Borse che salgono a stecca sull'onda del coca-ottimismo
Notizie pink sui mass-media
Gente che si tranquillizza e che torna ai propri "Iphone" quotidiani...
Tutto è bene quel che finisce bene Normalizzazione...Anestetizzazione...Ripristino della Confidence (sull'orlo del baratro).
Durante il quasi-collasso dei giorni scorsi, i gossip-mass-media avevano raggiunto picchi di lucidità e sincerità tali da rendere quasi inutili noi Bloggers-catastrofisti...
Non che facessero nulla di eccezionale: stavano semplicemente facendo INFORMAZIONE....
Ecco che pochi giorni dopo hanno ricominciato con le loro mistificazioni da Sbatti il Titolone ad effetto in Prima Pagina (sviando il lettore dalla realtà): il lupo perde il pelo ma non il vizio...
Questa volta non mi sforzo più di tanto e passo la parola ad uno dei pochi eroici/fessi Don Chisciotte che come me hanno deciso masochisticamente di prendersi tanti Mulini in faccia invece di seguire la corrente maggioritaria...
Chissà poi perchè ci siamo presi questa briga....
LA PRODUZIONE INDUSTRIALE AI MASSIMI. ANZI, NO.
di Francesco Daveri 11.05.2010
Lo spazio, come il tempo, è tiranno e quindi capita che i titoli dei giornali e dei tg offrano drastiche semplificazioni della realtà. Sarebbe meglio che la semplificazione aiutasse i lettori a capire che la crescita è ricominciata ma che la fine del tunnel è ancora lontana, anziché alternare titoli catastrofici e messaggi rassicuranti a seconda dei giorni. Ecco un esempio sui dati di produzione industriale. Dei problemi dell'informazione si discuterà al prossimo Festival dell'Economia di Trento.
Chi ci capisce è bravo. Dagli industriali avevamo inteso che l’industria italiana era in difficoltà, tanto in difficoltà che, alle cosiddette assise della Confindustria svoltesi a Parma in aprile la sua presidente, Emma Marcegaglia, si era rivolta in modo reiterato e quasi accorato al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, perché la politica facesse le riforme per ritornare alla crescita (o per uscire dal declino, a seconda dei punti di vista).
Capita poi che l’Istat pubblichi i dati sulla produzione industriale relativi al mese di marzo 2010.
A questo punto Il Sole-24Ore on-line del 10 maggio titola, quasi festosamente: “La produzione industriale cresce del 6 per cento a marzo; ai massimi dal 2006”. Lo stesso fa il Tg1 nell’edizione delle 20: “Produzione industriale ai massimi dal 2006”.
Ma insomma l’industria italiana è in difficoltà oppure no? Ha bisogno degli incentivi varati per decreto dal governo poco dopo Pasqua oppure no? Ci vogliono le riforme per far ripartire l’Italia o possiamo andare avanti come abbiamo fatto finora, “de tacco e de punta”, affidandoci alle punte di diamante del manifatturiero di cui parla sul Sole-24Ore Marco Fortis e all’esercito delle partite Iva?
Non sono irrilevanti domande da accademici, ma questioni cruciali per la politica economica.
“Produzione industriale: +6% a marzo; AI MASSIMI DAL 2006”
................
Il grafico mostra che, in effetti, nel marzo 2010, il dato della produzione industriale in Italia è in crescita del 6,6 per cento rispetto al valore che aveva assunto nel suo punto di minimo durante la crisi, cioè nel marzo 2009.
Nel marzo 2009 l’indice della produzione industriale era sceso a 80 circa dal suo punto di massimo di 108,3 dell’aprile 2008 ed è ora risalito a 85,5 circa (per la precisione: 85,7 in marzo). Siccome 85,7 diviso 80,4 dà 1,066, ecco spiegato il titolo festoso del Sole-24Ore e del Tg1.
Poi da capire c’è l’altro pezzo del titolo: “… ai massimi dal 2006”.
Da quello che si vede dal grafico, la produzione industriale è ben al di sotto non solo dei valori 2008, ma anche del valore medio del 2005 (pari a 100), a sua volta inferiore a quello medio del 2006 (non riportato nel grafico).
Che cosa vuole dire dunque quel titolo?
Vuol dire che l’aumento registrato nel marzo 2010 è il più grande dal 2006 “in termini tendenziali”, cioè rispetto ai dodici mesi precedenti (ovvero rispetto al marzo 2009).
