08/10/08

Sprechi e inefficienze della Giustizia di Stefano Salvi

I computer di magistrati e Tribunali non sono sicuri. Lo rende noto Stefano Salvi nel corso dell’inchiesta svolta sulla riservatezza degli atti giudiziari.

“Ho scoperto che i computer sui quali vengono archiviati gli atti giudiziari sono una porta aperta per chiunque e questo ha dell’incredibile. Software e hardware del Ministero della Giustizia, nel caso di malfunzionamento, sono affidati nelle mani di tecnici informatici che non sono dipendenti del Ministero, ma appartengono a una categoria di precari selezionati da società a cui Telecom subappalta il servizio.

Questi precari sono tecnici che non hanno nulla a che vedere con il Ministero, non appartengono a nessun ordine, non sono tenuti a nessun tipo di riservatezza su tutte le informazioni delle quali entrano in possesso ogni qualvolta accedono, per svolgere la necessaria assistenza, nel computer di tribunali e magistrati e come se non bastasse all’atto della temporanea assunzione nessuno chiede loro per un lavoro cosi delicato l’abc dei certificati: quello penale.

Ma ci rendiamo conto di cosa significa? Che se non si corre ai ripari, regolarizzando queste figure professionali nell’ambito del Ministero, ciascuno di noi, una volta selezionato dalle società a cui il Ministero appalta il servizio, può entrare in possesso di atti riservati, importanti ai fini dello svolgimento di processi, di condanne e assoluzioni.

Tanto più che inquadrare questi tecnici, che in Italia sono circa seicento, rappresenterebbe anche un evidente risparmio per le casse dei cittadini: un precario che allo stato attuale ci costa 4800 euro, da dipendente ci costerebbe circa 2100 euro,contributi compresi, quindi meno della metà.

Ma non è ancora tutto: i precari hanno avuto per sei mesi una sospensione dello stipendio e a oggi aspettano ancora tre mesi di retribuzione, la liquidazione, il tfr. Tutti arretrati per i quali dovranno attendere ancora quindici mesi.

Ma in queste condizioni come fa la gente a lavorare, a garantire un servizio efficiente? Un servizio che se non viene svolto con la più assoluta professionalità e correttezza può nuocere gravemente al corso della giustizia italiana?”.

Salvi: sconvolgente scoperta sulla Giustizia italiana 2


La video-inchiesta di Stefano Salvi sul caso dei tecnici informatici precari che lavorano per società a cui il Ministero di Giustiza subappalta il servizio continua, mettendo in luce un ulteriore preoccupante risvolto.

“La Telecom che gestisce con delle consociate il servizio che il Ministero di Giustizia le ha subappaltato – denuncia il reporter - avrebbe intenzione di introdurre il sistema della “postazione remota”.

Ciò significa che un call center riceverebbe le segnalazioni di guasto o mal funzionamento dal Ministero della Giustizia e, da una postazione remota, i tecnici potrebbero entrare nei computer di tribunali e magistrati per svolgere l’assistenza richiesta.

Così facendo avrebbero ancor più una porta aperta su tutti gli atti giudiziari. E se chi svolge l’assistenza, non essendo un diretto dipendente del Ministero di Giustizia, vendesse le notizie a malfattori o addirittura fosse un camorrista? Dalla postazione remota sarebbe difficile risalire poi all’eventuale colpevole, dal momento che chi accede a computer che contengono informazioni riservate le può poi rendere visibili a chiunque. Si potrebbero persino modificare i dati.

Ma ci rendiamo conto dell’enorme gravità di questa situazione?

Ci sono circa seicento tecnici che chiedono di poter ricevere i compensi che spettano loro per il lavoro già svolto, oltre che un concorso ufficiale del Ministero per poter essere regolarizzati come dipendenti e rendere conto direttamente al Ministero.

Non ho parole per definire questa situazione: facciamo veramente schifo”.

Salvi: Il riepilogo dell’inchiesta


Stefano Salvi torna sulla sconvolgente inchiesta sulla riservatezza degli atti giudiziari per riassumere gli aspetti incredibili del caso.

“Ho scoperto che esistono seicento precari che lavorano al servizio della Giustizia italiana – dichiara il reporter - che non sono garantiti e che non garantiscono noi. Sostanzialmente, in tutti i tribunali i magistrati che hanno bisogno di assistenza per il computer chiamano i tecnici informatici. Si tratta di personale precario, quindi non dipendente del Ministero della Giustizia. Persone che possono accedere giornalmente agli atti giudiziari e, eventualmente, anche effettuare delle modifiche autorizzate o meno.

Il Ministero ha appaltato alla Telecom il servizio, la quale l’ha a sua volta subappaltato ad altre società che non pretendono dal personale, selezionato per periodi di tempo determinato, alcuna garanzia di professionalità, addirittura nemmeno il certificato penale.

La cosa più grave è che questi precari costerebbero 2200 euro al mese contributi compresi se fossero dipendenti del Ministero della Giustizia, mentre il loro costo da precari per noi contribuenti è pari a 4500 euro contributi compresi. Quindi paghiamo più del doppio per avere un servizio il cui svolgimento non è regolarmente garantito. In più, questi tecnici informatici rivendicano anche compensi in arretrato da oltre tre mesi.

E’ impensabile che lo Stato affidi la gestione del patrimonio degli atti giudiziari a delle persone che dovrebbero essere inquadrate e selezionate per la qualità garantita del loro lavoro. La cosa gravissima e sconvolgente è che queste persone non essendo dei pubblici dipendenti, non essendo loro richiesto il certificato penale, non avendo l’obbligatorietà di fare un giuramento di fedeltà (come avviene per altre categorie dello stesso settore) potrebbero essere delinquenti o parenti di delinquenti, che potrebbero così avere libero accesso a tutte le procure d’Italia, Antimafia comprese.

Con la chiave di accesso ai computer della Giustizia italiana, si possono non solo leggere tutti gli atti giudiziari che sono stati secretati ma cambiarne il senso, le date, la scadenza dei termini, modificarne i reati a beneficio di amici o parenti. E come ultima cosa i dati riservati potrebbero anche essere divulgati ai diretti interessati o ai giornali.

A questo punto il Ministro di Grazia e Giustizia Alfano, che ha ereditato questa situazione dai precedenti Governi, deve immediatamente attivarsi perché queste persone siano assunte dal Ministero di Grazia e Giustizia, siano regolarizzate, responsabilizzate, venga loro richiesto giuramento e presentazione del certificato penale. E tutto ciò ci farebbe anche risparmiare la metà dell’attuale costo”.

Leggi il seguito dell'inchiesta:
Fonte articolo


Firma la petizione per dire NO al NUCLEARE.

1 commento:

  1. Seguite l'inchiesta e quando volete approfondire venite su http://www.comitatoatu.it
    Firmate la petizione se volete aiutarci, grazie!

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