Bene, oggi apprendo dall’Ansa la risposta indiretta del ministro:
I circa 1,6 miliardi aggiuntivi, rispetto all’obiettivo minimo di 2,4, incassati dallo Stato nell’asta delle frequenze 4G non andranno nemmeno in parte (era previsto il 50%) alle tlc. E’ quanto prevede la bozza della Legge di stabilità. I fondi in più andranno al fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato e all’istruzione.
Se la bozza venisse confermata, quindi, il settore dovrebbe fare a meno di circa 800 milioni di euro di finanziamenti da parte dello Stato. La legge attualmente prevede infatti che il 50% dei proventi aggiuntivi rispetto ai 2,4 miliardi previsti debbano tornare al settore. L’asta si è chiusa con un introito che ha sfiorato i 4 miliardi di euro, quindi i proventi in più ammontano a 1,6 miliardi, di cui la metà è, per l’appunto, 800 milioni. La bozza modifica invece il testo originario e dice che “eventuali maggiori entrate accertate rispetto alla stima di cui al presente comma sono riassegnate per il 50% al fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato e per il 50% ad incremento della dotazione del fondo di cui all’articolo 7-quinquies, comma 1, del decreto-legge 10 febbraio 2009, n.5, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 aprile 2009, n.33″. Si tratta di un fondo “nello stato di previsione del ministero dell’Economia e delle finanze” istituito “al fine di assicurare il finanziamento di interventi urgenti ed indifferibili, con particolare riguardo ai settori dell’istruzione e agli interventi organizzativi connessi ad eventi celebrativi“.
Non risulta alcuna dichiarazione di Romani in merito.
Qual è la strategia del governo per colmare il divario con il resto d’Europa e azzerare (come promesso) il digital divide entro fine 2012, dunque? Che ne è dei fondi ripetutamente annunciati e mai erogati? Si è deciso di affidarsi interamente al mercato (con i rischi che ne conseguono)? E se è così, come, quando e perché?
In definitiva che ne è, ministro, della «accelerazione» promessa ad agosto?
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