Una sentenza mette a rischio la penale dovuta dalle concessionarie delle slot machine allo Stato. I partiti chiudono un occhio e difendono gli interessi di pochi
Pochi giorni fa il Consiglio di Stato ha diramato una sentenza che è passata quasi inosservata. Una delle tantissime sentenze della giustizia amministrativa. Questa volta, però, parliamo di una sentenza che potrebbe avere degli effetti pesantissimi perché potrebbe aprire la strada a cancellare i 98 miliardi di euro di penale che le concessionarie delle slot machine devono allo Stato. Una sentenza che potrebbe essere il primo mattone per costruire un muro che evita agli italiani di rientrare in possesso di questa fortuna.A nessuno di noi sfugge il fatto che lo Stato giustamente cerca di risanare i conti, e lo fa tagliando alcuni servizi sociali, sanitari. In questo senso 98 miliardi di euro sarebbero una cifra importante. Invece si rischia di finire a non pretendere nulla, o quasi nulla, forse una cifra simbolica dalle società concessionarie delle slot machine. Società che per anni hanno vissuto, forse neanche per colpa loro, in mancanza di regole totali, consentito dai potentissimi appoggi politici che queste società vantano.Partiamo dall'inizio, ricordiamoci come è cominciata questa storia. Era il 2005/2006 quando Alfiero Grandi, uno dei politici che bisognerebbe recuperare e che merita un riconoscimento da parte nostra, insieme con altre persone e con il dipartimento della Guardia di Finanza contro le frodi informatiche, prepararono alcuni rapporti. Uno di questi finì sulla scrivania del Ministro Visco, e in questo si diceva che lo Stato stava perdendo come un colabrodo decine di miliardi di penali non pagate. ... espandi - comprimi Contemporaneamente la
Guardia di Finanza, insieme con il Procuratore della Corte dei Conti, conduceva in totale solitudine un'inchiesta che arrivava alle stesse conclusioni: decine di miliardi di penali non pagate, derivanti da una convenzione non rispettata che prevedeva che quando non venissero rispettati i criteri di
collegamento delle macchinette alla rete informatica, scattavano queste penali.
Le macchinette sono risultate per motivi più vari non collegate, ed ecco che l'accusa pretende le penali. E' come se noi non rispettassimo un contratto di affitto: quando non rispettiamo un qualunque contratto con un ente pubblico o con un privato, ci si chiede di pagare la penale. E pare logico che anche queste società, che sono
ricchissime, paghino la loro penale in base a quello che era stabilito nella convenzione.
Adesso rischia di non essere più così logico. Perché? Perché davanti alla Corte dei Conti si sta attendendo il giudizio di una lunghezza biblica che arriverà a una soluzione definitiva verso ottobre che stabilirà definitivamente se i 98 miliardi devono essere pagati. Il
Pubblico Ministero della Corte dei Conti ha chiesto questa cifra, ha chiesto che vengano pagati oltre
90 miliardi di penali, in subordine cifre inferiori secondo stime che sono state fatte da altri soggetti, comunque cifre sempre a 9 zeri. Adesso cosa succede? Ovviamente le società concessionarie hanno fatto fin dall'inizio una battaglia senza quartiere per evitare che questo avvenisse, perché è facile intuire che potrebbe portarle gambe all'aria.
E' interessante ripercorrere proprio tutte le tappe di questa battaglia, una battaglia che ha visto, purtroppo, tra gli alleati delle società concessionarie i partiti politici. La
Società Atlantis, che adesso ha cambiato nome e si chiama
BPlus, colosso mondiale che si occupa di questo settore, da solo dovrebbe pagare 31 miliardi di Euro, secondo la Procura della Corte dei Conti. La Società Atlantis è una società che aveva diversi esponenti vicinissimi all'Alleanza Nazionale tra cui
Amedeo Laboccetta, uomo di
Fini in
Alleanza Nazionale, oggi berlusconiano. Ha cambiato campo negli ultimi mesi, a
Montecitorio.
