16/12/08

Magico Beppe!

bamboccioni, bamboccioni alla riscossa, Beppe Grillo, Carlo Vulpio, Corriere della Sera, Paolo Mieli

Parla di licenziamenti (e crisi economica) oggi, parla di licenziamenti (e crisi economica) domani, Beppe Grillo alla fine deve essersi un po’ confuso. E così domenica scorsa - in un post intitolato “Il telefono caldo di Paolo Mieli e l’informazione a luci rosse” - ha dato per licenziato pure un giornalista “scomodo” del Corriere della Sera, Carlo Vulpio. Una notizia “bomba” (o almeno “bombetta”, diciamo). Che ha fatto in poche ore il giro della rete. Ma - fortunamente per Vulpio (e pure dei suoi lettori) - non vera.

Come è nata questa bufala (o meglio questo equivoco)? Difficile dire. Ma la storia di questa svarione - con tanto di apparizioni e sparizioni (di notizie) - sembra più degna del mago Houdini, che del comico genovese. Che, di solito, quando si tratta di fustigare i potenti - come direbbe il suo amico Di Pietro - è uno che ci azzecca. Però e per farla breve: questi sono i fatti. Giusto una manciata di giorni fa - era il 10 dicembre - è stato Vulpio a prendere la tastiera. E a spiegare, coraggiosamente, attraverso il suo blog, una verità “scomoda”. Ovvero: da due anni era proprio lui, Vulpio, a raccontare - per il Corriere - la vicenda de Magistris e dintorni. Ma il suo direttore, Paolo Mieli, ha deciso - di punto in bianco - di “trasferirlo”, cioè di spedirlo a fare altro. Motivo? Mistero. Forse, ha scritto Vulpio, nel mio ultimo articolo ho fatto qualche nome e cognome di troppo. Pestando i piedi alle persone sbagliate. La denuncia dell’inviato del Corriere viene ripresa da diversi siti e blog. Compreso quello di Grillo. Che però, in un post pubblicato nel primo pomeriggio di domenica, ha raccontato la storia - come dire? - a modo suo. Calcando un po’ la mano. E scrivendo che Vulpio, il 3 dicembre, era “stato licenziato” in tronco. Una notizia - anzi, per la precisione due righe di testo - che però poi letteralmente sono scomparse - puf! - dal post poche ore dopo.

Scomparse? Si’, scomparse. Perchè Grillo non ha scritto un’errata corrige. Insomma: non ha avvertito i lettori dello svarione. Ma si è limitato a modificare - zitto zitto, lemme lemme - il post. Che nella sua versione originale diceva: “Carlo Vulpio è un giornalista. Dall’inizio del 2007 seguiva le inchieste “Poseidon”; “Why not” e “Toghe Lucane”. Scriveva per il Corriere della Sera. Nel suo ultimo articolo ha fatto i nomi di magistrati, di politici e di imprenditori coinvolti nell’inchiesta della Procura di Salerno in seguito alla denuncia di Luigi De Magistris. Subito dopo ha ricevuto una telefonata di licenziamento da Paolo Mieli, direttore del Corriere della Sera”. E poi: giù insulti e contumelie contro l’informazione di regime e quel licenziatore di un Paolo Mieli. Insulti e contumelie che sono rimasti pari pari anche nella seconda versione del post. Quella, riveduta (un paio di volte) e corretta. E che però, alla fine, raccontava una storia un po’ diversa. Questa: “Carlo Vulpio è un giornalista. Dall’inizio del 2007 seguiva le inchieste “Poseidon”, “Why Not” e “Toghe Lucane” per il Corriere della Sera. Dal 3 dicembre non può più farlo. Nel suo ultimo articolo ha fatto i nomi di magistrati, di politici e di imprenditori coinvolti nell’inchiesta della Procura di Salerno in seguito alla denuncia di Luigi De Magistris. Subito dopo ha ricevuto una telefonata in cui è stato sollevato dall’incarico da Paolo Mieli, direttore del Corriere della Sera“.

Dirà qualcuno di voi: sì vabbè, ma, correzioni a parte, allora Vulpio è stato licenziato o no? La risposta è: assolutamente no. Per lo meno a sentire Vulpio. Che in un’intervista a Radio Radicale ha spiegato: “Nessuno mi ha licenziato. Quindi non si parla di posto di lavoro in pericolo (…). Si parla soltanto, si fa per dire, di una rimozione da un’inchiesta che seguivo dall’inizio”. Ergo: bene ha fatto Grillo a correggere il tiro. Ma ha sbagliato a non fare un pubblico mea culpa. Perchè si è subito innescata una catena di Sant’Antonio. Che ancora non si è fermata. Tanto è vero che una sfilza di siti - come, per esempio, “Informazione senza filtro” e “Libera Associazione barbarica” - hanno ripreso il post, intitolandolo “Carlo Vulpio licenziato da Paolo Mieli”. Poi qualcuno si è corretto. E qualcun altro - come Jacopo Fo - no. Risultato: l’equivoco si è gonfiato a dismisura. E ancora non se ne vede la fine.

E allora? E allora: errare è umano. E infatti sbagliano anche i migliori. Ma non ammettere i propri sbagli può avere un effetto diabolico. Speriamo solo che la prossima volta Grillo ne tenga conto. Del resto non ce l’ha insegnato lui che bastano già giornali e tivù a confonderci le idee?

P.S. La “galleria degli errori” che abbiamo citato, l’abbiamo piazzata in una pagina ad hoc. Se volete vederla, cliccate qui sotto:

http://bamboccioni-alla-riscossa.org/?page_id=1043

Fonte articolo

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