04/06/11

Referendum, quanta ipocrisia.


Un breve (e di certo incompleto) riassunto delle ipocrisie messe a nudo dai referendum:
  • Berlusconi in pubblico dice che «il governo si rimetterà alla volontà dei cittadini», definisce i referendum «inutili», ma intanto in privato fa ricorso per «evidenziare l’inammissibilità» del quesito sul nucleare che ha cercato, fino all’ultimo, di evitare.
  • Il Pdl ha deciso per la libertà di voto dopo che per anni i suoi maggiori esponenti si sono detti nuclearisti convinti e dopo che hanno difeso a spada tratta ogni sorta di scudo giudiziario per il presidente del Consiglio; ora, pur di non legare il loro nome a un esito negativo, preferiscono tacere invece di pronunciarsi per il ‘no’.
  • La Lega sembra orientata per il ‘sì’ sull’acqua (Bossi) e sul nucleare, ma non ha il coraggio di dirlo. Silenzio, invece, sul legittimo impedimento. Che alla base proprio non piace. Ma si sa, un conto è la «lotta», un altro il «governo».
  • Casini, dopo aver ideato il legittimo impedimento per fermare il «processo breve» (non ce l’ha fatta); dopo averlo definito il «male minore», ma anche lodato (è «una buona soluzione onesta e corretta», 22 novembre 2009; «difende il senso dello Stato», 2 febbraio 2010) proprio per la sua natura ad personam (pro Berlusconi); dopo averne preso le distanze nella versione allargata ai ministri («non aggiungete surrettiziamente a questo vagone altri vagoni!», 28 gennaio 2010); dopo averne difeso l’impianto alla vigilia del giudizio della Corte Costituzionale («è stata ideata da Michele Vietti dell’Udc, quindi credo sia difficile che venga bocciata», 10 gennaio 2011) e rimarcato che, nella versione da lui proposta, non sarebbe mai stata (parzialmente) bocciata; dopo tutto questo Casini ha annunciat0 al Corriere che voterà ‘sì’ al quesito che chiede l’abrogazione del legittimo impedimento («Hanno voluto estenderla a tutti i ministri», «il troppo stroppia»). Ma non era «l’unica soluzione per Berlusconi» (22 gennaio 2010)? Non era «giunta l’ora di togliere al governo l’alibi della persecuzione di Silvio Berlusconi (4 febbraio 2010)? La logica di Casini è che il provvedimento va bene per uno solo, ma non se è esteso al resto dei ministri – anche se, di fatto, a usarlo è comunque uno solo?
  • Bersani è diventato un paladino dell’anti-nucleare e dell’acqua pubblica, ma in passato vedeva nell’atomo il futuro energetico del Paese, e sulla gestione del servizio idrico integrato firmava disegni di legge che dicevano il contrario di quanto sostiene ora.
  • Bersani continua a ripetere, a parole, che i referendum non vanno politicizzati, ma nel partito c’è chi la pensa molto diversamente. O meglio: sottrae l’ipocrisia dalle sue parole.
  • La stessa ipocrisia di Di Pietro e dell’Idv: oggi il referendum «non è un voto pro o contro Berlusconi», ieri serviva a «mandare a casa Berlusconi».
  • Fli sull’acqua dovrebbe essere orientata decisamente per il ‘no’, dato che il decreto in discussione nei referendum è a firma del finiano Andrea Ronchi. E invece si divide. Come sul resto: nel partito alcuni sono per quattro ‘sì’ (Granata), altri per quattro ‘no’ (Urso, lo stesso Ronchi), altri andranno in ordine sparso. Notevoli, poi, i cambiamenti repentini di opinione di quanti firmarono per nucleare e decreto Ronchi.
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