27/03/12

Fornero, magliette e caramelle: neanche il coraggio di farsi dittatori

Quel che ha detto la Fornero ha uno strano retrogusto orripilante. Disgustoso. Quasi splatter.

"Non siamo stati chiamati qui a distribuire caramelle. Se c'erano da distribuire caramelle, l'avrebbero fatto loro, i politici. Noi siamo stati chiamati a fare cose dure, spiacevoli".

Non trovate anche voi? E non è la prima volta, che svelano quasi ingenuamente il loro retropensiero da incubo. O forse sfacciatamente, chissà. Viene da rimpiangere il tempo delle innocue barzellettine del Berlusca.
Ma il barzellettiere ha le sue colpe, sia ben chiaro, se costoro possono sputare sul sistema democratico e considerare la politica un passatempo per le vacanze. In fin dei conti, per vent'anni ci hanno inculcato notte e dì che i politici sono inutili, che è gente che non ha mai lavorato un giorno in vita sua, che "gli imprenditori" sì che son seri; e poi lo hanno anche dimostrato fatti alla mano mandando in Parlamento burattini, papponi e ballerine di spessore nullo.

Ora come possiamo riuscire ad indignarci se la democrazia viene sepolta con due battutine acide e un tratto di penna? Come aspettarsi una qualsiasi reazione popolare? La dittatura dei robot di Chicago è la naturale conseguenza di questi ultimi vent'anni.

Il problema è che il dittatore dovrebbe anzitutto avere il coraggio di proclamare il golpe, invece di far finta che sia tutto regolare. Con tutta la trafila che poi ne consegue: dissidenti, repressione, bombe, carceri, confino, giornali clandestini, partigiani, gente che s'immola per la libertà, invece di suicidarsi perché ha perso la pensione. Qui invece nulla: neanche la faccia ci mettono, neanche il diritto di borbottare augurandogli la morte ci viene riconosciuto. Come se fossimo in democrazia, dove pare brutto augurare la morte ai legittimi rappresentanti dei cittadini.

Ai dittatori si augura la morte, e loro non vanno a offendersi in TV. Ai veri dittatori si è provato persino a darla, la morte: e il mondo "libero" di solito applaude, come nel caso di Gheddafi. Ma deve essere un self proclaiming dittatore, ovvero uno che ha le palle di presentarsi come tale, le palle di prendersi questa responsabilità, e non nascondersi dietro le giacca di un Presidente novantenne per far finta che ci sia ancora una parvenza di processo democratico e costringerci al silenzio.

Cavoli, ma cosa ho scritto?

Che c'è più libertà di ribellione in una vera dittatura che in questa suadente eutanasia, che in questa ideologia mortifera, che in questi robot macellai che si sono sostituiti ad un vero governo e ad un vero Parlamento. Forse ho scritto una fesseria: non ha mai vissuto una dittatura, cosa ne posso capire.

Datemi tempo però. Tra qualche mese sarò un'esperta dell'argomento. Lo saremo tutti.

di Debora Billi

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