Intervista a Tito Boeri, economista e autore del libro “Le riforme a costo zero”:
Ciao a tutti gli amici di Passaparola, sono Tito Boeri insegno economia all’Università Bocconi di Milano e animo da 10 anni un sito che si chiama “lavoce.info” in cui cerchiamo di dare informazioni su quello che avviene all’economia italiana, soprattutto sulle politiche economiche.
Ho scritto, ed è uscito in questi giorni, un libro con Pietro Garibaldi in cui proponiamo 10 riforme a costo zero per far fronte alla situazione molto grave che abbiamo nel nostro paese. L’Italia e l’Euro, davvero spero che non si arrivi a un punto di rottura per cui l’Italia sia costretta a uscire dall’Euro, perché sarebbe davvero una iattura, una cosa molto grave per il nostro paese insieme anche per gli altri paesi dell’area Euro. Non conviene a nessuno che l’Italia esca dall’Euro, che ci sia in un collasso della moneta unica, perché tutti avrebbero costi elevati, a partire dalla stessa Germania. Tuttavia succede che, anche quando un esito di quel tipo non conviene a nessuno, non si riescono a trovare delle forme di coordinamento tra paesi che permettano degli interventi risolutivi, che evitino lo scenario peggiore.
Ridurre la spesa pubblica
Le preoccupazioni maggiori sono legate al fatto che per invertire le aspettative dei mercati molto negative sull’Italia ci vorrebbe un impegno forte da parte dell’Europa, soprattutto bisognerebbe avere autorità in grado di proporsi come prestatori di ultima istanza ai governi in difficoltà, alle banche. La Bce avrebbe tutte le caratteristiche per svolgere questa funzione,
ma fin quando gli elettori dei paesi nelle condizioni migliori sul piano della finanza pubblica, i tedeschi, temono che ogni aiuto dato ai paesi al centro della crisi come l’Italia, la Grecia sia un aiuto a fondo perduto, per cui questi paesi usano questi interventi soltanto per rimandare scelte che dovrebbero fare in ogni caso. Finché credono in questo, difficilmente si troverà il consenso a livello europeo per investire la Bce di questo ruolo. Quello che deve fare l’Italia è dare un ottimo esempio, far vedere che ci stiamo impegnando per risanare i nostri conti pubblici e quindi l’aiuto dall’Europa è un aiuto che ci servirà, perché l’Italia ha solo dei problemi temporanei di liquidità, di finanziamento del debito pubblico, ma di fondo le finanze italiane sono sane, non abbiamo problemi di solvibilità, questo deve essere il messaggio.
E’ davvero fondamentale impegnarsi a operazioni che servono a risanare i conti pubblici. La strada maestra è affrontare il problema da cui è nato tutto, cioè la bassa crescita del nostro paese. L’Italia è l’unico paese dell’area Ocse in cui il reddito pro capite non è aumentato negli ultimi 12 anni, siamo allo stesso livello del 1999. Perché è successo? Perché abbiamo avuto anni di crescita molto bassa, lo 0%, mentre altri paesi correvano molto più di noi. Abbiamo accumulato un ritardo, non stiamo parlando di India e Cina che galoppano, ma di Regno Unito, Germania, Francia, grandi paesi europei, di quasi 25 punti percentuali. Un divario di 25 punti di Pil, quasi ¼ di Pil in meno, è come se l’Italia avesse vissuto tre grandi recessioni in più di questi altri paesi.
