12/12/11

Passaparola 12/12/2011 Quando i bambini fanno “uuuuu” - Gherardo Colombo


"E' necessario approfondire la relazione tra la persona e le regole. Non sempre le regole hanno una relazione positiva nei nostri confronti, non sempre ci aiutano, anzi nel corso della Storia è stato generalmente il contrario, le regole aiutavano qualcuno che stava in alto, ma penalizzavano la stragrande maggioranza della popolazione. La società era organizzata come una piramide. In alto si può, in basso si deve, e siccome la piramide ha una larghissima base, mentre al vertice c’è soltanto un puntino, quasi tutti dovevano, mentre pochissimi potevano. Il principio fondante della società era la discriminazione. Arriva la Costituzione e cambia tutto, rovescia il modo di stare insieme."

Il Passaparola di Gherardo Colombo, ex-magistrato e scrittore


L'informazione è essenziale
Buongiorno a tutti gli amici di Passaparola, sono Gherardo Colombo, ho fatto per oltre 33 anni il magistrato, finché nel 2007 mi sono dimesso dalla Magistratura, pur potendo continuare per altri 14 anni.Mi sono dimesso perché ho raggiunto la convinzione che per far funzionare la giustizia è necessario soprattutto riflettere sul perché delle regole e sulla relazione tra le regole e ciascuno di noi. Se non si capisce a cosa servono le regole, come influiscono sulla nostra vita, è molto difficile riuscire a osservarle spontaneamente e se le regole non vengono osservate spontaneamente molto spesso vengono violate. Si trasgrediscono tutte le volte in cui sembra che faccia comodo trasgredirle. Allora ho smesso di fare il magistrato per contribuire alla riflessione, soprattutto alla riflessione da parte dei ragazzi. Giro molto per le scuole, faccio oltre 300 incontri all’anno con ragazzi delle scuole elementari, scuole medie, delle scuole superiori e anche dell’università.
Il tema è quello delle regole, credo sia necessario avere una conoscenza del tema e uno scambio approfondito di informazioni. Per questo non mi limito a girare tra le scuole, ma ho scritto 5 o 6 libri sull’argomento delle regole e della Costituzione e dell’approccio tra la comunità, le regole e la loro violazione. L’informazione è essenziale perché noi, oltre che essere individui che hanno una parte caratterizzata dal punto di vista istintuale, abbiamo delle emozioni, abbiamo dei sentimenti, abbiamo anche un cervello, una testa ed è necessario che la testa, il cervello, lavorino per entrare in una relazione positiva con le emozioni e i sentimenti per riuscire a vivere con le altre persone nel modo migliore possibile.
Quindi è necessario approfondire la relazione tra la persona e le regole, in particolare le regole che arrivano dalla nostra Costituzione. Non sempre le regole hanno una relazione positiva nei nostri confronti, non sempre ci aiutano, anzi nel corso della Storia è stato generalmente il contrario, le regole aiutavano qualcuno che stava in alto, molto in alto, ma penalizzavano la stragrande maggioranza della popolazione. La società era organizzata come una piramide. In alto si può, in basso si deve, e siccome la piramide ha una larghissima base, mentre al vertice c’è soltanto un puntino, quasi tutti dovevano, mentre pochissimi potevano. Il principio fondante della società era la discriminazione. Arriva la Costituzione e cambia tutto, rovescia il modo di stare insieme. Il principio fondante oggi, e cioè il principio al quale rispondono le regole, è che tutti abbiamo dignità quanto gli altri. Il che non significa soltanto uguaglianza, pari dignità, ma anche riconoscimento della dignità, e quindi della positività, degli esseri umani. Questo riconoscimento, dell’importanza delle persone, è lo stesso principio alla base della democrazia. Si può concepire che il governo appartenga al popolo, questo vuole dire democrazia, soltanto se si pensa che la persona in quanto tale, abbia dignità e sia importante.

