24/03/10

APPUNTAMENTO CON LA STORIA!



Quando un paio di anni fa al festival dell'Economia di Trento chiesi a Paul Krugman, premio Nobel all'Economia, cosa ne pensasse in riferimento alla possibilità che la finanza stesse sequestrando la democrazia, dopo un breve sorriso, facendosi serio confermo questa paura, una paura diventata realtà.
Un'impressionante ondata di tracotanza e avidità, di demenziale esaltazione e senso di onnipotenza ha pervaso le menti dei maggiori responsabili della finanza mondiale, al punto tale di aver ascoltato dichiarazioni al limite della follia umana. Dalla mano di dio alla "santità del profitto", sino a giungere ad una crisi come le altre perchè tanto ne accadono sempre ogni tre o cinque anni, in un crescendo mistico di esaltazione e onnipotenza, abbiamo assistito ad una serie impressionante di dichiarazioni mistiche.
Senza voler attendere i risultati delle varie commissioni di inchiesta o di indagine sulla crisi, solo le vicende AIG e Lehman Brothers, contengono abbastanza indizi per comprendere che la creatività finanziaria spesso si spinge sino al confine del reato, qualunque esso sia, un reato che in molti casi assume l'aspetto di un vero e proprio crimine contro l'umanità.
Si trattasse solo della finanza, sarebbe troppo facile circoscrivere il fenomeno, ma la politica non è esente da colpe in questa crisi, come non esente è lo stesso popolo, pervaso talvolta da un senso di esaltazione e follia collettiva.
Come ha scritto Fabrizio Galimberti, nel suo libro dal titolo " Economia e pazzia: crisi finanziarie di ieri e di oggi" nei mesi che seguirono alla scoppio della bolla della " South Sea" la crisi dei Mari del Sud, il Parlamento fece pulizia, con una spietatezza che fa onore alla monarchia costituzionale inglese.
" Molti membri del Parlamento furono espulsi, altri andarono in prigione, furono documentate tutte le "tangenti" e le illegalità pagate e commesse dai direttori della South Seas Company. Ci andarono di mezzo sia questi che i beneficiari di quelle peculiari stock options. E una legge speciale, il South Sea Sufferers' Bill, spogliò i direttori delle loro sostanze ( il rapporto della commissione d'inchiesta elenca i loro averi con incredibile minuzia, dalle piantagioni nelle Indie Occidentali ai gioielli della moglie e delle figlie, dai sacchi di cocciniglie e pepe a pentole e padelle...ma come era da prevedere, non si ritrova molto contante nelle liste...) Il furore popolare contro i consiglieri di amministrazione della South Sea Company ebbe molto eco in Parlamento. Un membro dei comuni, Robert Molesworth, propose che i direttori, dovessero essere condannati per parricidio e sottoposti alla pena prevista nella Roma antica per questo crimine..."
Marcello Foa, nel suo BLOG si chiede quanto tempo ancora manca per avere una nuova rivoluzione francese, riportando le parole del professor Barone Adesi Giovanni, uno dei massimi esperti europei e mondiali di prodotti derivati e gestione del rischio.


" La Federal Reserve ha annunciato che lascerà bassi i tassi di interesse ancora a lungo. Perché l’economia è ancora anemica. Giusto o forse no, perché si sta ripetendo lo scenario dei primi anni del Duemila, quando per rimediare allo scoppio della bolla del Nasdaq la Fed tenne i tassi bassi e questo pose le premesse per la creazione di una nuova bolla, scoppiata tra il 2007 e il 2008.
Vedendo l’andamento delle Borse c’è da restare perplessi. La disoccupazione resta alta, le prospettive di crescita sono deludenti in tutto l’Occidente, il debito pubblico continua a crescita. Eppure la Borsa vola come se fossimo in periodo di pieno boom, scontando utili molto ipotetici. Il punto è che a nessuno importa degli utili, perché l’attuale crescita è guidata dalla liquidità a buon mercato, che fa felici speculatori e banche d’affari, i quali ricevono denaro praticamente gratis, denaro che anziché aiutare l’economia reale, alimenta la crescita artificiale della Borsa.
Insomma, ho l’impressione che si sia creata un’altra bolla e che questa sia ormai la natura di un sistema incentrato sulla finanza: si passa da una bolla all’altra; con creazioni di spaventose ricchezze individuali a fronte di un impoverimento della società, che anziché accumulare capitale, accumula debiti, privati o pubblici. Dunque diventa schiava.
Ma la storia insegna che sperequazioni così forti non durano. Un economista molto bravo l’altro giorno in confidenza mi ha detto: stiamo creando le premesse che hanno portato alla Rivoluzione francese ovvero a una ribellione di un popolo impoverito contro i privilegi inaccettabili di un’aristocrazia egoista, avida e autoreferenziale.
Ha ragione lui, lo sbocco della crisi provocherà una Rivoluzione? O il meccanismo del debito è cosî diabolico - e globale - da rendere le masse prigioniere per sempre?

