06/06/09

"Parti collaterali"

Ricordate Mario Resca, colui che, nominato nel 2008 allla carica di Direttore generale dei musei, vice di Biondi, aveva sollevato un piccolo polverone sulla stampa perché dal 1995 al 2007 aveva ricoperto la carica massima - presidente e amministratore delegato - della Mc’Donalds Italia? Venta un curriculum di tutto rispetto, tale da confermare i peggiori indizi di “meritocrazia” del paese: Presidente di Italia Zuccheri SPA, del Casinò di Campione Spa, vice presidente e joint venture partner di McDonald’s development Italia Inc. Lavora cioé per la dipendenza dallo zucchero, mortifero ingrediente della nostra alimentazione, per l’economia casinò di quel cuneo svizzero in Italia, su cui è stato (s)versato tanto inchiostro, e per costellare il paese dello slow food con tante centrali operative dell’epigono mondiale di fast food e grande distribuzione. Parla di aprire infatti 378 McDonalds rispetto ai 10 attuali e a giudicare dalla formula di Grandi Stazioni, le stazioni ferroviarie parzialmente privatizzate dove i proprietari (Caltagirone, Tronchetti e Benetton) stanno piazzando le loro catene in franchising sfrattando gli edicolanti indipendenti, sicuramente è lecito chiedersi se all’interno dei maggiori musei non dovremo sfamarci con i famosi burger. Un’esperienza culturale del “value adding” come lo chiama, di dubbio “valore aggiunto”.

E poi dovete dirmi che c’azzecca il CEO di McDonald con i beni culturali e il patrimonio storico del belpaese?

Forse una risposta la si evince dal suo curriculum da cui risulta, oltre alle altre cariche societarie di cui una alla Mondadori S.p.A.- in compagnia di Bruno Ermolli della JP Morgan, Roberto Poli presidente Eni, Umberto Veronesi, Marco Spadacini di Fondiaria, Cariplo, Axa - la sua natura eminentemente finanziaria: Senior advisor di “Oaktree Private Equity Fund”, di Finance Leasing s.p.s. e di ARFIN s.p.a..

Ohinoi, non vorrà mica introdurre la finanza nei nostri beni culturali? Di sicuro egli afferma che “pubblico e privato devono collaborare” per la “valorizzazione” o il “value adding”. Oddio! sobbalzo nel pensare a come. Forse ipotecando il patrimonio, pardon! gli assets, e rendendo “redditizi” gli investimenti in conflitto di interesse con qualche sua finanziaria? O mettendo al centro dell’attenzione la soddisfazione dei “clienti”, come lui li chiama, non certo unicamente per ($de)formazione professionale.

Qualche perplessità per la nomina è stata lievemente espressa - ma non abbastanza - da alcuni onorevoli in una interrogazione del 18/11/2008 dove si chiedono le motivazioni per tale scelta, e le intenzioni del governo per i musei che versano in condizioni pietose, peggiorate dopo i tagli decisi l’estate scorsa del 17% sul bilancio totale. Soprattutto, dicono i deputati, non servono solo elevate competenze manageriali per l’incarico ma ci vuole un tecnico “con elevate competenze tecnico-scientifiche e un’autorevolezza riconosciutagli in campo nazionale e internazionale”. Invece è facile intuire come il campo di specializzazione del tecnico sia probabilmente agli antipodi da quello richiesto da deputati e addetti.

I primi passi della sua onorata carriera, come da copione, si legge che li mosse in una delle banche azioniste della Federal Reserve, la Chase Manhattan Bank, la banca dei Rockfeller dove, come altri suoi confratelli, deve avere fatto qualche giuramento di sangue per servire indefesso certi interessi - non il bene pubblico, men che mai quello dell’Italia - in cambio di lauti compensi e carriera stratosferica, a giudicare dalle successive cariche: nel 1974 Direttore della Biondi Finanziaria (Gruppo Fiat) e dal 1976 al 1991 è partner di Egon Zehnder, amministratore della Lancôme Italia del Gruppo Versace, oltre che come tutti i paracadutati nel nostro sistema produttivo non poteva mancare la stampa: società del Gruppo RCS e Corriere della Sera.

È stato anche Presidente della Sambonet S.p.A., della Kenwood Italia S.p.A., socio fondatore della Eric Salmon & Partners e, soprattutto, Presidente della Camera di Commercio americana in Italia.

Come se non bastasse, e a conferma dell’infiltrazione della finanza rockfelliana nell’ex istituto pubblico di Mattei è anche consigliere indipendente dell’Eni S.p.A. da maggio 2002 dove esercita le funzioni in conflitto di interessi per “le parti collaterali” - leggere familiari - in società collegate, prassi molto diffusa ma apparentemente poco criticata con l’eccezione notoria per quel che riguarda il Premier e suoi collaterali e che funge da provvidenziale parafulmini per tutti gli altri innumerevoli casi, oserei dire sistemici (cfr articolo sotto).

Naturalmente Resca il ragioniere è stato insignito dalla mano invisibile del mercato - o degli Invisibles (?) - con l’onorificienza di Cavaliere del Lavoro; anche il fratello superiore David Rockfeller avrebbe ricevuto una onorificienza dal nostro governo. Non si sa per quali recondite benemerenze. Di certo, non è che si curino neanche tanto di dare una parvenza di logica o di motivazione.

Di cosa si devono giustificare d’altronde? Gli unti del signore sono bravi e basta e sono la dimostrazione vivente che la meritocrazia esiste, anche se solo per loro.

A volte si cerca tanto lontano, a me sembra che la mafiomassoneria ce l’abbiamo proprio in casa, in un istituto apparentemente anonimo come quello dell’onorificenza, forse massima esposizione pubblica di una premiazione simil massonico privata calata in un istituto dello stato, con tanto di pompa magna. Naturalmente parlo per ipotesi. Non ho le prove. Ho solo indizi. Ma non essendo giudice, quelli mi bastano… e avanzano.

Fatti concreti, non pompini, veline, favori agli amici con i quali la presunta opposizione ha solo dimostrato di essere della stessa pasta dell’oggetto da essa tanto ipocritamente biasimato.

di Nicoletta Forcheri

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Fonte articolo

Stop al consumo di territorio
La Casta dei giornali
Firma la petizione per dire NO al NUCLEARE.

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