Questo fa capire come mai gli uomini vicini a Fini abbiano sempre cercato di non cavalcare, non si siano mai schierati a favore del pagamento di questa penale. Ma neanche gli altri partiti si sono comportati diversamente. Dal
Pdl è arrivato un
silenzio a livello ufficiale totale, nessuno nel Popolo della Libertà ha mai preteso che quieta multa venisse pagata.
Berlusconi, nonostante qualche sollecitazione anche da parte nostra, - mi ricordo quando insieme
Marco Menduni su "
Il Secolo XIX" abbiamo avviato questa battaglia poi proseguita su
Il Fatto - non ha mia dato alcuna risposta. Perché?
Prodi, dal canto suo, dopo tantissime sollecitazioni, dopo migliaia e migliaia di messaggi di lettori, di frequentatori del blog di
Beppe Grillo che sollecitava una risposta, disse: non ci sarà il colpo di spugna.
Questa è una vicenda dove non bisogna basarsi sulle dichiarazioni pubbliche. Bisogna andare a vedere cosa dicevano in concreto gli esponenti dei partiti nelle commissioni parlamentari. Proprio andando a rovistare nei lavori delle
commissioni parlamentari, insieme a Marco Menduni, abbiamo scoperto che i dibattiti nelle commissioni sembravano una gara a chi trovava la soluzione migliore, più favorevole, per le società concessionarie. Alla fine una soluzione, una via d'uscita pare fosse stata trovata: nel
2007, quando ormai era chiaro l'ammontare immenso di questa somma, è stata rinegoziata la convenzione tra i monopoli e le società concessionarie, prevedendo delle penali molto, molto più favorevoli.
Che le concessionarie arrivino a ricontrattare la convenzione è del tutto logico. Se dovessi ricontrattare una penale per un affitto che non pago, cercherei di arrivare ad avere una penale molto più favorevole.
Che però i monopoli, che sono un ente dello Stato, seguano la stessa strada è una cosa assolutamente sorprendente. Non a caso la Corte dei Conti aveva chiesto che fosse stabilita anche la responsabilità economica di
Giorgio Tino, altissimo funzionario dei monopoli che ha governato i monopoli come un sovrano negli anni in cui si è svolta questa vicenda e al quale la Corte dei Conti era arrivata a chiedere addirittura un miliardo di euro.
Ma i Monopoli, essendo vicini all'Alleanza Nazionale in quel periodo, vedevano altre figure che magari si sono occupate marginalmente (o non si sono occupate) di questa vicenda come la sorella di Gianni Alemanno. C'erano soggetti forti in questa storia, proprio come Giorgio Tino, nipote di un notissimo esponente politico che è Antonio Maccanico, figura poco nota ma potentissima che ha amministrato per anni tra i monopoli dei giochi, ha amministrato somme di miliardi di Euro senza che nessuno di noi sapesse chi era Giorgio Tino.Ma anche i partiti di centro-sinistra non hanno fatto molto di più. Anzi. Ricordiamoci che il centro-sinistra nella vicenda dei giochi in generale ha molto di cui perire. Per esempio nella vicenda del Bingo. Qui le diverse cordate - poiché il centro-sinistra si divide in cordate non soltanto quando bisogna votare, ma anche nel Bingo - hanno investito moltissimo. I dalemiani, ma anche e soprattutto i veltroniani, hanno investito molto. Purtroppo, come gli capita anche nelle elezioni, gli capita anche nei giochi: hanno preso una batosta. Chissà se i vecchi compagni sapevano che le loro sezioni investivano nel Bingo. Probabilmente no. ... espandi - comprimi Non dimentichiamo, poi, la Lega Nord - uno dei pochi partiti insieme ad aver alzato timidamente la voce su questa storia. Anche la Lega ha investito molto nel Bingo. Ma anche in questo caso è finita male.
Non ci si può aspettare obiettivamente dai partiti un grande sostegno, di certo se i giudici della Corte dei Conti volessero trovare una scappatoia per non avere una gatta da pelare così pesante e non arrivare a infliggere una penale così pesante a dei soggetti tanto potenti, allora questa pronuncia del Consiglio di Stato potrebbe essere il primo sassolino in attesa della pietra tombale sui 98 miliardi.
