A ognuno il proprio crack: chi lo assume per bruciarsi il cervello, chi lo vive in Borsa a braccetto col proprio conto corrente e chi grazie ad esso si becca pure una promozione.
Umberto Scapagnini è stato sindaco di Catania per un po’ di anni. Dopo averla indirizzata al dissesto è finito in Parlamento grazie a Silvio Berlusconi.
Catania oggi è in bancarotta, centinaia di dipendenti pubblici non vedono lo stipendio da mesi e le strade di notte sono al buio perché il comune non paga le bollette all’Enel. In molte zone non si raccoglie più nemmeno il pattume. Col risultato che la città è allo sbando.
Berlusconi ha fatto inviare 140 milioni di euro al comune per tamponare un’emergenza che sta degenerando perché non si è mai fatto niente per prevenirla. L’importo è una bazzecola rispetto al crak miliardario che investe la città etnea, simile a quello di Taranto e di Roma. Tutti hanno rubato ma nessuno sa nulla. Nella totale omertà che sfida le istituzioni che alimenta i singoli orticelli dell’Italia delle peggiori tradizioni. La stessa in cui, vicende vergognose e paradossali come questa, non fanno nemmeno notizia. Forse perché deriva e dissesto di una città sono espressione di deriva e dissesto dello stato di diritto. Che in Italia non è più garantito.
Non posso immaginare Sarkozy che va a tamponare i dissesti di Marsiglia o di Brest, piuttosto che Zapatero che manda soldi a Malaga o Cordoba. Non saprei se ridere o piangere.
Per ora so soltanto che l’iniezione di soldi pubblici a Catania non risolverà il problema della mala politica clientelare e collusa con la malavita. Lo complicherà perché darà occasione a quelli che hanno assistito al banchetto di provarci a loro volta, certi di uscirne impuniti.
Per porre fine a ruberie e sprechi dovrebbero funzionare giustizia e certezza della pena. Acerrime nemiche del presidente dei parrucchini imputato per corruzione che va a fare il pagliaccio a Napoli spacciandosi per panacea di tutti i mali. Soprattutto ora che dice di pensarci lui alla crisi bancaria.
Sbaglio o Berlusconi si buttò in politica proprio perché le banche le aveva alle calcagna? Anche lui aveva i suoi crack. Li ha congelati mandando in crack gli italiani. Che statista!
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