17/10/10

SUDDITI PER SEMPRE


Democrazia significa governo del popolo. L'Italia, fino a prova contraria, è formalmente una democrazia, dunque è il popolo che sceglie i suoi rappresentanti e si autogoverna. Alcuni cittadini si candidano a gestire la cosa pubblica ed espongono le loro idee durante una competizione elettorale. Dopo avere sentito tutti - ma proprio tutti - si vota. Qualcosa non è chiaro?

La nostra è una democrazia rappresentativa. Significa che una volta eletti, i cittadini ci rappresentano per tutta la durata del mandato. Se non esistono regole ferree, il potere che deriva dal governo delle istituzioni può essere usato per falsare il meccanismo democratico stesso. Per esempio, manipolando l'opinione pubblica al fine di conservare il consenso elettorale, a vantaggio di se stessi o di soggetti terzi in realtà collusi con il sistema di potere stesso che si è andato consolidando.

Le regole ferree in Italia non esistono, perché non c'è una legge sul conflitto di interessi. Quando doveva farla, la sinistra ha glissato, perché appartiene allo stesso consolidato sistema di potere che l'ha tutelata dall'utilizzo delle intercettazioni di Fassino e D'Alema, disposto da Clementina Forleo e negato da Berlusconi. Attraverso il conflitto di interessi il potere tutela se stesso, che si tratti della proprietà di Mediaset, del furto delle frequenze ad Europa7 o della lottizzazione partitica della Rai. Avere il controllo dei mezzi di informazione, facendo un paragone spiccio, è come controllare tutti i testimoni nel corso di un processo, o se volete è come disporre della fedele lealtà di tutti gli amici di famiglia e indurli a convincere vostra moglie che voi e la vostra segretaria siete solo ottimi amici.

Esiste una regolamentazione sulla par condicio, studiata appositamente per essere infranta da chi se lo può permettere, quindi non dal comune cittadino. Semplice come bere un bicchier d'acqua (cfr: Le elezioni manipolate). Ovvero: io sancisco che ogni forza politica debba avere pari risalto sui media e poi stabilisco una penale che rappresenta un efficace deterrente per le formazioni minori ma una risibile elemosina per chi detiene saldamente il controllo del sistema economico, istituzionale e informativo. E' successo in Sardegna, dove spregiudicati affaristi hanno acquisito il controllo dell'isola investendo in multe dell'autorità di garanzia delle comunicazioni esattamente come si accantona una quota del business per il tacitamento del racket. Succede immancabilmente a tutte le politiche ed è successo alle scorse regionali, per esempio nel Lazio, dove il candidato Presidente del movimento La Rete dei Cittadini, Marzia Marzoli, è stato escluso da tutte le apparizioni televisive. L'AgCom ha inflitto 100 mila euro di multa al TG1 e al TG5 per il mancato rispetto della par condicio: una sanzione che equivale alla mancetta settimanale dei vostri marmocchi, per chi attraverso l'influenza esercitata sugli organi di informazione controlla giri di affari di centinaia di milioni di euro in conseguenza del controllo politico-istituzionale che gliene deriva.

Come se non bastasse, recentemente Silvio Berlusconi ha dichiarato di voler ulteriormente modificare la par condicio perché stabilisca i tempi di antenna tenendo conto dei rapporti di forza tra le diverse formazioni politiche. Sostiene che non è accettabile che ad un partito come il PDL, durante una campagna elettorale, debba venire concesso lo stesso spazio sui media rispetto a un piccolo movimento di cittadini.
Sarebbe come dire che in una gara automobilistica - non a caso si usa il termine competizione elettorale - le posizioni di partenza si debbano assegnare non in base ai risultati dei giri di prova, con un inappuntabile criterio meritocratico, bensì tenendo conto del numero di sedi e di dipendenti impiegati da ogni marchio. Oppure sarebbe come dire che alle Olimpiadi gli scalmi di partenza delle prove di velocità debbano essere opportunamente distanziati per avvantaggiare i centometristi che abbiano già vinto in passato, accorciando la distanza che devono percorrere per arrivare al traguardo.

Cosa abbiamo fatto di male per meritare una classe dirigente tanto palesemente in cattiva fede, e cittadini così inetti da consentirgli di continuare a fare scempio della democrazia? A parte Orazio Fergnani e David Rorro, ovviamente, che sulla privazione del diritto costituzionale alla propaganda politica perpetrato ai danni della Rete dei Cittadini hanno presentato ricorso al TAR. Un ricorso che si dibatterà in aula il prossimo 21 ottobre e al quale tutti dovremmo volgere la massima attenzione possibile.

A meno che non si voglia restare sudditi per sempre.

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