Le regole che ci liberano
Le regole della Costituzione, le regole del nostro stare insieme, partono da questa constatazione: tutti noi abbiamo dignità, conseguentemente la Repubblica riconosce l’esistenza dei diritti fondamentali e avendo tutti diritti fondamentali si è uguali di fronte alla legge, senza che le nostre particolarità: essere maschio o femmina, avere una religione piuttosto che un’altra, un’opinione politica piuttosto che un’altra, essere di un’etnia piuttosto che un’altra, senza che queste particolarità possano essere causa di discriminazione e di sottrazione dei diritti.
Poi, certo, ci sono i doveri, ma i doveri in un sistema come il nostro sono funzionali ai diritti. Servono a fare in modo che i diritti possano essere utilizzati. L’informazione è essenziale, la conoscenza è essenziale. L’informazione è il canale attraverso il quale si passa la conoscenza, perché questa idea di società basata sul riconoscimento della dignità della persona è abbastanza poco conosciuta, il principio da cui parte il nostro sistema delle regole è abbastanza poco conosciuto. Allora succede che si riesce difficilmente a afferrare il concetto che le regole non solo possono contenere degli obblighi o dei divieti, ma anzi contengono in primo luogo delle possibilità. Le regole ci aiutano perché ci consentono, ci permettono di dire quello che pensiamo, ci permettono di essere curati, di informarci, di avere un’istruzione, di praticare la religione nella quale si crede. Credo sia essenziale la conoscenza della relazione tra le regole e noi, in caso contrario le regole ci sembrano soltanto fonti di obblighi o di divieti e a nessuno piace essere obbligato o trovarsi di fronte a un divieto. Nei miei incontri con i ragazzi parto sempre con qualche domanda, per esempio, con i ragazzi delle superiori, la domanda iniziale è “Secondo voi esiste una relazione tra le regole e la vostra possibilità di essere felici? Non la felicità in senso assoluto perché è una cosa complessa, complicata, ma il punto di partenza.” Con i bambini delle scuole elementari la mia domanda è “Quando sentite la parolaregola” cosa vi viene da fare? Vi viene da fare “iuuù che bello!” o vi viene da fare “uuuuu”. Quasi tutti fanno “uuuu” “Perché fate “uuuu”?”. Mi spiegano che fanno così perché dalle regole si sentono oppressi, perché le regole non consentono di fare quello che si vuole.
Torniamo all’inizio, se le regole non consentono di fare quello che si vuole, è difficile che con loro si stabilisca un rapporto amichevole, è come se fossero dei nemici e allora il passo successivo è “Possiamo trovare qualche regola che invece di imporci ci permette?”. Qui però si apre una questione molto difficile affrontare in poche parole. Il tema è quello della conseguenza della trasgressione “Cosa è opportuno che succeda a chi le regole non le rispetta, questa persona deve essere punita o essere aiutata a capire che le regole vanno rispettate?”- La punizione serve a capire che le regole vanno rispettate o è uno strumento che allontana dalla società invece di reintegrare, recuperare il rapporto che si era rotto? È un tema difficile, che richiede riflessioni molto articolate. Credo che sia impossibile arrivare al bene, alla positività attraverso l’inflizione del male, attraverso la negatività, premesso che è ovvio che se una persona trasgredendo diventa pericolosa per gli altri, è causa di pericolo, bisogna impedirgli la trasgressione e questo è un conto, l’altro conto è però stabilire, verificare se questo impedire la trasgressione debba consistere nell’inflizione di una sofferenza.Su questo tema magari ci sentiamo un’altra volta, ci tenevo però a mettere lì la questione perché è necessario rifletterci molto e ci si può riflettere cominciando a darsi risposta su quel quesito che è duplice ed è il punto di partenza “La dignità è in sintonia con l’imposizione della sofferenza?” “Imporre il male porta al bene?”.

Bisogna diventare grandi
Mi succede delle volte di sentirmi rivolgere domande del tipo “Come facciamo a osservare le regole se le persone che dirigono la società non le osservano?”. Credo che una persona libera, capace di determinarsi, che fa le sue scelte e che non guarda le scelte che fanno gli altri, non prende la trasgressione come esempio, ma valuta e dice “Quel signore ha fatto una cosa che non va bene, io non la faccio”, non “Io seguo il suo esempio”. E’ necessario assumersi la responsabilità della propria scelta, decidere da sé stessi. Questa è una cosa che si fa raramente, possiamo prendere, per capirci, il problema dell’inquinamento atmosferico. Milano in questi giorni ha dei problemi grossissimi di inquinamento, se domandiamo ai milanesi “A voi piace respirare aria pura o aria inquinata?” tutti rispondono “Eh beh ci piacerebbe respirare aria pura”. Domandiamo poi “Ma secondo voi chi è che inquina l’aria di Milano” alla fine rispondono “Sono i milanesi” allora la domanda successiva è “Perché i milanesi inquinano l’aria di Milano pur volendo respirare aria pulita?”. Ci sono persone che non possono fare a meno di usare la macchina per lavoro, ma ce ne sono tante, tantissime invece che la usano solo per una comodità momentanea. Bisogna diventare grandi, bisogna smettere di avere bisogno della mamma e di dire, sostanzialmente “Facciano gli altri” senza rendersi conto che dicendo “Facciano gli altri” si sottintende “Perché da solo non sono capace!”.
Credo che nel corso della Storia non sia mai successo di potersi informare quanto ci si può informare oggi, poi certo non sempre si è aiutati, bisogna cercarla l’informazione, è anche quello un impegno, magari è complicato trovarla, bisogna paragonare fonti diverse, riuscire a prenderla piuttosto che aspettare che ci venga fornita. A me viene in mente qualche volta di porre un quesito “Ma non è che forse la Costituzione che è la cosa più nuova che esista al mondo, sotto il profilo dell’organizzazione della società”, perché la società è sempre stata organizzata sulla base della discriminazione e invece la Costituzione prevede un’organizzazione sulla base della distribuzione paritaria delle opportunità, non è che sarebbe il caso di aggiornare la Costituzione sotto il profilo dell’informazione? La Costituzione applica la tradizionale separazione dei poteri, per cui esistono un potere legislativo, uno esecutivo, uno giudiziario, ciascuno dei quali ha le sue competenze, mi chiedo “Non sarebbe opportuno separare dai poteri tradizionali i poteri nuovi? Come l’informazione e la finanza? Stabilire delle regole secondo le quali la finanza, l’informazione siano separate dagli altri poteri, tanto quanto lo sono oggi il legislativo, l’esecutivo e il giudiziario?”. Quindi ricordatevi, passate la parola anche su questo punto, perché l’informazione si fa e si fa molto passando parola!

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