Le ragioni per cui siamo rimasti fermi non sono legate al fatto che abbiamo avuto degli shock negativi più forti di altri paesi. Al contrario, l’Italia non ha avuto crisi, fallimenti di grandi banche, com’è successo per esempio nel Regno Unito e in Germania, non ha avuto lo scoppio immobiliare com’è successo in Spagna, in Irlanda o in altri paesi. Il problema è che in Italia ci sono impedimenti, dei vincoli strutturali che impediscono alla nostra economia di partire, è da anni che denunciamo questo problema ma purtroppo non siamo ascoltati. Se vogliamo affrontare il debito pubblico, dobbiamo in primo luogo pensare a come tornare a crescere allo stesso ritmo con cui crescono queste altre economie, questo è davvero quello che può portarci fuori dalla crisi del debito. Dobbiamo, al tempo stesso soprattutto tagliare la spesa pubblica, perché se non tagliamo la spesa pubblica non riusciremo mai a tagliare le tasse. Quello che questo governo ha fatto invece è stato inventarsi nuove tasse, far aumentare tasse.
Pensate che la pressione fiscale è salita di due punti sul Pil, 44,5%. Il peso delle entrate dello Stato, quindi tasse più alte, entrate, tariffe e quant’altro sul reddito prodotto in Italia è salito al 50%. Su ogni due Euro generati, un Euro finisce alle casse dello Stato. Non ci sono altri paesi in Europa che abbiano una pressione fiscale così forte, se non i paesi del nord Europa, la Svezia, la Finlandia, paesi che garantiscono servizi pubblici di qualità, elevati, trasferimenti alle persone in caso di bisogno. Ci troviamo nella situazione paradossale di avere tasse svedesi, ma servizi pubblici italiani. Per cambiare dobbiamo intervenire sulle spese e procedere a tagli consistenti. Alcune delle proposte che avete discusso sul vostro sito sono effettivamente molto valide, tra l’altro le riprendiamo anche all’interno del nostro libro, soprattutto mi riferisco a tutte quelle che comportano dei tagli alla spesa. I tagli ai costi della politica sono fondamentali perché vanno in quella direzione, tra l’altro hanno il vantaggio che tagliando possono migliorare la selezione della classe politica, se abbiamo meno politici potremo scegliergli meglio e non è detto che ci siano tanti politici bravi, purtroppo abbiamo tanti esempi di pessimi politici in Italia. Credo che possiamo arrivare a una situazione in cui riduciamo a 1/3 il numero dei parlamentari, questo ci allineerebbe al rapporto tra parlamentari e elettori che c’è in molte democrazie consolidate. Dovremmo spingere verso un’agglomerazione di comuni più piccoli, perché ci sono comuni con 33 abitanti, ci sono costi associati, non soltanto quelli dei compensi a sindaci, tanto quelli delle sedi, rappresentanze, costi che potrebbero essere ridotti.
Discorso analogo sulle Province, le Province potrebbero essere abolite subito nei consigli provinciali, non c’è bisogno neanche di cambiare la Costituzione, basterebbe sostituire gli attuali consigli provinciali, con un’assemblea dei sindaci della zona il cui Presidente sia il Sindaco del più grande capoluogo. Questo porterebbe a significativi abbattimenti dei costi della politica e migliorerebbe il coordinamento tra i comuni. Questo tipo di proposte che fate sono largamente condivisibili e nel nostro libro le riprendiamo, hanno il vantaggio di tagliare la spesa e al tempo stesso di migliorare la selezione della classe politica, perché è fondamentale avere una classe politica migliore. Quante volte abbiamo denunciato queste cose, quante volte sono stato insultato. Sono andato in televisione e dicevo “Guardate che l’Italia non cresce, c’è un problema di bassa crescita” e c’è chi sosteneva che i dati di cui parlavo erano ripresi da Topolino. Questa classe politica che ha ignorato i nostri problemi, che ci ha portato di fronte a una situazione così grave, ha dimostrato di essere assolutamente inadeguata a affrontare i problemi del paese. Le proposte su cui ho dei dubbi che invece voi fate, sono proposte che comportano maggiori spese o riduzioni delle tasse.