AGGIORNAMENTO. Il professore citato nel post è Giovanni Barone-Adesi, docente di Teoria finanziaria presso la Facoltà di Scienze economiche dell’Università della Svizzera Italiana. Il suo nome non è molto noto al grande pubblico italiano, ma nel mondo accademico europeo e americano è considerato uno dei massimi esperti sui derivati e la gestione del rischio e collabora con varie istituzioni finanziarie e organi di regolamentazione nella gestione dei rischi (vedi la sua biografia). E’ stato lui stesso ad autorizzarmi a svelare la sua identità e ha contribuito inviando questo commento, che trovate qui sotto e che trascrivo di seguito:
Il sistema bancario resta fragile perchè la difesa degli azionisti ha avuto la priorità sulla ricapitalizzazione. Le banche senza capitale economico hanno difficoltà a fare credito, possono solo investire la liquidità data dalle banche centrali in attività speculative a breve, vantaggiosissime finchè pagano zero interessi sulla liquidità. Il fatto che le autorità calcolino il capitale regolamentare in modo fantasioso non cambia la realtà, solo l’offusca. Le banche sono obbligate a speculare invece di sostenere la ripresa con il credito. Passiamo di crisi in crisi, trasferendo ogni volta soldi dai contribuenti a pochi individui. Per parafrasare Churchill, raramente pochi hanno dovuto tanto a tanti. Questo quadro, che in realtà si applica agli Stati Uniti e all’Inghilterra piu’ che all’Italia, forse non porterà in fretta alla rivoluzione, ma rischia di tenere a galla Brown e altri opportunisti (qualcuno anche in Italia, paese che soffre di mali piu’ antichi) che, dando la colpa alla finanziarizzazione eccessiva dell’economia, gli hedge fund e l’ingegneria finanziaria, difendono lo status quo, un’autentica perversione dell’economia di mercato.


