Prima pagina venti notizie
ventuno ingiustizie e lo Stato che fa?
Si costerna, s’indigna, s’impegna
poi getta la spugna con gran dignità.
Mi scervello e mi asciugo la fronte
per fortuna c’è chi mi risponde,
a quell’uomo sceltissimo immenso
io chiedo consenso a don Raffae’
(Fabrizio De Andrè, Don Raffae’)
Nomen, omen. Il governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo è ritratto, oggi, in tutto il suo splendore dalla penna affilata di Gian Antonio Stella, giornalista del Corriere della Sera e celebre autore del libro “La Casta”. Per dispiacere del governatore, Stella ricorda, fra l’altro, che Lombardo - un po’ come quel Don Raffaele che dava “conforto e lavoro” nella canzone di Fabrizio De Andrè - le starebbe provando tutte per far assumere una ridda di nuovi lavoratori in Regione. Del resto - secondo la Ragioneria generale dello Stato - in Sicilia, ci sono soltanto trecentocinquantaduemila e centocinquantatre (352.153) dipendenti pubblici (tra statali, regionali ed enti locali vari). In pratica: almeno un siciliano su 14 lavora per lo Stato (contro un lombardo su 23). Si diceva: almeno uno su 14, perché nel calcolo mancano i lavoratori di Poste, Ferrovie e quant’altro. Ma evidentemente, non bastava e non basta.
Di assunzioni e carriere, del resto, Lombardo se ne intende. Stella, infatti, ricorda pure che sempre lui - che, oltre che governatore, è leader del Movimento per le autonomie che conta una nutrita pattuglia di deputati e senatori - è indagato a Catania. Motivo: le promozioni di massa avvenute, appunto, al Comune di Catania tra il 2002 e il 2008. Promozioni costate carissime alla città. Già, perché Catania - sarà bene rammentare pure questo - un paio di anni fa si era ritrovata, a furia di sperperi e organici gonfiati, completamente senza soldi. O meglio con un mucchio di debiti, stimati in oltre un miliardo di euro. Ripianati, va da sè, dal governo Berlusconi.
Va da sè, perché il Cavaliere (del lavoro) Berlusconi aveva con Lombardo una sorta di debito di riconoscenza: come osserva Stella, buona parte di quelle promozioni andarono in scena nell’anno di (dis)grazia 2005. E non a caso. Allora - era tempo di elezioni - la sinistra stava facendo faville. E le promozioni a pioggia avrebbero aiutato ad arrestare l’avanzata degli avversari del Cavaliere. Che, a sua volta, avrebbe poi ringraziato, staccando un cospicuo assegno. Assegno pagato - sia chiaro - dai contribuenti.
Legatissimo alla famiglia - sempre Stella spiega che la moglie di Lombardo, per la sua azienda agricola, avrebbe ottenuto oltre mezzo milione di euro dalla Regione governata da Lombardo - il governatore è alquanto farfallone quando si tratta di alleanze. Eletto con l’appoggio del Pdl (e un treno di voti: oltre il 65% dei siciliani aveva scelto lui), Don Raffae’ a settembre dell’anno scorso è stato protagonista dell’ennesimo ribaltone. Il Pidielle di Berlusconi, infatti, sta ora fuori della maggioranza. Che è invece composta da Udc (Casini), Fli (Fini) e Piddì. Quel Piddì che - proprio alle ultime elezioni regionali - aveva schierato contro Lombardo, una candidata governatrice di eccezione. Anna Finocchiaro.
E la signora Finocchiaro - durante la sua campagna elettorale - si era battuta come un leone. Invitava gli elettori a stare “da una parte o dall’altra” e votare per sconfiggere “l’enorme biscione” del “cuffaro-lombardismo”. Oggi, i maligni potrebbero parlare di un nascente “finocchiaro-lombardismo”. Ma sarebbe ingiusto. E saprebbe pure un po’ di pioggia che cade sul bagnato.
La signora, infatti, ha già i suoi problemi in famiglia. In questo caso, però, non si tratta evidentemente della moglie, come nel caso di Don Raffae’. Ma del marito. Perchè, sì, l’azienda del marito di Anna Finocchiaro - senza alcuna gara pubblica - avrebbe ottenuto un appalto da 350 mila euro dall’Azienda sanitaria di Catania (che fa capo alla Regione). Della vicenda si sta già occupando la magistratura e gli agenti della Finanza - una manciata di giorni fa - hanno pure perquisito gli uffici dell’assessorato regionale alla sanità (o così, per lo meno, ha scritto il solito Corriere della Sera, lo scorso 31 dicembre). Insomma: inutile infierire.
Inutile infierire, si diceva. Ma bene ha fatto Gian Antonio Stella a ricordare le prodezze di Lombardo in questi due anni da governatore. Per dire: io le porterò ad esempio ai miei amici stranieri.
Perché io lo so già: dopo le ultime prodezze del nostro primo ministro - ora pure sospettatto di sfruttamento della prostituzione - domani mi chiederanno per l’ennesima volta come noi italiani facciamo a rieleggere e sopportare un premier degenere del genere. E, appunto, io proverò a fare così: gli spiegherò l’esempio di Don Raffae’ e delle maggioranze che variano, e delle cose che purtroppo non cambiano, e degli elettori che si sfiduciano e non sanno più che pesci pigliare.
Oddio: potrei pure provare a dire che - sempre mentre il premier viene pure sospettato di concussione - il principale partito dell’opposizione, il Piddì di Anna Finocchiaro invece di cercare di far andare a casa il governo, si sta frantumando da solo (lo sapevate che nel Piddì tira aria di scissione, vero?) . Ma quello mi parrebbe troppo. Loro, temo, proprio non capirebbero.
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