(Image by Adescalco Marangoni)
In principio, la crisi era - parole sue - roba lontana, da americani. Poi la crisi - sempre parole sue - in effetti quasi quasi c’era. Ma mica era seria. Alla fine - con i primi caldi, ad aprile - la crisi per (s)fortuna è arrivata. Arrivata, cioè entrata a pieno titolo non solo nelle case degli italiani (sotto forma di cassa integrazione e licenziamenti). Ma anche nei discorsi e pistolotti del Cavaliere (del lavoro) Silvio Berlusconi da Arcore. Che però aveva un’unica granitica convinzione: oltre ad essere arrivata - questa benedetta crisi - era anche praticamente già finita. Passata. Chiusa e conclusa. E che non se ne parli più.
E c’è da starne certi. Fosse stato per lui, il premier su queste cose non avrebbe più proferito verbo. Però: oggi sono usciti i primi dati sul Pil di quest’anno. Dati che hanno fatto segnare un nuovo record: un meno 5,9 per cento, che - per la cronaca e per chi non lo sapesse - ha il solo pregio di brillare per la sua unicità. Visto che è il peggior risultato di sempre (cioè dall’inizio della serie storica, cominciata nell’anno di grazia 1980). E così il Cavaliere (del lavoro) di Arcore è dovuto tornare alla carica. Ma solo per ribadire l’ovvio. Tutto va bene. E che quel che non va bene, andrà meglio. Verrebbe da aggiungere: cribbio.
Peccato solo - che da quando la crisi è esplosa a settembre, con il fallimento della banca americana Lehman Brothers - le cose (anche) nel nostro (ex) Belpaese siano andate di male in peggio. E che il governo - per lo meno in termini di previsioni - non ne abbia azzeccata una. Ieri, come oggi.
Per chi avesse la memoria corta. Non ieri, ma a settembre il governo aveva previsto - per il 2008 - un prodotto interno lordo in aumento dello 0,1%. E l’1 in effetti l’ha azzeccato. Ma non la virgola. E nemmeno il segno. Perchè: l’anno scorso, il Pil - come certificato non dai comunisti, ma dall’Istat - non è aumentato, ma calato. E dell’1%. Poi: non proprio ieri, ma a febbraio, è stata la volta dell’Agenzia delle entrate (cioè del ministero del Tesoro dell’uomo di Sondrio, il fido Giulio Tremonti). Che - cimentandosi nella nobile arte delle previsioni di Stato - ha messo nero su bianco l’apostrofo roseo tra le parole Forza e Italia. Scrivendo - come ricordava tempo fa il Corriere della Sera; in una nota inviata in Parlamento - che le entrate fiscali (cioè i quattrini raccolti con le tasse) nel 2009 erano destinate a scendere “solo” dello 0,7 per cento. Azzeccando - in questo caso - almeno il segno (meno), ma non la cifra. Perchè - nei primi 3 mesi dell’anno e secondo i numeri a disposizione della Banca d’Italia - le entrate sono sì scese, ma del 4,8%. Cioè di oltre 6 volte tanto. Cioè di 4 miliardi di euro (una mezza Finanziaria). Ovvio: mancano ancora un bel po’ mesi alla fine dell’anno. E tutto finirà per aggiustarsi. Ma sta di fatto che nel frattempo anche il debito pubblico - vera specialità nostrana (è il terzo al mondo) - ha fatto segnare un altro record storico. Arrivando a quota 1740 miliardi di euro, euro più, euro meno (dai 1.707 miliardi di febbraio). Un balzo non proprio nel segno dell’ottimismo.
Insomma: le esperienze del passato (recente) erano pessime. Ma questa volta - in vista dei dati trimestrali del Pil 2009 - la squadra di Berlusconi è arrivata molto più preparata. Il fido Tremonti - nel dubbio e per non sbagliare - le previsioni sul Pil 2009 le aveva riviste. Almeno tre volte. Ma in unica direzione: sempre più in basso. A giugno (2008), la previsione (per il 2009) era di un bel più 0,9%. Che poi - ma a settembre - è diventato un più 0,5%. Che poi - questa volta a maggio di quest’anno - è diventato un bel meno 4,2%. Magie di una finanza (pubblica) creativa che però non è bastata. Perchè appunto: nei primi 3 mesi dell’anno il Pil è effettivamente sceso, ma - addirittura - del 5,9%. Distruggendo così anche il mito - tutto berlusconiano - che “stavamo meglio degli altri”. Perchè mediamente pure gli altri stanno messi male. Ma non come noi (e infatti: il Pil in zona euro, nel primo trimestre 2009, è sceso “solo” di un 4,4%).
E Berlusconi? E Berlusconi, appunto, ha detto: no problem. Che lui si è messo avanti coi lavori. E - chissà, forse a qualche festa - si è messo in contatto con i suoi amici imprenditori. E “tutti i contatti con le aziende ci dicono che c’è un miglioramento della situazione”, ha spiegato riuscendo perfino a rimanere serio. Motivo per dubitare delle sue parole? Ovvio, nessuno. Solo un dubbio: non è che mentre tutto va benissimo - e il debito sale e il Pil scende - rischiamo di finire un tantino rovinati?
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