E' datata 13 gennaio 2010, ore 16:40, poco più di tre ore fa, l'ultima dichiarazione a mezzo stampa del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sul nuovamente attuale e delicatissimo tema fiscale. Con essa il premier va a modificare ancora una volta la posizione dell'intera compagine ministeriale sul tema del sistema tributario nazionale.
"Ho sentito e ho letto di riduzioni delle aliquote a due, non è così", è stata la sua nettissima posizione. Eppure, appena 4 giorni fa, Repubblica pubblicava un'intervista esclusiva mai smentita in cui il Cavaliere dichiarava senza mezzi termini di voler procedere prestissimo ad una riforma fiscale che, tra le altre cose, riducesse a due soltanto (23% e 33%) le aliquote previste per le imposte sul reddito personale.
Una visione, quella del capo di governo, estremamente simile a quella che ispirò a suo tempo i sistemi tributari ottocenteschi, escludendo ogni forma di progressività fiscale e di redistribuzione della ricchezza, al limite anche della costituzionalità (in virtù di quell'articolo 53 della Costituzione che recita "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività"), ma che si faceva spazio prepotentemente nel dibattito politico nazionale, trovando il plauso entusiasta dei primi tre sponsor: i ministri Tremonti, Maroni e Brunetta. E l'inaspettata apertura dell'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro.
Oggi la smentita che sciogle drasticamente l'apparente solidità di una proposta di politica economica anelata sin dai primi mesi del 1994.
Le parole-chiave che hanno tracciato per giorni la bontà di questa riforma erano "semplificazione", "modernità fiscale", "equità" ed "efficienza". Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti nemmeno due giorni fa tirava in ballo in qualità di "causa" l'Unione Europea.
Ma se di equità è difficile parlare in relazione ad una proposta che istituisce de facto una flat tax del 23% per tutti i cittadini italiani (attualmente solo lo 0.5% dei contribuenti risulta al di sopra di quella soglia da 100 mila euro per cui scatterebbe la seconda aliquota del 33%), altrettando ardito può risultare l'idea di chiamare in causa i paesi partner dell'UE.
SPAGNA
Per l'imposta sui redditi delle persone fisiche la Spagna stabilisce 4 aliquote (una in meno di quelle italiane) ed un prelievo marginale massimo pari al 43%, identico a quanto stabilito dal nostro sistema fiscale.
FRANCIA
Un sistema molto simile a quello attualmente in vigore per i nostri cugini d'oltralpe; il fisco francese istituisce per i redditi personali un sistema di prelievo fiscale fondato su 4 aliquote, che variano dal 5.50% (che scatta per il reddito di 5.600 euro annui) al 40%.
REGNO UNITO
Si avvicina, ma con alcune sostanziose differenze, al sistema proposto dal premier italiano, quello in vigore nel Regno Unito, costruito attorno a 3 sole aliquote (10%, 22%, 40%), ma concentrate in un range di reddito che va dalla soglia minima di zero euro annui (10%) a quella massima di 33.301 euro lordi all'anno, con la quale scatta l'ultima soglia del 40%.
NORVEGIA
Più complesso il sistema fiscale norvegese, fondato su un'aliquota di base pari al 28% e ad un sistema di divisione dei contribuenti in classi costruito attorno ad una profonda differenziazioni in termini di sovrattasse e di deduzioni fiscali.
E' possibile però tradurre il meccanismo del prelievo in termini "italiani" con un sistema a 4 aliquote, che innalza fino al 47,8% per i lavoratori dipendenti e al 51% per i lavoratori autonomi il prelievo fiscale sul reddito da lavoro.
SVEZIA
Il sistema fiscale svedese è strutturato attorno ad un complicato mix di aliquote nazionali e aliquote locali. Il prelievo nazionale è costruito attorno a due sole aliquote (20% e 25%), ma compensato da un sistema di deduzioni che cambia a seconda del reddito complessivo considerato.
A tali percentuali vanno sommate quelle corrispondenti al prelievo locale, che va dal 29.22% della municipalità di Solna al 34.17% di Ragunda, per un prelievo complessivo che raggiunge il 60%.
