11/02/11

Il mostro inflattivo in stile Loch Ness


Sebbene esistano ancora svariati deflazionisti, la forza dei numeri depone sempre più, giorno dopo giorno, a favore degli inflazionisti.

Nonostante una sovraccapacità produttiva diffusa, l’inflazione inizia ad avere un corpo e ad entrare con frequenza nelle comunicazioni delle Banche Centrali. L’inflazione è uno degli elementi più determinanti nella politica monetaria, e la politica monetaria è una delle forze più rilevanti -se non LA più rilevante- nel determinare la direzione dei mercati finanziari.
Dunque un occhio all’inflazione è giusto tenerlo sempre.
Il Paese guida tra le grandi economie planetarie, quello che è stato frontman nella Crisi, poi nei bailout bancari e che oggi rischia di esserlo anche nel quadro macro, è il Regno Unito.
Più di tutti ha sofferto la questione subprime.
Prima di ogni altra moneta occidentale la sterlina ha stornato violentemente sui mercati valutari già nel 2007.
Più di tutti gli altri, lo Stato Inglese è dovuto diventare azionista delle banche, senza nemmeno riuscire a salvarle tutte.
E’ l’unico Paese Europeo ad aver cambiato governo dall’inizio della Crisi.
Più di ogni altro oggi lotta con un deficit pubblico rilevante, e lo fa a colpi di impopolari tagli di spesa.

La moneta svalutata ha importato inflazione (le importazioni costano di più)
I tagli alla spesa hanno causato una discesa del PIL su valori negativi.

Questo si chiama stagflazione. Uno scenario molto difficile da gestire: manca la crescita, ma non la si può stimolare con i tassi, che al contrario vanno alzati per frenare l’inflazione.
Il risultato sarà dapprima la rivalutazione della Sterlina, con lo stimolo attraverso maggior debito (anziché deficit) e in seguito -verosimilmente- la perdita del rating AAA. Ci vorrà tempo, ma il cammino è segnato. Entro aprile-maggio la BoE (Bank of England) dovrà alzare i tassi, mettendo ancor più in difficoltà un’economia stretta dalla nuova severità fiscale.

La BCE si troverà fra qualche tempo di fronte ad un dilemma simile, non ci sarà più Trichet (il cui mandato scade a Settembre) e NON ci sarà Axel Weber, il quale ha appena declinato la candidatura, preferendo un posto di rilievo in Deutsche Bank.

Vedremo a questo punto se Mario Draghi riuscirà a vincere la corsa per uno dei massimi ruoli di potere del mondo. Essere un esponente dei PIIGS non lo aiuta (il vicepresidente della BCE è portoghese, come anche il Presidente della Commissione Europea) e un outsider potrebbe anche bruciarlo sul traguardo… le scommesse sono aperte

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