03/09/11

Penati: spunta una nuova maxi tangente

Si allarga lo scandalo che ha coinvolto l'ex Presidente della Provincia di Milano. Tangentopoli è stata un'occasione persa per la politica: l'unica soluzione per recuperare credibilità, è una bicamerale contro la corruzione



Proseguono le indagini dei pm di Monza sul presunto giro di tangenti che coinvolge l'ex Presidente della Provincia di Milano Filippo Penati. Attenzione puntata soprattutto sugli aspetti oscuri dell'acquisizione, da parte di Palazzo Isimbardi, del 15% delle quote dell'autostrada Milano-Serravalle dal gruppo Gavio. Un'operazione avvenuta a un prezzo maggiorato, che la Corte dei Conti aveva definito "priva di qualsiasi utilità", nella quale sarebbe stata inglobata una maxi tangente da 2,5 milioni di euro. Denaro che Penati avrebbe restituito a Piero Di Caterina, imprenditore e uomo chiave dell'inchiesta, per ripagare i soldi che negli anni lo stesso Di Caterina gli aveva prestato.

Il Pd e il Pdl travolti da vicende di corruzione. Siamo alle soglie di una nuova Tangentopoli?

"Il problema è questo: il '92 è stata un'occasione persa, soprattutto per la politica, che non si è dotata degli anticorpi necessari per sconfiggere i fenomeni di corruttela e prevenirli. Dal canto suo, la magistratura non si è dotata di quella cultura per aggredire i fenomeni di criminalità economico- amministrativa, per cui non è stato colto quanto è emerso realmente. E quindi i reati contro la pubblica amministrazione non vengono presi normativamente e dalla magistratura in modo sistematico, cioè non abbiamo assistito a quello che è accaduto per terrorismo e mafia. Tra gli investigatori infatti non c'è quella cultura tipica che abbiamo invece su altre emergenze, quelle ad esempio delle mafie. Da qui un'impreparazione per affrontare i problemi invece della corruzione.
La politica dal canto suo è indietro anni siderali. L'intervista che ha rilasciato Berlinguer, il Presidente della commissione di Garanzia del Pd che dovrà affrontare il caso Penati, è esemplare: si afferma infatti che il solo Statuto non prevede misure cautelari sospensive nei casi di corruzione, ma solo per i reati di mafia e di terrorismo. Questo mostra chiaramente come siamo ancora troppo indietro."

Quello che coinvolge Penati è un caso isolato oppure c'è di mezzo il partito?

"Questo lo dirà la magistratura. Di certo, quello che serve oggi in Italia è una bicamerale della politica, contro la corruzione e tutti quei sistemi precorruttivi che sono i privilegi. Non c'è alternativa: la politica deve dotarsi di sistemi preventivi radicali, andando così a recuperare la credibilità che ha perso nei confronti dei cittadini, penso tutti quei privilegi che l'hanno trasformata in casta, e penso a quel sistema corruttivo ancora oggi largamente diffuso che indagini di questo tipo fanno emergere. Certo, una riforma di questo tipo deve essere una bicamerale, cioè deve essere un intervento straordinario, invece noto che il caso Penati, come già in passato, è diventato ostaggio dello scontro politico. Quindi il caso Penati fa gioco al PDL come il caso Dell'Utri - Verdini faceva gioco alla sinistra; ed è un gioco, il "teatrino della politica", non se ne esce. Invece questa dovrebbe essere l'occasione per introdurre delle riforme radicali. Faccio un esempio: l'invito che giunge da alcuni esponenti del Partito democratico a Penati perché rinunci alla prescrizione, ecco, secondo me questo non deve essere chiesto a Penati, ma deve essere chiesto a tutti i politici. Un politico quando viene indagato dovrebbe rinunciare a quelle garanzie, che sono proprie dei cittadini, come la prescrizione. Perché ci sono dei sistemi di protezione che non qualificano il politico, ma lo dequalificano. E infatti oggi è evidente il disamore che c'è verso la politica."

La questione morale del Pd, dopo i casi Penati e Tedesco, viene meno?

"Io non credo nella superiorità morale di un partito, perché la superiorità morale già è un termine che mi fa rabbrividire. Esistono persone perbene in tutti i partiti: intendere questo o quel partito come un'associazione di "stampo corruttivo" o, al contrario, come avulso da certi sistemi, mi sembra veramente fuorviante. La storia di Tedesco, la storia di Penati- poi i processi daranno le responsabilità penali- in termini politici raccontano che non esiste la superiorità morale e affrontare le questioni in termini di superiorità morale è un'impostazione sbagliata, eludente anche."

C'è un sistema di "ex Ds" all'interno del Pd, come hanno sostenuto esponenti del Pdl?

"Guardi, le relazioni tra il partito democratico e il sistema cooperativo sono una realtà che ha fortemente caratterizzato la storia politica della sinistra e anche la storia dell'economia di certe regioni. Quindi inevitabilmente all'interno del partito democratico ci sono settori che provengono dal primo partito di minoranza in Italia, che una volta si chiamava Pc, poi si è chiamato Pds e poi si è chiamato Ds. Questo lo ritengo scontato. Ma non per questo le Coop Rosse vanno considerate un cancro del paese, bisogna regolamentare i rapporti di forza, questo sì. La politica deve darsi una mossa, altrimenti è destinata a perdere completamente la partita nel rapporto coi cittadini. Quindi bisogna stabilire: gli statuti etici devono diventare norme per tutti i partiti. Le norme anticorruzione devono essere radicali, per cui se un politico è indagato si deve fare da parte, se viene condannato per corruzione poi non deve più poter esercitare l'attività di rappresentanza. Se un politico è stato condannato per reati contro la pubblica amministrazione non può più essere rieletto. Non possiamo ancora tollerare certi meccanismi."

di Gianluigi Nuzzi

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