Al suo primo giorno di lavoro, però, sarebbe stato mandato a lavorare nell'impianto nucleare in avaria, dove, dotato di tuta protettiva, per circa un mese avrebbe trasportato l'acqua necessaria a raffreddare i reattori n.5 e n.6, portando comunque a termine l'impegno e percependo una paga complessiva di 600.000 yen (5.200 euro), il doppio di quanto pattuito.
Secondo il suo racconto, l'uomo avrebbe lavorato in un posto ''da cui si vede la centrale nucleare", una vicinanza non prevista - e nemmeno annunciata - all'atto di firma del contratto''. La stampa nipponica ha denunciato in questi mesi altri casi di personale reclutato dalle agenzie per l'impiego e inviato nella zona di Fukushima per raccogliere le macerie provocate dallo tsunami o impiegato proprio all'interno della centrale.
Diverso tempo fa, Diritto di Critica si era già occupato degli "zingari del nucleare", operai che pur di portare a casa uno stipendio alto si sottoponevano a turni massacranti nelle vicinanze della centrale. E quando un dosimetro segnava il massimo livello di radiazioni assorbite dal copro umano, lo strumento veniva sostituito o manomesso.
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