01/10/11

DISOCCUPAZIONE: COSA NON DICONO I DATI ISTAT

Molti giovani non si iscrivono all'ufficio di collocamento e non risultano fra i senza lavoro. Per questo il dato è ancora peggiore rispetto al 27,6% diramato oggi. E al Sud, in alcune regioni, si sale al 40% di giovani senza lavoro. Questa la vera piaga del Mezzogiorno


La cosa che colpisce nei dati dell'Istat sull'occupazione e disoccupazione nel mese di agosto, sono i numeri assoluti: sebbene siano statistiche sempre un po' approssimative per ovvie ragioni, l'Istat comunica che ad Agosto ci sono 36 mila disoccupati in meno rispetto a luglio e 23 mila occupati in più.
Questo significa che mancano all'appello 13 mila disoccupati che non sono diventati occupati e quindi, semplicemente, sono persone che non si sono più iscritte alla disoccupazione. E' utile ricordare che la statistica sulla disoccupazione si fa contando le persone che si iscrivono all'ufficio di collocamento, per cui paradossalmente se un giovane disoccupato o un adulto disoccupato, come si dice normalmente "si scoraggia" e non si iscrive più all'ufficio di collocamento, viene tolto dal computo dei disoccupati e provoca questa illusione statistica sulla base della quale poi le agenzie di stampa danno la notizia che la disoccupazione è calata.
Di fatto, il vero problema statistico del mercato del lavoro italiano, è il basso numero di occupati, cioè di attivi. Proprio oggi l'Istat conferma che nella popolazione tra i 15 e i 64 anni la percentuale di inattivi è del 38%, cioè 38 italiani adulti su 100 maschi e femmine non sono né occupati, né disoccupati, sono semplicemente inattivi, come i bambini piccoli o i moribondi. Questo è il dato, noi abbiamo una percentuale di popolazione attiva sul mercato del lavoro molto più bassa rispetto agli altri paesi europei e questo è un fenomeno particolarmente grave per quanto riguarda la popolazione femminile e la popolazione del mezzogiorno.
L'Istat ha comunicato un dato sulla disoccupazione giovanile che è del 27,6% a livello nazionale, ma se usciamo dalla media nazionale non si fatica a vedere che in certe ragioni del sud la disoccupazione ufficiale dei giovani è spesso attorno al 35/40%; se poi si considera che ormai molti ragazzi del sud non vanno più a iscriversi al collocamento e quindi non vengono censiti statisticamente come disoccupati, dunque rimangono del limbo dei cosiddetti inattivi, si vede che sostanzialmente la disoccupazione giovanile al sud riguarda spesso la maggioranza dei giovani. Questa è la vera piaga del mezzogiorno, il fenomeno della disoccupazione sta raggiungendo livelli drammatici, i giovani nel sud non hanno nessuna prospettiva di lavoro, non ci sono nuove imprese, non ci sono assunzioni e quindi è inevitabile, e lo stiamo constatando ogni giorno, che ricominci un fenomeno migratorio importante dal mezzogiorno verso le regioni del nord.
Chiedersi oggi che futuro abbia un paese dove non c'è lavoro per i giovani, non ci sarà pensione per i giovani, è una di quelle domande che trovano difficilmente una risposta sensata. Quello che possiamo immaginare, è che i giovani di oggi troveranno nei prossimi decenni una soluzione ai loro problemi, la questione della pensione riguarderà ancor prima degli attuali giovani, una quota importante degli attuali quarantenni che hanno storie previdenziali già piuttosto travagliate e prospettive difficili.
Il problema è che gli attuali giovani disoccupati si trovano nella prospettiva abbastanza complicata di dover, tra 20/25/30 anni, farsi carico di un esercito di pensionati senza pensione che sono una quota importante degli attuali quarantenni.
Ci sono dei problemi drammatici di equilibrio demografico e di rapporto tra le generazioni, che l'Italia potrà riuscire a affrontare solo a condizione di conoscere nei prossimi anni un importante momento di ripresa della crescita economica, perché se questo non avverrà, la deriva inevitabile sarà quella di un fortissimo impoverimento di massa del popolo italiano nel giro di 20 anni al massimo.

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