Riforme senza costo per lo Stato
Oggi la situazione dei conti pubblici è talmente grave che non possiamo permetterci di avviare dei programmi massicci di spesa e devo dire che non poche delle proposte che avete formulato sul vostro sito tendono in qualche modo a aumentare le spese o a ridurre le tasse. Se bisogna fare queste operazioni, bisogna trovare chiaramente dei modi per finanziarle. Ci sono tantissime operazioni che possono essere fatte a costo zero per le casse dello Stato.
Basta cambiare le normative. Pensiamo al passaggio da scuola a lavoro, abbiamo tantissimi giovani tra 15/24 anni che non lavorano e non sono impegnati nello studio. Abbiamo avuto addirittura un calo dell’iscrizione all’università. Abbiamo tantissime sedi sparse sul territorio, troppe, che non sono in grado di fare attività didattica di livello e neanche raggiungono la massa critica per fare ricerca. Però queste università possono benissimo fare accordi con le imprese. Abbiamo tantissime piccole imprese. Si possono fare, con le risorse attuali, dei percorsi formativi che comportino una copresenza di lavoro e di studio al tempo stesso. Studenti che passano metà del tempo in azienda e metà del tempo in università, formando qualifiche tecniche intermedie che mancano altamente richieste dalle imprese.
Dovrebbe andare di pari passo la revisione dei meccanismi di ingresso nel mercato del lavoro. Il contratto unico a tutele progressive, che serve a fare sì che si entri nel mercato del lavoro dalla porta principale dei contratti a tempo indeterminato, anziché in questa giungla di contratti del parasubordinato, contratti a termine in cui moltissimi giovani rimangono intrappolati. La cosa più grave del precariato è che si accompagna al fatto che non c’è formazione in azienda. Il datore di lavoro non forma i giovani. Normalmente il datore di lavoro dovrebbe investire nei giovani perché l’investimento viene ripagato durante l’arco della vita lavorativa dal dipendente con una produttività maggiore, con delle competenze, una capacità di contribuire meglio al funzionamento dell’azienda in cui opera, ma siccome vengono assunti con contratti a termine, li si considera una valvola di sfogo di cui disporre non appena le cose vanno male e quindi non c’è nessun investimento nella formazione.Vedo che proponete una serie di interventi che in qualche modo rafforzino le tasse, si parla di patrimoniale, e ho letto nelle vostre proposte la nazionalizzazione delle banche. Ritengo che in Italia si debbano tassare di più i patrimoni e di meno il lavoro perché davvero è una cosa molto grave che in Italia si tassi così tanto il lavoro. Il lavoro bisognerebbe tassarlo di meno perché abbiamo bisogno di lavorare di più e di incoraggiare le donne a lavorare. In Italia paghiamo le donne perché stiano a casa, questo è il modo con cui funzionano le detrazioni per i coniugi a carico, mentre dovremmo invece incentivare e dare dei soldi in più alle donne che si mettono a lavorare, anche a dei salari bassi. Questa è un’operazione che andrebbe fatta su un modello di riforme fatte nel Regno Unito, come il “working family tax credit”, che hanno funzionato molto bene e dato una forma di sostegno alle famiglie e alle donne un potere contrattuale maggiore all’interno della famiglia.
Il diavolo è nel dettaglio
Mentre invece è giusto tassare di più i patrimoni, ma bisogna cercare di tassarli in modo ordinario, la patrimoniale straordinaria che dovrebbe prelevare dalle tasche degli italiani soldi per affrontare l’emergenza è la solita logica italiana degli interventi “una tantum”. Il nostro problema si porrà sempre fin quando non cambieremo il modo di tassare i beni, dobbiamo tassare di più i patrimoni
e dobbiamo tassare di meno il lavoro ma questo lo dobbiamo fare ogni anno, non in modo straordinario. Non bisogna assolutamente procedere a operazioni come prelievi forzosi sui depositi, quello che bisogna fare è tassare di più i patrimoni mobiliari, quindi gli investimenti finanziari che sono stati fatti, queste cose dovrebbero essere tassate esattamente come gli altri redditi. Non si capisce perché le rendite finanziarie devono essere tassate a un’aliquota fissa, mentre invece i redditi vengono tassati con delle aliquote progressive, chi è più ricco deve pagare di più anche le rendite finanziarie che riceve.