FINLANDIA
La Finlandia adotta un criterio fiscale del tutto analogo a quello svedese, con la presenza di 4 aliquote nazionali (la più alta del 30%) e diverse aliquote municipali, che arrivano ad un massimo del 21%. Il prelievo minimo per un multimilionario non può scendere in alcun modo al di sotto del 47%.
DANIMARCA
Analogamente a quanto previsto dagli altri sistemi scandinavi, la Danimarca utilizza un sistema fiscale a 3 aliquote nazionali (la più alta pari al 15%) a cui vanno sommate le aliquote locali di riferimento, che raggiungono un livello medio del 25%.
Ben diverso il sistema di prelievo sui guadagni non-lavorativi (ad es. finanziari) per cui il prelievo svaria dall'aliquota minima del 28% alla massima del 45%.
GRECIA
Quattro le aliquote presenti nel paese ellenico del primo ministro Papandreou: dal 15% per i redditi minimi al 40% per i redditi over 75.000 €.
PAESI BASSI
Sulla falsariga di quello italiano, il sistema olandese è costruito attorno a 4 aliquote nazionali, che spaziano però da una quota minima del 2,35% a quella massima che arriva al 52% dei redditi ottenuti.
BELGIO
I vicini belgi non si discostano troppo dal sistema dei vicini olandesi, strutturando il prelievo fiscale attorno a 5 aliquote, in cui la massima tocca la percentuale del 50%.
PORTOGALLO
Non sembrano accusare problemi di complessità il governo socialista portoghese, che mantiene invariato l'ultimo sistema datato 2001: ben 7 aliquote, con un prelievo massimo per i redditi sopra i 64 mila euro pari al 42%.
AUSTRIA
Simile ad altri sistemi europei quello in vigore nella repubblica austriaca, con un prelievo strutturato attorno a 3 aliquote nazionali (36,5%, 43% e 50%), molto più alte e "feroci" di quelle in vigore nella penisola italiana.
GERMANIA
L'unica eccezione europea è rappresentata dal sistema fiscale tedesco, che insiste su un prelievo a due aliquote, in cui la redistribuzione della ricchezza è però ben più consistente di quella prevista dal progetto berlusconiano, essendo costruita su un'aliquota minima del 15% ed una massima del 42%.
Dati tratti da: Commissione Europea - Taxation and Customs Union
"Ho sentito e ho letto di riduzioni delle aliquote a due, non è così", è stata la sua nettissima posizione. Eppure, appena 4 giorni fa, Repubblica pubblicava un'intervista esclusiva mai smentita in cui il Cavaliere dichiarava senza mezzi termini di voler procedere prestissimo ad una riforma fiscale che, tra le altre cose, riducesse a due soltanto (23% e 33%) le aliquote previste per le imposte sul reddito personale.
Una visione, quella del capo di governo, estremamente simile a quella che ispirò a suo tempo i sistemi tributari ottocenteschi, escludendo ogni forma di progressività fiscale e di redistribuzione della ricchezza, al limite anche della costituzionalità (in virtù di quell'articolo 53 della Costituzione che recita "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività"), ma che si faceva spazio prepotentemente nel dibattito politico nazionale, trovando il plauso entusiasta dei primi tre sponsor: i ministri Tremonti, Maroni e Brunetta. E l'inaspettata apertura dell'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro.
Oggi la smentita che sciogle drasticamente l'apparente solidità di una proposta di politica economica anelata sin dai primi mesi del 1994.
Le parole-chiave che hanno tracciato per giorni la bontà di questa riforma erano "semplificazione", "modernità fiscale", "equità" ed "efficienza". Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti nemmeno due giorni fa tirava in ballo in qualità di "causa" l'Unione Europea.
Ma se di equità è difficile parlare in relazione ad una proposta che istituisce de facto una flat tax del 23% per tutti i cittadini italiani (attualmente solo lo 0.5% dei contribuenti risulta al di sopra di quella soglia da 100 mila euro per cui scatterebbe la seconda aliquota del 33%), altrettando ardito può risultare l'idea di chiamare in causa i paesi partner dell'UE.
SPAGNA
Per l'imposta sui redditi delle persone fisiche la Spagna stabilisce 4 aliquote (una in meno di quelle italiane) ed un prelievo marginale massimo pari al 43%, identico a quanto stabilito dal nostro sistema fiscale.
