Facciamo un'ipotesi. Immaginaria. Fantasiosa.
Abbiamo di fronte a noi un amministratore locale. Non un amministratore locale qualunque, un Presidente di Regione. E' una vera autorità nella sua terra: parlamentare per ben due legislature, Presidente della Commissione di vigilanza sulla Cassa Depositi e Prestiti alla Camera dei Deputati, Presidente della sua regione. Una regione che chiameremo "El Dorado".
Sconfitto pesantemente al termine del suo primo mandato da un avversario politico di una certa notorietà politica.
Immaginiamo che questo politico local-nazionale, che chiameremo "il Maestro", diventi l'ideatore e l'utilizzatore di un sistema di tangenti legato alla gestione della sanità regionale (la vera gallina dalle uova d'oro di tante regioni d'Italia): la Regione incrementa illecitamente i fondi destinati dalle casse regionali alle cliniche private, sfruttando come sistema privilegiato il "rimborso pubblico delle degenze effettuate nelle strutture private"; in cambio il Maestro, in qualità di Presidente, intasca dalla clinica una discreta somma di denaro per garantire questo finanziamento.
In poche parole, soldi pubblici finiscono illegalmente nelle tasche di un amministratore sanitario privato e, di rimando, in quelle del Presidente di Regione. I cittadini hanno finanziato i loro proventi illeciti. Lasciando morire letteralmente la propria sanità pubblica regionale.
Un sistema d'illegalità ben strutturato. Ma immaginiamolo soltanto.
Questo esponente politico perde le elezioni in cui tentava la rielezione ed è costretto a proseguire il proprio impegno politico come semplice consigliere regionale.
Il suo avversario, in questo nostro racconto di fantasia, non si dimostra troppo diverso dal predecessore, nonostante la presunta differente appartenenza politica: lascia ai vari posti di amministrazione tutti gli uomini nominati dalla giunta precedente e, anziché scoprire il gioco malato messo su dall'amministrazione uscente e denunciarlo pubblicamente, decide di approfittarne, estendendone la portata "economica".
Chiameremo quest'uomo "il Discepolo".
Non ha la fortuna del suo predecessore. Un Procuratore della Repubblica di una città di El Dorado scopre questa truffa grazie a testimonianze, indagini su conti bancari e documenti scottanti presentati addirittura da un partito alleato del Discepolo, un partito (lo chiameremo "il Ribelle") che ravvisa strani atteggiamenti da parte del Discepolo, ma che non ha idea della portata di ciò che sta accadendo.
Il procuratore scopre tutto questo e lo arresta. Arresta il Maestro? Niente affatto. Arresta Il Discepolo. Le accuse a carico dei due sono le stesse, ma ora a governare la regione è quest'ultimo. E costui, a differenza del primo, potrebbe sfruttare il suo ruolo dirigenziale per proprio tornaconto.
Il Maestro non subisce l'onta delle manette. Il Discepolo invece sì. L'onta delle manette e, subito dopo, quella dei domiciliari.
Il caso giudiziario prende un nome, come accade sempre quando la stampa ha la necessità di parlare di una vicenda come questa.
Lo si potrebbe chiamare in maniera neutra come "sanitopoli", seguito dal nome della regione a cui si fa riferimento. Ma forse la banalità non aiuta nelle vendite e negli ascolti.
Ed inoltre si desiderano anche mettere in luce le colpe dei reali responsabili e togliere quella sensazione di astratto che il primo termine procurerebbe. Giustissimo! Che si facciano i nomi!
Come chiamarlo allora se non "Il caso Maestro-Discepolo"?
Sarebbe successo questo in un paese normale, ma non in questo nostro paese immaginario.
Qualche logica perversa altera questo nome. Qualcuno prova a dare un nome diverso, per un qualche interesse di parte forse. Prova a parlare de "Il caso Discepolo".
Il Maestro scompare dal caso. Non nella pratica, perché la sua posizione penale è identica al Discepolo, ma scompare agli occhi della pubblica opinione. E può aggirarsi indisturbato nell'ombra.
E come accade sempre in questo paese, un paese che chiameremo col nome di fantasia "Telelandia", il copia-e-incolla della stampa diventa legge e il caso si trasforma così per tutti. Da subito.
La conseguenza è facile da determinare in questi casi: la parte politica del Discepolo comincia a passare grossi guai d'immagine, un vero e proprio massacro politico. L'altra parte, colpevole quanto la prima, ne esce da innocente.