Come dice Foa, la storia insegna che sperequazioni cosi forti non durano a lungo e non dureranno a lungo neanche questa volta, perchè prima o poi qualcuno busserà alla porta della storia stessa, che si tratti di una guerra di indipendenza americana o di una rivoluzione francese.
Annegando la consapevolezza e le coscienze, si ha come la senzazione che questa volta è diverso, questa volta non accadrà nulla, che nulla cambia tutto è per sempre uguale.
Come ci ha segnalato Luca si tratta forse di una "crisi sprecata" come scrive Antonio Foglia sul Corriere della Sera, ...
"Stiamo sprecando le opportunità di riforma offerte dalla crisi. E' un vero delitto, data l'angoscia e le sofferenze che ha creato, e il peso che ha caricato sulle spalle delle finanze pubbliche. Angela Merkel e Nicolas Sarkozy si occupano di hedge fund e «credit default swap» (o Cds quei contratti con i quali ci si assicura contro il fallimento dei debitori e che sono usati, secondo le loro accuse, per scommettere contro l’euro). O non hanno capito niente, o devono creare diversivi per distrarre l'attenzione dalla precarietà delle loro grandi banche e delle finanze pubbliche."
Probabilmente hanno compreso tutto e fanno finta di niente; hanno compreso che l'intero sistema finanziario principale è sostanzialmente fallito, tecnicamente distrutto senza il contribuente, senza le magie contabili, senza la liquidità che foraggia la leva e la speculazione.
Di nazionalizzazione neanche a parlarne, se nazionalizzi impianti nucleari come Deutsche Bank o UBS, Citigroup o Bank of America, rischi di disintegrarti all'istante, se non sei in grado di smontarne il rischio sistemico, dimenticandone le parti essenziali nascoste fuori bilancio. E se qualcuno ancora pensa che le mie parole siano le parole di un folle solitario, allora ascolti le dichiarazioni di autentici fuoriclasse della gestione del rischio, i lamenti continui di Draghi e Volcker.
" Malgrado l'alleggerimento delle regole contabili, la situazione delle grandi banche resta preoccupante, come spiega uno studio della Banca del Ceresio ripreso dal Financial Times. L'analisi dei bilanci a fine 2009 delle prime 5 banche americane ed europee evidenzia per questi 10 istituti una leva ancora di 18 volte: meno di 6 euro di capitale ogni 100 euro di attivi. Se i loro attivi perdono più del 5,5%, queste banche si ritrovano insolventi.
Gli ottimisti notano che con una leva così se si guadagna più di un euro all'anno ogni cento di attivi, come sta in effetti succedendo, in 5 anni si ricostruisce il capitale. Ma un Return on Equity superiore al 20% in un’industria soggetta a regole prudenziali e finanziata da depositi garantiti dai contribuenti è sintomo di mezzi propri insufficienti, non di alta redditività ed efficienza che vengono poi prese come scuse per intascare bonus milionari.
Che rischio hanno gli attivi di queste 10 grandi banche? Dai bilanci si evince un rapporto tra attivi ponderati per il rischio ed attivi totali del 46 per cento. Se fossero investite solo in obbligazioni AAA il rapporto sarebbe del 25%, mentre se fossero investite solo in azioni quotate sarebbe 125 per cento.
Una via di mezzo quindi. In pratica il profilo di rischio è identico a quello del portafoglio di un signore che, avendo 100 euro di risparmi propri, ne avesse investiti 390 in azioni e 1.470 in bond AAA, facendosi finanziare la differenza da qualche matto. Ma i matti siamo tutti noi, o come depositanti, o come contribuenti, chiamati poi a salvare le banche che con questo profilo di rischio hanno la certezza di ritrovarsi insolventi almeno ogni 5 anni, se facessero i conti giusti...
Purtroppo politici e regolatori non sembrano interessati a porsi le domande da cui potrebbero nascere le riforme di cui abbiamo urgente bisogno. Che mestieri devono fare le banche e con quanto capitale? Ormai per ognuno dei mestieri che fanno esistono intermediari specializzati e meglio capitalizzati. Chi deve imporre la disciplina alle banche? I regolatori hanno clamorosamente fallito proprio nel settore ove avevano i più vasti poteri. Che mercati finanziari vogliamo? Il grosso dell’intermediazione avviene in alvei opachi di negoziazione dominati da pochi grandi banche che intascano indebite rendite oligopolistiche, mentre i mercati regolamentati vengono indeboliti da normative nefaste come la MIFID.
E’ giusto anche chiedersi che ruolo devono avere i Cds. Ma prendersela con un ambasciatore probabilmente inadatto perché il suo messaggio porta pena è un pessimo uso del poco tempo che ci resta prima che si perda il senso di urgenza della crisi e si ritorni ad una normalità ancora più precaria della precedente. Dato lo stato delle finanze pubbliche, non avremo più per troppi anni le risorse per arginare un'altra crisi finanziaria così efficacemente come fatto finora. " ( Antonio Foglia )
