01/12/08

Continua ancora l'inchiesta sulla Giustizia di Stefano Salvi

Incursione di Stefano Salvi al Ministro Alfano



Se il ministro della Giustizia non trova il tempo per rispondere a Stefano Salvi sul caso della riservatezza degli atti giudiziari, Stefano Salvi ha trovato il tempo per chiedere conto del caso personalmente al Ministro della Giustizia.

L’occasione è stata l’inaugurazione del Tribunale di Busto Arsizio.

Nell’immaginario collettivo il Tribunale è il luogo dove viene applicata la legge, la legge che tutela i diritti dei cittadini e che punisce gli illeciti e gli abusi.

In realtà, proprio all’interno del Tribunale, fare una semplice domanda al Ministro Angelino Alfano – e soprattutto ottenere una ragionevole risposta - si è rivelato molto più arduo di quanto consenta l’articolo 21 della Costituzione.

Alla fine dell’evento di inaugurazione, Stefano Salvi ha atteso il suo turno insieme a decine di altri giornalisti, ma appena ha posto la sua questione al Ministro, non senza evidenti difficoltà di approccio (grazie all’intervento della portavoce del Ministro, Daniela Subranni, che aveva dato precise disposizioni alla scorta del guardasigilli perché Stefano Salvi non si avvicinasse), si è scatenato il caos.

Alfano ha risposto che non sapeva niente e che avrebbe preso in considerazione il problema, Stefano Salvi l’ha incalzato facendo presente che da quasi due mesi stava informando l’Ufficio Stampa del Ministro e chiedendo di ricevere udienza e risposta, il Ministro ha guadagnato l’uscio e una “cortina” di uomini in divisa ha segregato i giornalisti nel “sovietico” stanzino dove erano stati riuniti per interloquire con Alfano.

A quel punto Stefano Salvi ha denunciato gridando la situazione, un vero e proprio sequestro.

I rappresentanti della Stampa sono stati liberati dal Presidente del Tribunale che altro non desiderava che far smettere Stefano Salvi di gridare a gran voce “Questo è un sequestro in un Tribunale”.

Nel frattempo il Ministro Alfano raggiungeva l’auto blu, ma il reporter cercava di affiancare il mezzo per un ennesimo tentativo di avere numi dal Ministro.

Impossibile, anche perché uomini della scorta lo fermavano e lo relegavano brutalmente contro un’inferriata chiedendogli pure i documenti, come se si trattasse di un terrorista, davanti agli sguardi increduli di oltre quaranta tra giornalisti e videoreporter.

“Ministro, è incredibile che dopo due mesi - commenta Stefano Salvi - lei non ne sappia nulla.

I casi sono due: o lei ha una pessima addetta stampa, che in due mesi non le ha raccontato nulla e che per questo va licenziata immediatamente essendo pagata con denaro pubblico, o lei è un bugiardo.

Nell’uno e nell’altro caso, chi ne esce mortificata è la Giustizia, di cui lei dovrebbe essere il tutore”.
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La sicurezza degli atti giudiziari violata da un tecnico precario rinviato a giudizio

Stefano Salvi, dopo aver personalmente sottoposto al Ministro Alfano il caso della riservatezza degli atti giudiziari a rischio, ritorna sull’argomento con nuove inquietanti notizie.

“Ministro, se la sua addetta stampa non è in grado di fare questo lavoro e non è in grado di riferirle quanto viene segnalato al suo Ufficio stampa dal mio Ufficio stampa ormai da due mesi, la licenzi.

Anche considerato il fatto che la sua addetta stampa è una nostra dipendente e se non svolge il lavoro che è chiamata a fare, non è il caso di continuare a pagarla con denaro pubblico.

Se invece questa signora le ha riferito il contenuto della mia inchiesta, allora lei è un bugiardo, perché mi ha risposto personalmente che “non sapeva nulla” dell’inchiesta sulla riservatezza degli atti giudiziari che sto svolgendo da due mesi.

A dimostrazione della assoluta gravità della situazione che le ho segnalato dalle pagine del blog www.stefanosalvi.it, è stato notificato il primo rinvio a giudizio per un tecnico informatico precario che operava per una ditta a cui è stato subappaltato il servizio di assistenza tecnica ai computer del Ministero della Giustizia.

Le avevo fatto sapere che questi precari operano per conto di ditte che non richiedono loro né certificato penale, né giuramento, che questi precari sono persone oneste fino a prova contraria, perché se anche ci fossero nel mucchio mafiosi o figli di mafiosi, delinquenti o amici di delinquenti, nessuno del Ministero della Giustizia potrebbe saperlo, visto che non viene richiesto il certificato penale.

Il primo caso attestato - ma escludo che sia o che potrebbe essere l’unico – si è verificato a Genova: un tecnico di ventotto anni ha bloccato 150 computer del sistema giudiziario di Genova (tra cui Procura e Tribunali), di Savona e di altre due Province, mettendo addirittura un giudice per le indagini preliminari nelle condizioni di perdere tutti gli atti relativi ad un procedimento in corso.

Questo caso è chiaramente emblematico, ma ritengo sia solo la punta di un iceberg di una possibile catastrofe giudiziaria di cui lei non vuole rendersi conto.

Questa è la dimostrazione dei rischi che corre la Giustizia italiana che io denuncio e le segnalo da mesi. In più, notizia di questi giorni, Telecom Italia è tra i rinviati a giudizio per associazione a delinquere finalizzata a diversi reati, tra i quali “accesso abusivo a sistemi informatici”.

Ma siamo impazziti?

E con un rinvio a giudizio per un reato di questa natura, il Ministero di Grazia e Giustizia affida a Telecom l’appalto della gestione e assistenza informatica dei computer attraverso i quali si espletano tutte le procedure della Giustizia italiana?

Ma diamo di volta al cervello?

Io ho sempre messo in evidenza il problema della necessità di poter controllare l’operato dei tecnici informatici, ma ora si pone anche il problema della dirigenza delle società che vincono gli appalti.

Ministro, è ora che lei intervenga: è in carica da sette mesi e il suo alibi “di aver ereditato il problema dal precedente Governo” non è più valido. Sveglia!”.

Ministro, è ora che lei intervenga: è in carica da sette mesi e il suo alibi “di aver ereditato il problema dal precedente Governo” non è più valido. Sveglia!”.

Leggi le puntate precedenti:
  1. Sprechi e inefficienze della Giustizia di Stefano Salvi
  2. Continua l'inchiesta sulla Giustizia di Stefano Salvi
Fonte articolo

Firma la petizione per dire NO al NUCLEARE.

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