Ma se pensiamo che dall’aprile 2008 al marzo 2009 abbiamo avuto la crisi peggiore degli ultimi ottanta anni si capisce che migliorare rispetto al punto più basso della crisi è stata la parte facile.
La parte difficile verrà nei prossimi mesi quando pian piano l’industria italiana dovrà migliorare i suoi dati rispetto ad un livello iniziale meno basso.
Nel complesso il titolo del quotidiano fa un riassunto incompleto e non aiuta a capire le difficoltà dell’industria italiana di oggi.
Per due ragioni. La prima ragione è che 85,7 rispetto a 108,3 vuole pur sempre dire 23 punti di produzione industriale in meno.
Meno automobili, meno cucine, meno chili di pasta prodotti in Italia.
E siccome il numero di occupati nel settore industriale dipende da quante automobili, cucine e chili di pasta produce l’industria italiana, questo vuol dire che nell’industria italiana c’è oggi bisogno di parecchi lavoratori in meno che nell’aprile 2008.
Il che spiega come mai il tasso di disoccupazione è salito fino all’8,8 per cento a partire dal 6 per cento che prevaleva prima della crisi.......
Insomma, a fianco del +6,6 per cento anziché “ai massimi dal 2006” si potrebbe scrivere un -21 per cento.
Meno ventuno per cento (per la precisione: -20.9%, da: (85.7-108.3)/108.3) è, infatti, la riduzione percentuale della produzione industriale rispetto al suo punto più alto raggiunto all’inizio della crisi. Sarebbe un modo trasparente di far capire ai lettori quanto lontana è l’uscita dal tunnel.
In secondo luogo, come si può vedere dal grafico, la produzione industriale è in crescita più o meno lineare dal marzo 2009, ma dal gennaio 2010 a oggi è rimasta più o meno lì a oscillare tra 85,5 e 86 (per la precisione: 85,8 in gennaio e febbraio e 85,7 in marzo), dopo che nel gennaio 2010 aveva mostrato un bel +1,9 per cento (passando da un valore di 84,2 appunto a uno di 85,8)..........
Se di crescita si parla, è comunque una crescita lenta o molto lenta. Da cui il grido di allarme di Emma Marcegaglia a Parma.
N.d.R.: Qui l'ottimo Daveri ha il "limite" di non essere un Blogger-cane-sciolto che può permettersi (spesso in anonimato) di non rendere conto a nessuno ed è costretto a fare "il finto tonto"...
Su internet e sui giornali e in tv, lo spazio, come il tempo, è tiranno e quindi capita che i titoli dei giornali offrano drastiche semplificazioni della realtà. Sarebbe però meglio che la semplificazione aiutasse i lettori a capire che la crescita è ricominciata, ma che la fine del tunnel è ancora lontana, anziché portare all’alternanza di titoli catastrofici e messaggi rassicuranti senza istruzioni per l’uso che creano solo disorientamento negli utenti dei servizi di informazione.
COMPITINO A CASA: SCOPRI DOV'E' LA MISTIFICAZIONE
Applicate gli stessi SCHEMI smonta-mistificazioni sopra citati ai pink-Titoloni di OGGI sulla crescita del PIL Italiano nel 1° trimestre 2010.
In questo modo potrete filtrare i rumori di fondo ed i meccanismi trabocchetto (congegnati da sgamati Titolisti a libro paga...), arrivando alfine alla VERITA' (sempreché vi interessi).
Nota: spesso la "versione corretta" la trovate tra le righe all'interno dell'articolo...ma ormai 90 su 100 la "mistificazione è compiuta"...
Il Pil si muove nel I trimestre: Economia italiana più veloce della media nell'EurozonaMi viene una gran voglia di darvi qualche suggerimento, qualche traccia...
Per esempio in merito alla "maggiore velocità" che andrebbe paragonata all'entità dei rallentamenti nei trimestri precedenti: CHI è crollato di più e chi di meno...
Ma mi devo trattenere altrimenti l'esercizio che vi ho assegnato rischia di perdere buona parte della sua efficacia didattica....
Nei giorni scorsi mi ero illuso che anche LA VERITA' fosse contagiosa come la menzogna...
E che certi canali informativi, (anche) spronati da noi Bloggers e dalla drammatica situazione, avessero ripreso a fare il loro MESTIERE con obbiettività e sincerità...
Sì...va bene...sono un FESSO....
FATE COMUNQUE TESORO DELLA METODOLOGIA SMONTA-BALLE CHE VI STO TRASMETTENDO....così potrete cavarvela da soli e non avere più bisogno di un fastidioso Grillo Parlante.
Fonte articolo
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