21/12/11

Kazakhstan: il massacro dei lavoratori del petrolio

In Kazakhstan i lavoratori del petrolio, sfiniti dallo sfruttamento, scendono in sciopero. La Polizia avvia il massacro, il governo chiude le comunicazioni


No, non è una primavera, non è una rivoluzione. E' solo un'altra rivolta repressa nel sangue. 11 morti venerdì scorso secondo il governo del Kazakhstan, 70 morti secondo quel pochissimo che riesce a trapelare dopo la chiusura totale delle linee telefoniche, dei cellulari, di Facebook e Twitter.

I lavoratori del petrolio in Kazakhstan sono scesi in sciopero contro condizioni di lavoro medioevali e abusi inumani nel trattamento. Sono tutti dipendenti della compagnia petrolifera statale, ma in realtà a svolgere il business sono le solite compagnie internazionali, al primo posto la Chevron. Venerdì è scoppiata la rivolta, a cui la Polizia (che porta nuovi elmetti e scudi con scritte in inglese) ha reagito sparando. Ecco il video, la sparatoria al minuto 3:30.


Da allora tutto tace. Sono stati anche bloccati i reporters e arrestati giornalisti russi, che hanno poi riferito di urla e sangue nelle stazioni di Polizia.
Le condizioni di lavoro disperate rappresentano la principale attrattiva per le compagnie petrolifere, Chevron Exxon e Conoco, che grazie a tali forme di schiavismo hanno visto salire i profitti. L'ENI invece ha ricavato dal Kazakhstan solo tremendissime beghe, di cui abbiamo spesso parlato qui.
D'altronde, quando l'estrazione di greggio si fa progressivamente più difficile e più costosa, da qualche parte si dovrà pur risparmiare. Ricordiamocelo, quando facciamo benzina.

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