24/03/10

La rivoluzione verde dei comuni d'Italia e l'inutilità del nucleare



E' risalente alle prime ore di questa mattina la pubblicazione da parte di Legambiente all'interno del proprio sito web dell'annuale rapporto sull'ecosostenibilità e lo sviluppo di energia alternativa in tutti i comuni d'Italia. Il report [PDF], dal titolo "Comuni Rinnovabili 2010" e giunto alla sua quinta edizione, presenta una realtà ed un processo evolutivo in corso del tutto inaspettato e descrive un paese avvolto da una dicotomia estrema: da una parte il disinteresse delle istituzioni nazionali ai temi ambientali e la scelta drammatica del nucleare, dall'altra la spinta dal basso di numerosissime realtà locali verso la realizzazione pratica e già in atto del sistema "Energia pulita 100%".

I luoghi comuni basati sull'impossibilità di affidare il complesso dei consumi energetici alle sole fonti rinnovabili, sull'eccessività dei costi infrastrutturali, sulla difficoltà di dislocazione degli impianti "verdi" vengono spazzati via da tutte le cifre, i dati e le descrizioni di curiose realtà che compongono il documento.

Degli 8095 comuni che compongono l'intero territorio nazionale, ben 6993 sono quelli all'interno dei quali è installato almeno un impianto di produzione di energia rinnovabile. Appena due anni fa erano soltanto 190. In meno di 24 mesi il numero di comuni coinvolti nella "rivoluzione verde" è cresciuto del 119%, portando ad una copertura complessiva dell'86% del territorio dell'intero stivale.

La crescita coinvolge secondo misure più o meno significative tutti gli strumenti puliti, dal solare fotovoltaico a quello termico, dal mini-idroelettrico alla geotermia, dalle biomasse e i biogas all'eolico e alle reti di teleriscaldamento, e si estende ad ogni angolo del paese, assumendo evidenti tipicizzazioni delle strutture territorio per territorio (eolico in puglia, biomasse nel nord, mini-idroelettrico nei territori della Pianura Padana e così via), a dimostrazione di come la straordinaria vastità dei sistemi attualmente realizzati consente una graduale indipendenza dal termoelettrico e dalle emissioni inquinanti indipendentemente dagli ostacoli di tipo fisico o geografico.

La Terna ha certificato un incremento seiennale di potenza energetica prodotta di 22 GW, dai 76 GW del 2002 al 98 GW del 2008, con un dato attuale che supera sensibilmente quota 100 GW. Eppure la domanda di picco finora espressa dall'intera popolazione italiana non ha mai superato quota 57 GW, con l'evidente risultato di trovarci in una condizione di energia consumata pari alla metà di quella tecnicamente prodotta.
A tale proposito Legambiente ricorda, oltre alle numerose perdite di energia a causa di reti di trasporto obsolete, le numerosi centrali che ad oggi funzionano al minimo regime ma al massimo costo di produzione; una logica perversa che raggiungerebbe l'apice con l'introduzione del nucleare, a causa degli ingenti costi iniziali che le imprese preposte alla produzione di tale energia saranno costrette a recuperare lievitando i costi e lasciandoli inalterati per moltissimi anni.

Nella classifica dei comuni "virtuosi" spiccano le località in provincia di Bolzano, Trento ed Aosta che, a dispetto dei luoghi comuni, puntano quasi zero sull'eolico e in media quantità sull'idroelettrico, privilegiando sistemi moderni come il solare termico, le biomasse ed il fotovoltaico.
Tra le grandi città spiccano i virtuosismi di Lecce, che con i suoi 36 MW di eolico fornisce energia al 111% delle famiglie, e Agrigento, che con identica tecnologia fornisce energia per il 127% delle famiglie del comune. Sono solo alcuni esempi di città in grado di produrre con le soli fonti rinnovabili più di quanto richiesto dalle città stesse.

Da segnalare i casi speciali come Tocco da Casauria (PE), che grazie alle royalties delle sue 4 pale eoliche, ha ristrutturato interamente, senza alcun costo per la collettività, lo storico castello della cittadina, o la città di Grosseto che con i 20 MW di eolico a Scansano e i 117 MWh all'anno forniti dalle biomasse fornisce energia e riscaldamento rispettivamente per il 22% ed il 66% delle famiglie. Assieme ad esse lo stadio Bentegodi di Verona, coperto da una distesa di pannelli fotovoltaici da 1 MW e la città di Isera (TN), nella quale si snoda il tratto autostradale della A22 costituito da bandiere fonoassorbenti alle quali sono stati ancorati pannelli solari contraddistinti da oltre 730 kW di potenza.

Per il solare fotovoltaico spicca il record, raggiunto nel profondo sud, dalla città di Craco (MT), con 542 KW medi prodotti per appena 1000 abitanti. Il suo impiego raggiunge cifre record in Puglia e in Emilia-Romagna e, a seguire, Lazio, Toscana, Umbria e Sardegna. Solo 4 le regioni (Puglia, Umbria, Lazio ed Emilia-Romagna) che hanno imposto l'obbligo del fotovoltaico per gli edifici di nuova costruzione.
Per il solare termico invece assistiamo ad un boom vero e proprio, con il passaggio dei nemmeno 500 comuni con tale tecnologia nel 2008 agli altro 4000 di quest'anno, grazie soprattutto alle detrazioni al 55% decise dall'esecutivo Prodi nella scorsa legislatura ed inizialmente rimosse dall'attuale governo nell'autunno 2009.
La stroardinaria utilità di uno strumento come questo la mostra una vera metropoli quale è la città di Barcellona; il capoluogo catalano, grazie all'imposizione del solare termico per tutti i lavori edilizi nella città, si è reso protagonista di una crescita in 9 anni, in termini di superficie, del 3800%.

L'eolico torna a farla da padrone nella regione pugliese, con il primato espresso dalla provincia di Foggia: 8 comuni tra i primi 22 di tutta Italia e potenza di 893 MW. A fare compagnia alla regione del governatore Vendola c'è la Sardegna dell'ex governatore Soru, con gli impianti eolici impiegati in tutta l'isola. Da segnalare il caso di Poggio Imperiale (FG), tra le città modello in questo ambito, oltre che protagonista della costruzione degli impianti in un territorio totalmente pianeggiante e a ridosso dell'autostrada, che forniscono, oltre ad un inatteso fascino paesaggistico, la smentita alla inutilità di impianti eolici al di fuori dei territori montuosi.

Il mini-idroelettrico è tra le tecnologie a maggiore espansione e si caratterizza per il suo possibile impiego anche all'interno delle reti degli acquedotti urbani. A Belluno ad esempio la Gestione Servizi Pubblici ha provveduto ad inserire ben 10 impianti di questo tipo all'interno della rete idrica comunale, una realtà che si sarebbe resa del tutto impossibile in presenza di gestori privati incaricati del mero servizio idrico.

Il geotermico, invece, bloccato sulla cifra "5 comuni" dal 1904 al 2006, vede ad inizio 2010 ben 181 comuni che impiegano tale strumento di produzione di energia pulita; una cifra in costante e rapidissima crescita, così come è in crescita il modello delle "biomasse", impiegato quasi esclusivamente nelle regioni del nord (Piemonte, Lombardia, Trentino Alto-Adige, Veneto ed Emilia-Romagna), con la sola eccezione meridionale, ancora una volta, della regione pugliese.

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