Questa è interessante: la banca tedesca Commerzbank, che ha crescenti problemi a far tornare i conti ed attira su di sé quotidianamente orride voci di mercato, starebbe meditando di raggiungere il target del 9 per cento di Core Tier 1, prescritto dalla European Banking Association (EBA) attraverso uno spinoff di titoli di debito sovrano “tossici”, cioè essenzialmente italiani e spagnoli, da conferire ad una bad bank. Piccoli problemi: una struttura di questo tipo necessita di garanzie pubbliche, che andrebbero a gravare sul debito sovrano, cioè sui rigorosi contribuenti tedeschi. Senza contare che Commerzbank ha già beneficiato, negli ultimi tre anni, di pesante sostegno federale, e non a caso si trova posseduta al 25 per cento dallo stato. E quindi? Bad bank con soldi pubblici o ricapitalizzazione di Commerzbank con soldi pubblici? Qualcosa ci dice che soldi pubblici tedeschi saranno coinvolti. E occhio al nervosismo dei mercati, in quel caso.
Altra levata d’ingegno di Jens Weidmann, che da queste parti citiamo con frequenza ormai quasi ossessiva perché sta diventando il nostro idolo, visto che a livello di affermazioni pubbliche è ormai un ibrido tra il Dottor Stranamore e Mimmo Scilipoti. Il capo di Bundesbank e membro della Bce oggi sostiene che l’Italia “può farcela” anche con questi rendimenti, che “storicamente non sono alti”. Prima di invitare Weidmann all’antidoping, ci corre l’obbligo di informarvi che ciò che conta non sono i rendimenti nominali presi isolatamente, ma quelli reali (cioè al netto dell’inflazione) confrontati peraltro con il tasso di crescita reale. Facendo un conto della serva: oggi l’Italia ha crescita reale zero (magari), ed emette a un anno intorno al 7 per cento nominale, con inflazione intorno al 3 per cento. Quindi abbiamo un costo reale del debito di circa il 4 per cento, che è storicamente alto, checché ne pensi Weidmann, e che causa che il rapporto debito-Pil si autoalimenti, anche se i tedeschi amano pensare che gli italiani hanno le mani bucate e spendono troppo. Ora, quello che abbiamo fatto è solo un assai rozzo calcolo back of the envelope, ma dà l’idea del problema di base. Certo che finché il più potente banchiere centrale d’Europa ragiona su rendimenti nominali, possiamo stare certi dell’arrivo della catastrofe.
Nel qual caso avremmo anche la risposta alla domanda che si pone oggi Vittorio Zucconi sul suo blog: perché non boicottiamo la Germania, smettendo di acquistare prodotti tedeschi? Semplice: perché, di questo passo, smetteremo comunque, e non saremo i soli a farlo, in Europa.
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