Il movimento per l'Acqua tira le somme e prepara le prossime mosse: difesa del risultato referendario e legge d'iniziativa popolare per servizi idrici pubblici
A Roma due giorni di assemblea nazionale dei comitati per l’acqua pubblica: dopo il referendum è la volta della mobilitazione per la completa pubblicizzazione dei servizi idrici.
Gli attivisti del comitato referendario “2 Sì per l’Acqua Bene Comune” si sono dati appuntamento il 2 e 3 luglio a Roma per riflettere sull’esito referendario guardando al futuro. Il teatro Vittoria a Testaccio ospita l’evento celebrato con un brindisi di apertura: Paolo Carsetti, segretario del Forum italiano dei movimenti per l’acqua, parla di una vittoria “senza precedenti” raggiunta da un vero “movimento popolare”. Un successo che ha rivitalizzato dopo 15 anni l’unico istituto di democrazia diretta previsto dalla nostra Costituzione, il referendum.
Non a caso il Professor Rodotà ha parlato di una battaglia che ha saputo rimettere al centro la critica politica, una battaglia profondamente “costituzionale”, alla quale va il merito, ad esempio, di aver attualizzato il significato dell’articolo 43. "E' stata una vittoria schiacciante, se pensiamo all'oscuramento dei mass media sull'argomento", ha sottolineato Carsetti tra gli applausi. "Siamo riusciti ad arrivare alle persone nonostante giornali e televisioni ci abbiano negato spazio e attenzione fino al giorno del referendum, è un risultato eccezionale che dimostra che una battaglia giusta non si riesce ad imbavagliare nè a nascondere".
Adesso però, c’è chi celebra la vittoria e tenta di appropriarsene a parole: il PD, dopo mesi di ambiguità incassa il risultato ma non cambia la sua proposta di legge, definita da Rodotà “inattuale e politicamente improponibile dopo il referendum”. La riflessione sui beni comuni, infatti, non può essere più rimandata. Anche il comitato di Aprilia (LT), protagonista delle vicende legate al vertiginoso aumento delle tariffe dovuto alla gestione della società mista Acqualatina e all’inquinamento delle acque per presenza eccessiva di arsenico, si pronuncia duramente: i comitati territoriali non dovranno affidare ad altri la responsabilità di tradurre in realtà il risultato referendario nazionale. “Denunciamo i falsi processi di pubblicizzazione, come in Puglia, e diamo una volta per tutte un segnale: niente deleghe”. E padre Alex Zanotelli mette in chiaro il ruolo dei partiti: devono essere considerati come interlocutori ma rimanere esterni al movimento.
Corrado Oddi della CGIL Funzione Pubblica, promotore dei quesiti, ha infine posto l’accento sul dopo referendum, che vedrà in azione un “nuovo soggetto politico”. Il lavoro per la pubblicizzazione dei servizi idrici comincerà impugnando la legge di iniziativa popolare del 2007 (che dopo aver raccolto circa 400 mila firme da quattro anni prende polvere nei cassetti della commissione ambiente) e la proposta di finanziamento del comitato promotore.
Domenica mattina sono partiti i quattro gruppi di lavoro su legge di iniziativa popolare nazionale, vertenze territoriali di pubblicizzazione, qualità delle acque e prospettive globali. Dal report finale appare chiaro che la vera battaglia per l’acqua e per i beni comuni ha inizio adesso e dovremo vincerla, forti di questo primo risultato eccezionale. I comitati dovranno affrontare chi intende delegittimare il referendum, costruire proposte per la pubblicizzazione e vigilare su scorpori del 7% di rimborso del capitale investito, esternalizzazioni dei gestori e piani d’area. Categorico è il rifiuto di fondazioni e società per azioni pubbliche.
Il lavoro sul territorio a contatto con i cittadini, vera forza del movimento, avrà un ruolo fondamentale insieme all’attenzione al “ciclo integrato dell’acqua”, che comprende questioni come qualità, manutenzione e sprechi anche in ambito agricolo e industriale.
Nel mese di luglio, mentre ancora si aspetta dalla Cassazione il riconoscimento del risultato referendario, si farà pressione su tutte le realtà istituzionali, politiche, associative per riportare in primo piano la legge di iniziativa popolare. Ma la volontà, sull’onda del successo, è anche quella di riprendere la proposta di legge delle cosiddetta “Commissione Rodotà” sulla categoria giuridica dei beni comuni.
Il popolo dell'acqua è già pronto a manifestare per la causa: il comitato prevede una grande mobilitazione nazionale se il post referendum non darà immediatamente frutto. Quella italiana è stata un’esperienza fondante anche agli occhi di altri paesi. E’ necessario coordinarsi e partecipare a livello globale: dal contro-forum dell’acqua di Marsiglia 2012 e l’incontro di Durban sui cambiamenti climatici, la partita è tutta da giocare.
di Federico Gennari Santori
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