Trovarsi, a fine di una giornata in cui l’Italia ha passato il punto di non ritorno, a maledire Porta a Porta, per l’occasione in prima serata. Il vuoto delle parole da campagna elettorale, le interruzioni, le alleanze, i sondaggi, le previsioni, i «vinceremo», le accuse, i falsi moderati, i falsi segretari, le false domande, la falsità e basta.
Una prima serata che è un reality sull’impreparazione della nostra classe dirigente di affrontare l’emergenza. L’incapacità perfino di nascondere la propria inadeguatezza. Mancava la maschera, oppure quella che hanno indossato non andava più bene per il pubblico. Ma qualcosa è trapelato. La realtà dietro la farsa, uscita parola per parola. Una comprensione semplice, tra le tante parole: sì, stanno davvero litigando per niente. La scoperta ti fissa su un quadro impietoso. E’ il dopoberlusconi. Eccolo, per la prima volta, in prima serata. In diretta.
Lo guardi bene. E scopri che è un quadro vuoto, dove non c’è più perfino il nemico. Così che, mentre le truppe si chiedono che fare, tra i generali la rabbia lascia lentamente posto alla paura, le certezze ai dubbi, gli insulti alle ipotesi di accordo. Ma nascoste da scontro, che in pubblico è sempre campagna elettorale – è in privato, che si governa. O meglio, si campa. Una serata in cui si è scambiata una crisi potenzialmente letale per il calciomercato. Partiti, alleanze, posizionamenti. Cosa fare? Niente. Perché? Figurarsi.
Si sondano gli umori, si parla di malpancisti. Si smentisce il posizionamento. Si prendono le distanze. Ma non abbiamo le misure, ci mancano gli strumenti per misurare il nulla. Così finisce che li maledici tutti, indistintamente, anche se sai che è sbagliato. Perché non riesci ad appicicarci un valore, non riesci a pesare davvero quanto si distingua una Bindi che non risponde da un La Russa che schiuma.
Poi, prima di spegnere, pensi che non è così, quella – anche senza la maschera – non è la realtà. Che questa gente non descrive niente. Perché fuori c’è il disastro, e loro sono chiusi nella casa che crolla a litigare su che libro portare nella fuga. Gli urli dalla strada, e loro si rinfacciano i propri gusti letterari. Mi dimetto. Ma non per davvero. Allora ti costringo. Governo tecnico. Mario Monti. Senatore a vita. E’ un segno. Tu vorresti salvarli, ma loro non sentono. Forse non ne sono capaci. O forse non abbiamo chi urli abbastanza forte le domande a cui dovrebbero rispondere.
Pensi, ed è l’ultima cosa, alla prima domanda posta durante la trasmissione: «Vogliono farci fallire?». Pensi che loro, dallo studio, la rivolgevano agli speculatori. Spento il televisore, ti scappa una risata.
Fonte articolo
Nessun commento:
Posta un commento
Visto lo spam con link verso truffe o perdite di tempo i commenti saranno moderati. Se commenti l'articolo sarà pubblicato al più presto, se invece vuoi lasciare link a siti porno o cose simili lascia perdere perdi solo tempo.