Un’operazione simile andrebbe fatta anche riguardo alla tassazione immobiliare perché davvero è sbagliato che chi ha proprietà immobiliari, la prima casa, la casa di grande valore, non paghi un Euro di tasse sulla prima casa. Trovo che questo sia un’assurdità perché poi alla fine paga chi lavora e se facciamo pagare così tanto a chi lavora, avremo meno persone che lavorano all’interno del nostro paese.
Proponete la razionalizzazione delle banche, su questo ho davvero dei dubbi molto forti. Vi ricordate cosa erano le Bin (banche di interesse nazionale)? Prima della privatizzazione delle banche italiane avevamo delle banche disastrose, code lunghissime agli sportelli, persone che non c’erano mai, servizi di una qualità pessima in queste banche, non credo davvero, poi c’erano i politici che ci mangiavano su queste banche. Consigli dei Ministri straordinari che dovevano nominare i Presidenti delle diverse banche, davvero è una cosa di cui non ho nessunissima nostalgia. Teniamo la politica più lontana possibile dalle banche, anzi dobbiamo riformare le fondazione bancarie che sono un veicolo potente per far entrare la politica nelle banche, a mio giudizio dobbiamo separare il più possibile le fondazioni bancarie dalle politiche, spingerle a non partecipare… Ci sono fondazioni bancarie come il Monte dei Paschi che si sono indebitate per poter partecipare agli aumenti di capitale? Dobbiamo assolutamente allontanare la politica dalle banche. Sono d’accordo sul ridurre e semplificare le leggi, quindi operazioni di riordino, dobbiamo riordinare le politiche dell’immigrazione, anche su questo ci stiamo tirando delle mazzate sui piedi pazzesche perché allontaniamo le persone più brave e più competenti, studenti di dottorato stranieri che vengono in Italia, paghiamo loro delle borse di studio e poi gli rendiamo la vita impossibile perché abbiamo queste restrizioni sull’immigrazione del tutto anacronistiche e devono continuamente andare rinnovare il permesso di soggiorno e nell’attesa non possono viaggiare, non possono andare a presentare i lavori delle loro ricerche all’estero. In tutto il mondo si compete per attrarre dei talenti, perché i talenti sono veramente importanti, sono quelli che hanno nuove idee, che creano dei posti di lavoro, che fanno crescere le economie. Noi facciamo di tutto per cacciarli, questa è un’operazione di riordino e di cambiamento delle normative molto importante.
Nel libro ogni capitolo è dedicato a una proposta specifica… cerchiamo di andare nei dettagli, dicono gli inglesi che il diavolo è nel dettaglio, è davvero vero, dobbiamo studiare in fondo questi problemi, fare delle proposte che siano articolate, che siano attuabili, anche perché è solo così che riusciremo a inchiodare la nostra classe politica, trova tutte le scuse per non fare le cose che devono essere fatte per salvare il nostro paese, facciamo proposte concrete, precise, articolate, punto per punto non limitiamoci assolutamente allo slogan, vedremo che a quel punto la nostra classe politica sarà inchiodata e dovrà cercare in qualche modo di affrontare questi problemi, obblighiamola a confrontarle su delle proposte concrete, per cui il lavoro che voi fate con il sito è molto importante. Noi nel nostro piccolo con il sito lavoce.info e con questo libro “Le riforme a costo zero” abbiamo cercato di dare il nostro contributo, è importante davvero che adesso si uniscano le nostre forze perché è questo il modo per inchiodare la classe politica alle sue responsabilità e, mi raccomando, passate parola!
- I risultati sui 20 punti della manovra economica dei cittadini
- Le proposte dei cittadini sui punti dello sviluppo in Italia
Fonte articolo
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