Foto: Repubblica
E' un freddo giorno di inverno. Neanche poi tanto se si considera che siamo in pieno dicembre. E' però quel freddo umido però che ti entra nelle ossa e che non ti lascia scampo. Di certo nessuno avrebbe mai immaginato che nel giro di qualche ora ci si sarebbe ritrovati immersi in un caldo infernale.
Da diversi giorni l'intera nazione è in subbuglio. La crisi economica, le riforme del governo di destra e le nuove leggi sulla messa in discussione dell'istruzione pubblica hanno acceso un focolaio che si pensava oramai sopito.
Se non fosse per il titolo di questo post, il pensiero di molti sarebbe balzato istantaneamente al nostro paese. Le similitudini sono tante, per qualcosa possiamo anche parlare di coincidenze, ma il resto della storia divide profondamente i nostri paesi.
E' un sabato. E' il 6 dicembre per l'esattezza. Il clima natalizio si sente a malapena.
Sono le 9 di sera. Ci troviamo ad Atene, precisamente nel quartiere Exarchia.
Come dicevamo, da giorni nella capitale, ma anche nel resto della Grecia, le proteste si susseguono numerose. Il governo del partito Nea Demokratia del premier Costas Karamanlis non gode più dei consensi di una volta.
Una pattuglia di polizia fa il suo ingresso per le strade di questo quartiere. Da sempre la presenza della polizia in queste zone non avviene mai per un semplice giro di routine, ma si tratta spesso e volentieri di una semplice provocazione. Soprattutto se a fare il suo ingresso trionfale in "terra nemica" è una volante del nuovo reparto d'elite chiamato Blue Suits, impiegato generalmente per la repressione dei disordini di piazza.
Un gruppo di ragazzi si avvicina alla volante. Nasce un duro alterco tra questo gruppetto di dieci, venti ragazzi, tra cui il giovanissimo Alexis Andreas Grigoropoulos, e i due agenti di polizia a bordo della volante. I ragazzi invitano senza troppi convenevoli gli agenti a levarsi di torno. La dura risposta degli agenti trasforma l'alterco in un vero e proprio scontro verbale; una parola dura da una parte, una dall'altra, e la miccia già pronta da tempo si innesca.
I ragazzi cominciano a lanciare pietre e bottiglie verso la volante. Logica voleva che gli agenti se ne andassero via. Ma non è stato così.
Gli agenti scendono dalla macchina armati e cominciano a sparare granate stordenti e colpi d'arma da fuoco. Sono bastati tre proiettili e una pistola puntata per centrare in pieno petto Alexis. La ferita mortale stronca per sempre l'esistenza di questo ragazzo sedicenne.
L'incendio è divampato. E non c'è abbastanza acqua per spegnerlo.
La crisi economica, gli oltre 4 anni di governo della destra greca e la scelta di dar vita a drastici tagli all'università pubblica assieme alla proposta di aprire alle università private (in Grecia l'istruzione privata non è ancora riconosciuta, a differenza di quanto avviene in Italia per la gioia di democratici, democristiani, dipietristi, leghisti e popolini della libertà che si danno battaglia per chi offre di più), un affronto che non venne tentano nemmeno dalla dittatura dei colonnelli, hanno creato un moto di proteste sempre crescente.
L'omicidio di un ragazzo di 16 anni ha fatto esplodere il tutto in maniera incontrollabile.
I due agenti vengono arrestati all'istante, quando le proteste però stanno già dilagando in ogni angolo della Grecia, da Salonicco a Patrasso, da Ioannina all'isola di Creta. Arrestati, condotti in carcere e in attesa del processo per omicidio volontario e favoreggiamento. Una storia decisamente non italiana.
Il ministro dell'Interno, Prokopis Pavlopoulos, e il sottosegretario con delega alla polizia, si assumono tutta la responsabilità del caso e rassegnano le dimissioni (altra storia molto poco italiana), che vengono però respinte dal premier Karamanlis, che desidera intraprendere una linea durissima contro le proteste.
Il resto della storia è abbastanza noto: comandi di polizia assaltati, banche invase, auto della polizia date alle fiamme. E' la parte della storia che tanto piace alle nostre tv nazionali.
Le opposizioni di sinistra organizzano manifestazioni su manifestazioni e al tempo stesso pregano i manifestanti di mantenere la calma. Ma non è così facile.
Il politecnico di Atene, noto per essere stata la fiaccola che ha dato vita all'incendio rivoluzionario che nel 1973 pose fine con durezza al regime dei colonnelli, è stato immediatamente occupato. La polizia non prova nemmeno ad entrare (storia per nulla italiana).
In Grecia si parla già di rivoluzione. E' una parola che vola casa per casa, strada per strada, città per città. Domani per la prima volta in assoluto, in occasione dello sciopero generale di 24 ore indetto dai sindacati, sfileranno fianco a fianco tutte le "sinistre" della Grecia: socialisti, comunisti e sinistra radicale. Per noi italiani che non ne abbiamo nemmeno mezza in Parlamento è complicato anche solo comprendere l'uso del termine plurale "le sinistre".
Quello che seguirà a tutto questo è storia sconosciuta per chiunque. Una sola cosa è certa: non è una storia italiana.
Fonte articolo
Leggi anche:
Condividi su Facebook
Nessun commento:
Posta un commento
Visto lo spam con link verso truffe o perdite di tempo i commenti saranno moderati. Se commenti l'articolo sarà pubblicato al più presto, se invece vuoi lasciare link a siti porno o cose simili lascia perdere perdi solo tempo.