L'unica cosa che possiamo fare è cominciare da oggi, ma soprattutto (dopo l'estate, da settembre in poi) a martellare i siti, il
blog di Beppe Grillo, a scrivere di nuovo a
Striscia la Notizia, a scrivere ai quotidiani che se ne sono occupati, come Il Fatto e Il Secolo XIX di Genova. Inviamo decine, migliaia di mail. E' l'unico modo per riuscire ad arrivare a una soluzione che possa essere diversa. Scrivere migliaia di mail a Palazzo Chigi (la mail si può trovare sul
sito del governo).
Forse Berlusconi, che sta tanto attento al consenso, potrebbe cercare di evitare un incidente di questa portata. Ricordo che quando ne abbiamo parlato al primo
V-day a Bologna, davanti a
100 mila persone, ci fu una reazione molto forte, arrivarono migliaia e migliaia di mail. E' una vicenda che ha segnato. L'opinione pubblica italiana l'ha seguita moltissimo. Gli unici che possono fare qualcosa a questo punto sono i cittadini e devono fare qualcosa tutti insieme.
Poi bisogna ricordarsi che il settore delle slot machine, a prescindere da questo scandalo e a prescindere dalle società cui si richiede la penale, è un settore molto insidioso in Italia, su cui lo Stato specula. Lo
Stato fa praticamente il biscazziere attraverso le slot machine In molti casi le slot machine portano alla rovina moltissime persone. Non giocano certo i ricchi.
Giocano i poveracci, i pensionati che non arrivano a fine mese. Sperano, infilando quella monetina nel gioco, di sanare un po' le loro finanze traballanti. E invece perdono. Spesso somme molto elevate.
Questo è veramente una specie di cancro sociale. Ci sono addirittura dei comuni che adesso hanno deciso di vietarle. Ci sono altre città come Pavia dove la diffusione è veramente drammatica: tutti i bar hanno la slot machine. Sta diventando l'abitudine soprattutto delle classi emarginate giocare alle slot machine e perdere,
perché si perde quasi sempre!
Ma soprattutto bisogna ricordarsi una cosa: bisogna andare a Napoli, bisogna parlare con i magistrati, i pubblici Ministeri di Napoli che vi dicono che ormai le slot machine garantiscono alla Camorra dei guadagni maggiori di quelli della droga. Una macchinetta riesce a portare nelle casse della camorra fino a 15 mila euro al giorno, in base ai calcoli e alle stime che sono state fatte dai pubblici Ministeri napoletani. Mi sembra evidente che lo Stato non può più puntare su questo tipo di divertimento, portare in cassa 4 soldi, portarne nelle casse dei privati molti di più e non si capisce perché si facciano questi regali allora ai privati. Lo Stato non deve avere il ruolo del biscazziere ma deve cercare invece di aiutare in altro modo le persone che sono in difficoltà. Oggi siamo all'inizio di gennaio, abbiamo tempo 9 mesi per cercare di far sentire ai politici, ma anche ai magistrati della Corte dei Conti, che non devono decidere secondo l'opinione pubblica, ma non devono neanche ascoltare troppo la voce potentissima delle società concessionarie delle slot machine, la gente, l'opinione pubblica deve adesso far sentire la sua voce.
Sommergere di messaggi il siti o della Presidenza del Consiglio dei Ministri, solo con migliaia di messaggi in questo senso, soltanto con decine, centinaia e migliaia di messaggi sul blog di Grillo si riuscirà a arrivare almeno a una decisione che poi ci lasci sereni, noi non possiamo lasciare a queste società 98 miliardi di euro che se anche non arrivasse per intero nelle casse pubbliche, comunque garantirebbe di ridurre i nostri sacrifici. Con quei 98 miliardi di euro proviamo tutti insieme a immaginare cosa si potrebbe fare?
di
Ferruccio SansaFonte articolo
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