Ancora sbalordisco, quando leggo di queste notizie. Eppure sono una convinta assertrice della teoria del diavolo. Che ha colpito ancora: dove costruirebbe Belzebù un inceneritore a Parma? Esatto:
a due metri dal pastificio Barilla, e da almeno 3 caseifici del
Parmigiano Reggiano, così oltre alla pasta avvelenano anche il
condimento. Si tratta di un "termovalorizzatore " dei rifiuti da 130 mila tonnellate, in zona Ugozzolo, il cui camino erutterà ad appena 1300 metri dalla Barilla. Racconta Il Cambiamento, in un articolo assai approfondito sulla questione:
Questo impianto erutterà 144.000 metri cubi all'ora di fumi da combustione
contenenti anche diossine, furani e metalli pesanti, per 8 mila ore
all'anno. (...) Quest'area, fortemente antropica e produttiva, è stata
considerata, dai miopi redattori del progetto del Paip, "a bassa densità abitativa". Secondo alcune stime prudenziali accoglie invece, nel solo raggio di 2 km dal camino, quasi 10.000 lavoratori,
di aziende grandi, e di aziende piccole (SPIP, Chiesi, Barilla, 3
caseifici del Parmigiano-Reggiano, solo per citarne alcune). (...) Un
impianto che continua ad essere venduto come perfetto,
ma che mostra, nei territori dove è stata adottata una simile
tecnologia, storie di sequestri, chiusure, procure in allarme,
sversamenti di diossine 14 volte oltre i limiti, come nel caso
dell'inceneritore di Pietrasanta.
Sono sicura che bombolotti
e biscotti resteranno quelli di sempre, ma poco mi stuzzica l'appetito
l'idea che siano prodotti sotto una perenne nuvola di furani. Non c'era un'idea migliore? Per esempio, evitare del tutto la costruzione di impianti altamente inquinanti nella zona a più alta produzione alimentare d'Italia. Ma si sa, il diavolo fa le pentole, e poi butta la pasta.
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