L'arresto del Discepolo era stato accompagnato da dichiarazioni di certezza delle accuse e di quantità smisurata di prove a carico. Eppure, dopo un anno, del processo neanche l'ombra. Né per l'uno, né per l'altro. E nemmeno per le altre decine di indagati.
Già, perché in questa nostra storia gli indagati non sono due, bensì 35. E dopo un anno rischiano di arrivare a 40. Le ultime novità, relegate in zona sgabuzzino nei tanti quotidiani e TG di Telelandia, parlano di 5 nuovi indagati.
E non solo. Parlano del sequestro dei beni per 10 milioni di euro complessivi per alcuni degli indagati.
Tutti gli indagati sono, in questo gioco di fantasia, amministratori o politici legati in qualche modo alla coppia Maestro-Discepolo. C'è anche un Parlamentare tra gli inquisiti, della stessa coalizione del Maestro. Lo chiameremo "Il seguace".
Il nome del Maestro è stato immediatamente rimosso dai ricordi collettivi. Quello del Seguace non c'è mai entrato. E' un nome insignificante per tantissimi.
Il Discepolo è invece un nome altisonante, che tutti ricordano. E che tutti per sempre assoceranno alla peggior corruzione politica. Lasciando linde e pinte le iconografie degli altri due.
Credete che questo "delitto perfetto" del Maestro e del Seguace non possa riuscire così alla perfezione? Che anche nel peggior paese i nomi degli indagati, con le stesse accuse e responsabilità, verrebbero citati allo stesso modo?
Allora immaginate se vi dicessi che tutto questo non è immaginazione. E che posso dare dei nomi reali che non ricordino un romanzo di Dan Brown, come invece fatto finora.
Immaginate se vi dicessi che Telelandia è l'Italia, El Dorado è l'Abruzzo, il Ribelle è la Rifondazione pre-divisione, il Maestro è Giovanni Pace (PDL), il Discepolo Ottaviano Del Turco (PD) e il Seguace Sabatino Aracu (PDL), attuale deputato.
Immaginate. Immaginate soltanto. Qui in Telelandia non possiamo fare altro.
Abbiamo di fronte a noi un amministratore locale. Non un amministratore locale qualunque, un Presidente di Regione. E' una vera autorità nella sua terra: parlamentare per ben due legislature, Presidente della Commissione di vigilanza sulla Cassa Depositi e Prestiti alla Camera dei Deputati, Presidente della sua regione. Una regione che chiameremo "El Dorado".
Sconfitto pesantemente al termine del suo primo mandato da un avversario politico di una certa notorietà politica.
Immaginiamo che questo politico local-nazionale, che chiameremo "il Maestro", diventi l'ideatore e l'utilizzatore di un sistema di tangenti legato alla gestione della sanità regionale (la vera gallina dalle uova d'oro di tante regioni d'Italia): la Regione incrementa illecitamente i fondi destinati dalle casse regionali alle cliniche private, sfruttando come sistema privilegiato il "rimborso pubblico delle degenze effettuate nelle strutture private"; in cambio il Maestro, in qualità di Presidente, intasca dalla clinica una discreta somma di denaro per garantire questo finanziamento.
In poche parole, soldi pubblici finiscono illegalmente nelle tasche di un amministratore sanitario privato e, di rimando, in quelle del Presidente di Regione. I cittadini hanno finanziato i loro proventi illeciti. Lasciando morire letteralmente la propria sanità pubblica regionale.
Un sistema d'illegalità ben strutturato. Ma immaginiamolo soltanto.
Questo esponente politico perde le elezioni in cui tentava la rielezione ed è costretto a proseguire il proprio impegno politico come semplice consigliere regionale.
Il suo avversario, in questo nostro racconto di fantasia, non si dimostra troppo diverso dal predecessore, nonostante la presunta differente appartenenza politica: lascia ai vari posti di amministrazione tutti gli uomini nominati dalla giunta precedente e, anziché scoprire il gioco malato messo su dall'amministrazione uscente e denunciarlo pubblicamente, decide di approfittarne, estendendone la portata "economica".
Chiameremo quest'uomo "il Discepolo".