Potrei proseguire all'infinito sull'argomento ma preferisco cercare di distrarmi con l'analisi dei dati di ieri, mentre il mercato riempie le sale cinematografiche dove si continua a proiettare il migliore dei mondi possibili, un cinema in tre dimensioni, che attira spettatori, in proporzione sempre maggiore rispetto alle eventuali uscite di sicurezza, un film nel quale la liquidità scorre impetuosa e travolgente. Come i lettori sostenitori di Icebergfinanza, ben sanno, io continuo a privilegiare un'altro superbo spettacolo, in attesa che un fiume si sprigioni dalle uscite di sicurezza di un film gratuito offerto dalle banche centrali, con incasso devoluto in beneficenza alle maggiori realtà finanziarie mondiali.
Nel frattempo una sorprendente Yanet Yellen esprime un insolito ottimismo in relazione alla dinamica occupazionale americana, rincuorandosi per un tasso di disoccupazione sceso al 9,7 % e li rimastovi, stabilizzazione che non dovrebbe essere un fuoco di paglia, anche se nella sostanza resta decisamente realista. Ma sempre secondo la futura vicegovernatrice della Fed, data la sua previsione di una crescita moderata, il timore di una disoccupazione che resterà alta per molti anni, con una percentuale del 8 % alla fine del 2011 è una prospettiva molto deludente.
Come abbiamo visto ieri nel post dedicato a tutti coloro che sostengono Icebergfinanza, risulta ancora più sorprendente la dichiarazione della Yellen, specialmente in relazione alle analisi provenienti dai suoi analisti.
Inoltre un certo Martin Feldstein, presidente del NBER ente preposto alle rilevazione dei periodi recessivi in America, non perde occasione per manifestare la sua sensazione che una nuova recessione è molto più vicina di quello che il mercato sia in grado di comprendere.
A febbraio, le vendite di Existing Home Sales, case esistenti, sono scese meno del previsto, sempre che abbia ancora un senso la previsione di qualche economista interessato, ma nella sostanza visto che abbiamo assistito ad un imponente rimbalzo degli inventari di case invendute, salito da 7,8 mesi a 8,6 mesi, il numero di vendite continua a ridursi significativamente.
Nel grafico qui sotto gentilmente offerto da Tim Iacono avete ben chiara la dinamica:
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Immagino che si tratti sempre e solo di un problema metereologico, come continua ad evidenziare la NAR associazione degli immobiliaristi americani, mesi non propizi quelli invernali, ma la stagionalità nel mercato immobiliare non è un'invenzione dell'ultima ora, esiste dalla notte dei tempi e gli inventari stanno suggerendo tutt'altra direzione, senza per'altro tenere conto degli "shadow inventory" ovvero quelle abitazioni pignorate dalle banche e mai immesse nei mercati, in attesa di un miglioramento della dinamica della richiesta.
Inoltre vendite obbligate, "short sales" vendite allo scoperto e acquisti unici di prima istanza, senza contare il ritorno della speculazione, sono solo alcuni dei fattori che sostengono una dinamica che non ha ancora trovato la sua naturale conclusione.
Il recente crollo delle vendite verrà mitigato dalla nuova tornata di incentivi, poi la naturale dinamica tornerà a fare il suo corso. Il recente rilascio da parte della Federal Housing Finance Agency (FHFA) con un calo dei prezzi del 0,6 % su base mensile, sussurra che la "double dip recession housing" potrebbe essere già tra di noi. Il recente calo di somma al meno 2 % di dicembre.
Inoltre le recenti affermazioni sul futuro di Freddie Mac e Fannie Mae agenzie governative di sostegno ai mutui, non promettono nulla di buono.
Oggi usciranno i dati relativi alle vendite di nuove abitazioni, mercato di riferimento principale per la creazione di nuovi posti di lavoro, ma dalle premesse, non vi è nulla di buono da aspettarsi, fiducia dei costruttori, dati di avvio dei cantieri e preliminari di compravendita sussurrano solo una cosa, che laggiù all'orizzonte sta per profilarsi una nuova discesa dei prezzi, come Icebergfinanza, faceva notare alla fine del secondo semestre dello scorso anno, alla faccia di coloro che da tempo continuano a posporre la realtà, la verità di una autentica depressione immobiliare dimenticando che le magie contabili delle banche per nascondere le perdite conseguenti, prima o poi dovranno finire.

Nel frattempo E' STATA SPEDITA l'ultima analisi dal titolo " Inflazione e deflazione: fantasmi monetari" a tutti coloro che hanno contribuito o a coloro che vorranno contribuire liberamente alla nostra navigazione, analisi nella quale oltre a "smontare" alcune fobie inflative attuali esploreremo una nuova sorpresa proveniente dallo studio della legge di Okun in relazione alle dinamiche occupazionali dello scorso anno, una sorpresa che non fa altro che confermare le nostre visioni di una strutturale e lenta ripresa del mercato del lavoro occidentale, ripresa che potrebbe essere messa in discussione da una eventuale ricaduta in recessione.

Ho come la sensazione che nel mese di marzo il BLS enfatizzerà una ripresa del mercato del lavoro evidenziandone gli effetti metereologici passati e l'ondata di assunzione temporanea in funzione del censimento nazionale 2010, anche se i sussidi ci raccontano una storia decisamente differente.

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