11/11/09

I 15 miliardi dell'INAIL

Asbestosi


L'INAIL è l'Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro. Come ogni compagnia assicurativa che si rispetti, non muore di fame. Il suo bilancio annuale è in attivo di quasi 2 miliardi di euro. Le sue disponibilità liquide nel 2008 erano pari a 14.632.288.833 €.

I quasi 15 miliardi non servono a pagare stipendi, bonus e uffici: l'INAIL è in perfetta salute. I 15 miliardi, se necessario, vanno resi ai lavoratori. Sono stati pagati da loro, e devono servire a loro.

Mario Barbieri ha lavorato nel cantiere navale di Marina di Carrara per 27 anni, dal 1966 al 1992. Nel cantiere si lavorava l'amianto. Mario si ammala nel 2002 e muore nel 2006. Muore di asbestosi. Nel frattempo, nel cantiere della morte si ammalano altri 36 operai. Si ammalano di asbestosi, mesotelioma pleurico e carcinoma polmonare, malattie terribili che non distruggono solo le loro vite, ma anche le loro famiglie. Secondo l'INAIL, non c'è nesso tra la malattia di Mario e le diverse mansioni che ha ricoperto nel tempo: addetto allo spostamento di lamiere sottoposte a sabbiature, distruzione di materiale di fibro-amianto e magazzino.
Se sparisce il nesso, come per magia non c'è liquidazione del danno. Forza, aiutiamo l'INAIL a ritrovare il nesso perduto.

Dal post "I prossimi a morire", pubblicato su byoblu.com il 12 aprile 2009: «L'amianto è un minerale fibroso, i cui filamenti sono così leggeri da restare in sospensione nell'aria per molto tempo, e sono così piccoli da avere un diametro inferiore a quello che le nostre vie respiratorie sono in grado di filtrare. Basta inalarne uno, uno solo. Poi, non resta che aspettare. Le patologie connesse si sviluppano anche dopo venti o trent'anni. Si chiamano asbestosi, mesotelioma, carcinoma polmonare, e sono tutte mortali.»

Lo sappiamo noi, e non lo sa l'INAIL? L'unico nesso che non vedo è tra le finalità dichiarate dell'istituto - tutelare il lavoratore contro i danni derivanti da infortuni e malattie professionali causati dalla attività lavorativa - e i suoi 15 miliardi di cassa. Delle due l'una: o l'INAIL chiede troppi soldi alle aziende, elevando il costo del lavoro senza una reale necessità, oppure lucra sulla pelle dei lavoratori, evitando di risarcire chi ha perso la vita come Mario.

Ridate ai lavoratori il loro tesoretto. Così saranno liberi di investirlo in misure di sicurezza, oppure di spenderselo tutto andando a puttane. In ogni caso, non c'è nessun motivo perché resti in tasca a voi.

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