Non ha la fortuna del suo predecessore. Un Procuratore della Repubblica di una città di El Dorado scopre questa truffa grazie a testimonianze, indagini su conti bancari e documenti scottanti presentati addirittura da un partito alleato del Discepolo, un partito (lo chiameremo "il Ribelle") che ravvisa strani atteggiamenti da parte del Discepolo, ma che non ha idea della portata di ciò che sta accadendo.
Il procuratore scopre tutto questo e lo arresta. Arresta il Maestro? Niente affatto. Arresta Il Discepolo. Le accuse a carico dei due sono le stesse, ma ora a governare la regione è quest'ultimo. E costui, a differenza del primo, potrebbe sfruttare il suo ruolo dirigenziale per proprio tornaconto.
Il Maestro non subisce l'onta delle manette. Il Discepolo invece sì. L'onta delle manette e, subito dopo, quella dei domiciliari.
Il caso giudiziario prende un nome, come accade sempre quando la stampa ha la necessità di parlare di una vicenda come questa.
Lo si potrebbe chiamare in maniera neutra come "sanitopoli", seguito dal nome della regione a cui si fa riferimento. Ma forse la banalità non aiuta nelle vendite e negli ascolti.
Ed inoltre si desiderano anche mettere in luce le colpe dei reali responsabili e togliere quella sensazione di astratto che il primo termine procurerebbe. Giustissimo! Che si facciano i nomi!
Come chiamarlo allora se non "Il caso Maestro-Discepolo"?
Sarebbe successo questo in un paese normale, ma non in questo nostro paese immaginario.
Qualche logica perversa altera questo nome. Qualcuno prova a dare un nome diverso, per un qualche interesse di parte forse. Prova a parlare de "Il caso Discepolo".
Il Maestro scompare dal caso. Non nella pratica, perché la sua posizione penale è identica al Discepolo, ma scompare agli occhi della pubblica opinione. E può aggirarsi indisturbato nell'ombra.
E come accade sempre in questo paese, un paese che chiameremo col nome di fantasia "Telelandia", il copia-e-incolla della stampa diventa legge e il caso si trasforma così per tutti. Da subito.
La conseguenza è facile da determinare in questi casi: la parte politica del Discepolo comincia a passare grossi guai d'immagine, un vero e proprio massacro politico. L'altra parte, colpevole quanto la prima, ne esce da innocente.
L'arresto del Discepolo era stato accompagnato da dichiarazioni di certezza delle accuse e di quantità smisurata di prove a carico. Eppure, dopo un anno, del processo neanche l'ombra. Né per l'uno, né per l'altro. E nemmeno per le altre decine di indagati.
Già, perché in questa nostra storia gli indagati non sono due, bensì 35. E dopo un anno rischiano di arrivare a 40. Le ultime novità, relegate in zona sgabuzzino nei tanti quotidiani e TG di Telelandia, parlano di 5 nuovi indagati.
E non solo. Parlano del sequestro dei beni per 10 milioni di euro complessivi per alcuni degli indagati.
Tutti gli indagati sono, in questo gioco di fantasia, amministratori o politici legati in qualche modo alla coppia Maestro-Discepolo. C'è anche un Parlamentare tra gli inquisiti, della stessa coalizione del Maestro. Lo chiameremo "Il seguace".
Il nome del Maestro è stato immediatamente rimosso dai ricordi collettivi. Quello del Seguace non c'è mai entrato. E' un nome insignificante per tantissimi.
Il Discepolo è invece un nome altisonante, che tutti ricordano. E che tutti per sempre assoceranno alla peggior corruzione politica. Lasciando linde e pinte le iconografie degli altri due.
Credete che questo "delitto perfetto" del Maestro e del Seguace non possa riuscire così alla perfezione? Che anche nel peggior paese i nomi degli indagati, con le stesse accuse e responsabilità, verrebbero citati allo stesso modo?
Allora immaginate se vi dicessi che tutto questo non è immaginazione. E che posso dare dei nomi reali che non ricordino un romanzo di Dan Brown, come invece fatto finora.
Immaginate se vi dicessi che Telelandia è l'Italia, El Dorado è l'Abruzzo, il Ribelle è la Rifondazione pre-divisione, il Maestro è Giovanni Pace (PDL), il Discepolo Ottaviano Del Turco (PD) e il Seguace Sabatino Aracu (PDL), attuale deputato.
Immaginate. Immaginate soltanto. Qui in Telelandia non possiamo fare altro.
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