di Andrea Bertaglio
I crescenti problemi sulla sicurezza dell’approvvigionamento energetico (o sui suoi prezzi) possono non essere presi sul serio in molti posti, ma non sull’isola di Samso, nella regione danese dello Jutland centrale, dove nel 1998 è stato avviato dal governo un esperimento, largamente fondato da tasse locali ed investimenti privati, avente l’obiettivo di capire se era pratico generare tutta l’energia necessaria all’isola da sole fonti rinnovabili.
La totale assenza di fonti di energia “convenzionali” ha fatto di Samso il posto ideale per un tale esperimento: rendere l’isola totalmente auto-sufficiente e completamente indipendente dall’utilizzo di fonti fossili nell’arco di dieci anni.
In realtà tale “indipendenza” è stata raggiunta già nel 2003, con cinque anni di anticipo rispetto agli obiettivi prefissi (!), soprattutto grazie all’installazione di dieci turbine eoliche in mare ed undici su terra ferma (opere eseguite da compagnie delle quali molti isolani sono azionisti) ed al fatto che su tutta l’isola i tetti delle case hanno pannelli solari e/o fotovoltaici. Le suddette turbine sono più di quelle necessarie all’isola, e ciò è stato fatto sia per vendere il surplus al continente che per compensare le emissioni dei mezzi di trasporto rimasti alimentati a petrolio.
Samso è decisamente un ambizioso e pratico esempio di emancipazione dall’uso di fonti fossili, nonché la conferma che è possibile per le comunità locali rendersi autosufficienti a livello energetico. È anche interessante vedere come a Samso questo progetto sia stato realizzato dalla partecipazione più o meno diretta dei 4200 abitanti, e che evidentemente ciò può essere fatto davvero, come ha più volte affermato Soren Hermansen, direttore della “Samso Energy Academy”.
Gli sforzi degli isolani danesi sono andati ben oltre i target ufficiali dell’Unione Europea, la quale si è “solo” impegnata a ridurre le emissioni di gas serra di un quinto dei livelli raggiunti nel 1990 entro il 2020, e di ottenere da fonti rinnovabili almeno un quinto del suo fabbisogno energetico.
Alcuni abitanti di Samso affermano che la realizzazione del loro progetto è stata aiutata più dallo sviluppo di un “azzardo rurale” che da obiettivi e regolamentazioni imposte dalla burocrazia.
Un successo quindi non solo dal punto di vista energetico ed ambientale, ma anche di cooperazione sociale e rinvigorimento della comunità locale.
Altri benefici riguardano poi l’occupazione: i materiali da costruzione necessari alle fondamenta delle turbine eoliche, l’installazione dei vari pannelli, le migliorie apportate all’isolamento delle case, ha portato diversi lavoratori (impiantisti, muratori, fabbri ecc.) a non lasciare l’isola in un momento di rallentamento economico (si, anche nel ricco nord Europa) e cinque famiglie si sono addirittura trasferite a Samso da altre città danesi. E questo senza considerare che la Danimarca è anche il Paese della più grande compagnia di turbine e pale eoliche del mondo, la Vestas, che da sola dà lavoro a più di quindicimila dipendenti.
Insomma, si tenga a mente tutto ciò la prossima volta che sentiamo parlare di energia, di ambiente e di disoccupazione.
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