nessuno ha pensato di produrli di nuovo.
Bisognerebbe dirlo ai cinesi.
Fonte articolo
Nessun commento:
Posta un commento
Visto lo spam con link verso truffe o perdite di tempo i commenti saranno moderati. Se commenti l'articolo sarà pubblicato al più presto, se invece vuoi lasciare link a siti porno o cose simili lascia perdere perdi solo tempo.