FRANCIA
Un sistema molto simile a quello attualmente in vigore per i nostri cugini d'oltralpe; il fisco francese istituisce per i redditi personali un sistema di prelievo fiscale fondato su 4 aliquote, che variano dal 5.50% (che scatta per il reddito di 5.600 euro annui) al 40%.
REGNO UNITO
Si avvicina, ma con alcune sostanziose differenze, al sistema proposto dal premier italiano, quello in vigore nel Regno Unito, costruito attorno a 3 sole aliquote (10%, 22%, 40%), ma concentrate in un range di reddito che va dalla soglia minima di zero euro annui (10%) a quella massima di 33.301 euro lordi all'anno, con la quale scatta l'ultima soglia del 40%.
NORVEGIA
Più complesso il sistema fiscale norvegese, fondato su un'aliquota di base pari al 28% e ad un sistema di divisione dei contribuenti in classi costruito attorno ad una profonda differenziazioni in termini di sovrattasse e di deduzioni fiscali.
E' possibile però tradurre il meccanismo del prelievo in termini "italiani" con un sistema a 4 aliquote, che innalza fino al 47,8% per i lavoratori dipendenti e al 51% per i lavoratori autonomi il prelievo fiscale sul reddito da lavoro.
SVEZIA
Il sistema fiscale svedese è strutturato attorno ad un complicato mix di aliquote nazionali e aliquote locali. Il prelievo nazionale è costruito attorno a due sole aliquote (20% e 25%), ma compensato da un sistema di deduzioni che cambia a seconda del reddito complessivo considerato.
A tali percentuali vanno sommate quelle corrispondenti al prelievo locale, che va dal 29.22% della municipalità di Solna al 34.17% di Ragunda, per un prelievo complessivo che raggiunge il 60%.
FINLANDIA
La Finlandia adotta un criterio fiscale del tutto analogo a quello svedese, con la presenza di 4 aliquote nazionali (la più alta del 30%) e diverse aliquote municipali, che arrivano ad un massimo del 21%. Il prelievo minimo per un multimilionario non può scendere in alcun modo al di sotto del 47%.
DANIMARCA
Analogamente a quanto previsto dagli altri sistemi scandinavi, la Danimarca utilizza un sistema fiscale a 3 aliquote nazionali (la più alta pari al 15%) a cui vanno sommate le aliquote locali di riferimento, che raggiungono un livello medio del 25%.
Ben diverso il sistema di prelievo sui guadagni non-lavorativi (ad es. finanziari) per cui il prelievo svaria dall'aliquota minima del 28% alla massima del 45%.
GRECIA
Quattro le aliquote presenti nel paese ellenico del primo ministro Papandreou: dal 15% per i redditi minimi al 40% per i redditi over 75.000 €.
PAESI BASSI
Sulla falsariga di quello italiano, il sistema olandese è costruito attorno a 4 aliquote nazionali, che spaziano però da una quota minima del 2,35% a quella massima che arriva al 52% dei redditi ottenuti.
BELGIO
I vicini belgi non si discostano troppo dal sistema dei vicini olandesi, strutturando il prelievo fiscale attorno a 5 aliquote, in cui la massima tocca la percentuale del 50%.
PORTOGALLO
Non sembrano accusare problemi di complessità il governo socialista portoghese, che mantiene invariato l'ultimo sistema datato 2001: ben 7 aliquote, con un prelievo massimo per i redditi sopra i 64 mila euro pari al 42%.
AUSTRIA
Simile ad altri sistemi europei quello in vigore nella repubblica austriaca, con un prelievo strutturato attorno a 3 aliquote nazionali (36,5%, 43% e 50%), molto più alte e "feroci" di quelle in vigore nella penisola italiana.
GERMANIA
L'unica eccezione europea è rappresentata dal sistema fiscale tedesco, che insiste su un prelievo a due aliquote, in cui la redistribuzione della ricchezza è però ben più consistente di quella prevista dal progetto berlusconiano, essendo costruita su un'aliquota minima del 15% ed una massima del 42%.
Dati tratti da: Commissione Europea - Taxation and Customs Union
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