Ho 39 anni e vivo stabilmente a Roma dal 2004. Dopo la laurea in Filosofia, nel 1993, e l’abilitazione all’insegnamento, ho sempre fatto la giornalista.
Carta stampata e televisione. Ma anche uffici stampa e agenzie stampa. Da quando sono arrivata nella Capitale, ho iniziato a lavorare, come libera professionista, a diversi programmi televisivi, sia Rai che Mediaset. Scrivo i testi e giro servizi in esterna che, poi, monto.
Ma Agrigento è sempre la città che amo. La mia carne. Dato che non ci vado mai, non vorrei recidere il cordone ombelicale. Per questo ho accettato di collaborare con Agrigentoweb, per sentirmi più vicina alla mia città e per tornare a scrivere articoli a sfondo culturale, la mia grande passione.
Il direttore della testata Lelio Castaldo, incontrato su Facebook dopo diversi anni che non ci vedevamo, mi ha proposto di collaborare con Agrigentoweb, facendomi tanti complimenti: “ho sempre apprezzato il tuo modo di scrivere”, “tu sei una persona molto colta e daresti lustro al giornale”.
Ho subito accettato la sua proposta, ricordando però a Castaldo le mie idee libere, molto lontane dalle sue. Lui mi ha risposto che non aveva nessuna importanza avere idee politiche diverse; quello che gli interessava, era avere la mia firma sul quotidiano.
Così ho inviato il mio primo pezzo. Una cosa romanzata, sugli odori della mia città. Un confronto tra Roma e Agrigento. Da quel momento, Castaldo non mi ha dato tregua; mi chiamava continuamente, per sapere se avevo letto i commenti che i lettori lasciavano sul sito, dopo avere letto il mio pezzo. “Lo vedi, lo vedi- mi diceva- siamo più forti, grazie a te!”. E, devo dire, che si sono registrati innumerevoli contatti e io ero molto contenta.
Stavo preparando il mio speciale sulla Festa della Donna, quando Castaldo mi ha chiamato tutto emozionato, per dirmi che aveva una sorpresa per me e mi invitava a collegarmi col sito di Agrigentoweb. La sorpresa in effetti, c’era: mi aveva nominato vicedirettore.
Sono rimasta basita. E ho ringraziato. Castaldo mi ha risposto che ero l’unica persona, tra quelli che lo circondavano, che avrebbe potuto essere all’altezza di questo compito: “Tu sei laureata col massimo dei voti, fai la giornalista da 20 anni, sei una letterata, una che lavora con la Rai e con Mediaset. La tua presenza onora questa piccola testata agrigentina!”. Risposi a Castaldo che ero io ad essere onorata dell’incarico, perché amo la mia città.
Una sera, nella chat di Facebook, Castaldo mi ha proposto di dare una forma “concreta” alla mia collaborazione. Ho gradito molto la cosa, anche perché la mia posizione di vicedirettore, presupponeva delle responsabilità, oltre al fatto che scrivevo dei pezzi molto lunghi ed elaborati, che mi portavano via parecchio tempo. Senza contare poi che, la mia posizione di free lance, a Roma, mi costringe anche a periodi di disoccupazione, più o meno lunghi.
Rimasi d’accordo con Castaldo, che avremmo parlato del nostro accordo concreto, proprio ad Agrigento, durante le vacanze di Pasqua.
Intanto, veniva pubblicato il mio terzo pezzo, sull’abusivismo ad Agrigento e le occasioni perdute della città.
Un paio di giorni dopo, ho condiviso, nella mia bacheca di Facebook, un link contenente un vecchio articolo de la Repubblica, che parlava del bacio che Angelino Alfano aveva dato ad un capomafia, durante un matrimonio. Una vecchia vicenda, saputa e risaputa. Pubblicata da vari giornali, era approdata su Facebook e veniva condivisa da varie persone, con spirito diverso. Comunque, da tutti, con molta leggerezza e libertà. Condividere quel link, non significava, infatti, fare un’inchiesta sulla mafia, o rivelazioni scottanti su Alfano. Non significava nulla, se non scambiare opinioni con amici virtuali, su un articolo di cronaca arcinoto.
Dopo due secondi dalla condivisione del link, alcuni agrigentini-fedeli di Alfano, mi hanno aggredito in una discussione nella mia bacheca, scrivendo “Olga, fai schifo! Come ti permetti?” e altre amenità del genere. Questi signori, mi hanno cancellato dai loro amici, segnalato ai gestori di Facebook, facendomi oscurare la bacheca, dal giorno della mia iscrizione, fino al minuto contenente il link incriminato!
