Il 2 novembre in California si voterà per la “prop 19″, ovvero sulla legalizzazione della marijuana: come si leggeva ieri su polisblog, non c’è stata una improvvisa svolta antiproibizionista per motivi etici, ma per motivi di bilancio. Il debito della California è alle stelle, 22 miliardi di dollari, e le entrate derivanti dalla legalizzazione farebbero molto comodo.
Si stima che all’erario californiano potrebbero arrivare fino a 2 miliardi di dollari l’anno, non proprio una sciocchezza. In attesa del responso delle urne però, c’è già chi è da tempo al lavoro sulla coltivazione industriale della marijuana. Si legge qualcosa a riguardo su The Atlantic che racconta della Gropech e della sua superserra a Oakland.
Oakland potrebbe diventare la capitale della coltivazione della marijuana negli Usa: si legge qualcosa a riguardo sul Denver Post del 21 luglio scorso, titolo che lascia spazio a pochi equivoci. “Oakland approves mega marijuana farms”. Sapete quanto sarebbe “mega”? Partiamo con un numero: 60mila sq. ft, cioè 5574 m².
In questa serra intensiva verrebbero coltivate qualcosa come 30mila piante. Il valore commerciale stimato annualmente è di 50 milioni di dollari. Chiaramente un’iniziativa commerciale brillante, che si appoggia però a un “problema” relativo alla marijuana a uso terapeutico - già da tempo legale in California - ovvero la sicurezza del consumatore.
Sì, perché
“Le leggi in California sono state fatte al contrario, perché prima hanno regolamentato la vendita al dettaglio, e solo dopo la produzione” spiega Derek Peterson, cofondatore di Gropech “E’ come aprire un sacco di liquor stores, ma solo dopo costruire le distillerie”
Il risultato, continua Derek è che buona parte della marijuana che circola già ora legalmente in California è coltivata in ambienti poco controllati
“In molti casi i contadini, e uso il termine per comodità, che la coltivano, piazzano le loro piante in seminterrati e in garage”
L’idea della Gropech era anche quella di costruire un laboratorio amico dell’ambiente. Certificazione Leed a parte, gli impianti utilizzeranno energia solare e ricicleranno le acque - anche se immagino ne consumeranno parecchia.
Malgrado la coltivazione indoor possa sembrare più semplice di quella outdoor, non è esattamente così. Continua Derek: “Le coltivazioni indoor sono molto impegnative”, e i problemi principali sono muffe e insetti che andrebbero a intaccare il prezioso raccolto. Soluzione? Qualcuno ha alzato la mano e ha detto “pesticidi”? Errore: perché la marijuana trattata con pesticidi può essere molto nociva - ricordatevi che stiamo parlando anche di ganja a scopo terapeutico, non ricreativo - magari assunta da pazienti con il sistema immunitario già in difficoltà.
La chiosa finale di Atlantic è sulla sicurezza di un impianto come quello della Gropech. Una specie di Fort Knox agricolo, visto il valore del raccolto o il prezzo all’oncia - circa 30 grammi - della marijuana.
“Siamo in contatto con alcune agenzie di sicurezza - ex militari, marine, professionisti con esperienza nella sorveglianza di proprietà di valore - non vogliamo farci trovare impreparati”
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