Questo accadeva intorno a mezzanotte. L’indomani mattina, sono stata svegliata da una telefonata di Castaldo, che mi dava il buon giorno dicendo: ”Ma che fai, la grillina? Che hai combinato? Forse, non sai che io i grillini li odio tutti!”. Non capivo. Mi dovevo ancora svegliare e pensavo che Castaldo parlasse di Franco Grillini. “Queste cose non si fanno -continuava Castaldo - non dovevi proprio! Fai come Beppe Grillo? Che schifo!”.
Beppe Grillo? Mi ero svegliata; il mio direttore, mi stava tirando le orecchie per quello che avevo condiviso, la sera prima, nella mia bacheca.
Ho cercato di spiegargli che la bacheca di Facebook è come la mia casa. Io faccio una festa, invito i miei amici e, chiacchiera chiacchiera, esce fuori un fatto di cronaca (magari vecchio come il cucco) e se ne parla. In libertà. Leggerezza. Serenità. Se, poi, avevo in casa Facebook degli amici che non erano tali e che hanno fatto le spie gridando allo scandalo, io non potevo farci nulla! Non era un mio problema. Del resto, ho spiegato a Castaldo che la mia bacheca non c’entrava nulla con Agrigentoweb, né con la mia posizione di vicedirettore. Lui non capiva. Insisteva nel dire che ero una comunista e una grillina. Dopo diverse telefonate estenuanti, pensavo avesse capito il mio punto di vista. Però gli ho comunque scritto una lettera di scuse, per averlo messo in imbarazzo, mio malgrado. Nella lettera, continuavo a sostenere la tesi della mia libertà di opinione e facevo ancora il paragone casa mia-Facebook, pur dicendomi dispiaciuta per l’accaduto. Pensavo che Castaldo avesse apprezzato il mio gesto e, soprattutto, capito il mio punto di vista. Non era vero. L’indomani, mi ha attaccato con un pezzo in prima. Un patchwork delirante dove metteva insieme me “cavallino rampante che fa cri cri” e che aveva attaccato Alfano, il presidente della Provincia regionale di Agrigento, Berlusconi, Facebook e una sfilza di altre cose. Una follia. Tra l’altro Castaldo commetteva un doppio errore: mi bacchettava davanti ai miei accusatori, avendo fatto finta, al telefono che la vicenda fosse chiusa (errore morale). Inoltre bacchettava la sua vice in pubblico (errore deontologico). Certo, non faceva il mio nome, ma i riferimenti erano chiari e tutta Agrigento aveva capito. Soprattutto gli uomini di Alfano che mi avevano attaccato in bacheca e accusato.
Ho chiamato castaldo per chiedere spiegazioni. Ha farfugliato ancora “grillina” e mi ha passato tal Algelo Gelo, l’editore della testata, che ha farfugliato pure lui qualcosa del tipo: “ma che hai fatto?”. Ho capito che era inutile tentare di ragionare e ho scritto ai due la mia lettera di dimissioni.
L’indomani, hanno dato la notizia scrivendo che Olga Lumia, lasciava la vice direzione “per motivi personali”. Non era vero, come sappiamo. Ho scritto nella bacheca del Giornalisti Agrigentini su Facebook e sono stata subito appoggiata da vari colleghi, tra cui Michele Scimè, Fabio Russello e Calogero Giuffrida. Ero stata davvero maltrattata: prima lusingata, poi nominata vice, con promessa di regolarizzazione e, poi, aggredita e costretta alle dimissioni. Tutto per avere condiviso un link su un politico agrigentino. Follie pirandelliane? Forse situazione kafkiana; condannata per un crimine mai commesso!
Dopo varie polemiche che tutti conosciamo, è intervenuta anche l’Assostampa, in mia difesa. Mentre Castaldo e Gelo, continuavano a scrivere editoriali, in cui dicevano che, dato che vedo la bacheca come la mia casa, non avrei dovuto commettere ”atti osceni nel balcone di casa mia”, pretendendo di non essere vista. L’atto osceno, sarebbe pubblicare un link su Alfano!
Ringraziamo Olga Lumia per il suo intervento sul sito di Articolo21. Una riflessione chiarificatrice che ci conferma l'assurdità della vicenda che l'ha costretta alle dimissioni. Ci sono casi di censura macroscopici come quelli ai danni di giornalisti di satira sospesi per vignette giudicate irriverenti; e poi ci sono casi, come questo, meno altisonanti ma altrettanto gravi. Entrambi lesivi del diritto alla libertà di informazione. Ci auguriamo che le organizzazioni dei giornalisti accendano i riflettori su questa storia. (s.c.)
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da quello che leggo, la reazione di Castaldo non sembra di disappunto.........sembra proprio che si sia cagato addosso dalla paura.
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