Dichiarazioni assortite sul tema spending review. Tanto per capire dove siamo messi, in termini economici, in termini di comunicazione politica e forse anche per rispondere, almeno in parte, a chi chiede. “Ma cosa significa che abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità?”
il leader del PD, Bersani:
“In questi quindi giorni va ripresa con il Tesoro e con il ministero della Salute una discussione con le Regioni. In Parlamento noi faremo la nostra parte ma non abbiamo la maggioranza. Se c’é un tavolo Stato-Regioni, noi faremo da sponda ma senza una soluzione così, allora temo che la situazione possa diventare difficile. Senza un confronto a livello istituzionale può esserci più confusione che risparmio. Negli interventi previsti dalla spending review sul settore sanitario ci sono obiettivi anche razionali. Tuttavia questi obiettivi si richiamano ad una logica che é quella delle quote di accesso al fondo sanitario ed é quindi una logica lineare. Con questo sistema si finisce per esercitare più pressione sulle Regioni virtuose. E questo é uno degli aspetti che deve essere modificato“
Cicchitto, PdL:
“il Pd, d’intesa con la Cgil, esprime la sua intenzione di voler modificare il provvedimento della spending review in Parlamento. A questo punto la questione diventa molto seria perché si intende sancire l’esistenza di due status: quello del Pd che ha licenza di uccidere, cioé di modificare in Parlamento i provvedimenti senza essere bloccato dalla dichiarazione di fiducia e quello di un Pdl che invece non può modificare i provvedimenti perché appunto interviene la mozione di sfiducia. E’ evidente a tutti che questa asimmetria di status é inaccettabile e lo diciamo a maggior ragione rispetto a un provvedimento, quello sul taglio della spesa pubblica, che a parte i particolari specifici ci vede consenzienti nelle sue linee generali“.
Vinicio Guasticchi UPI (Unione Province Italiane):
”Siamo d’accordo sulla necessità di contenere i costi e razionalizzare i servizi, ma questo percorso deve transitare attraverso proposte che siano adeguatamente condivise e concertate con Upi, Anci e Autonomie Locali e che tengano conto delle realtà territoriali, dove si deve intervenire senza causare difficoltà e disagi a strutture e servizi alla cittadinanza. E’ sbagliato procedere a tagli indiscriminati sulla base di parametri rigidi che contengono meri dati numerici e che vengono calati sul territorio, in alcuni casi, come una scure. La spending review non può andare ad eliminare, indiscriminatamente, enti inutili alla pari di enti vitali e necessari per il territorio e che hanno operato bene svolgendo un ruolo storico, sociale ed economico importante nella nostra regione. Abbiamo sempre affermato di essere favorevoli alla riorganizzazione e al riassetto delle istituzioni locali per giungere ad una razionalizzazione della spesa pubblica che porterà risparmi nelle casse del Paese, sempre nel rispetto della qualità dei servizi ai cittadini ed é’ per questo che ci preoccupiamo di alcuni tagli che andranno a colpire la qualità dei servizi, creando problemi e dispersioni senza, peraltro, ottenere veri risparmi. L’Upi é stata sempre pronta a mettere in discussione il ruolo delle Province nell’ambito di un riordino istituzionale che voglia puntare in alto e che colpisca gli sprechi veri come, ad esempio, quei 3.127 enti strumentali che rappresentano le stanze segrete della politica e che costano al Paese oltre 7 mld di euro, Noi, come noto, abbiamo proposto un’autoriforma che può garantire allo Stato 5 mld di risparmi, autoriforma non fatta solo di tagli indiscriminati, ma diretta verso una migliore gestione di risorse per favorire lo sviluppo”
Vasco Errani, PD:
“In questi ultimi tre anni, includendo anche la spending review, il settore della sanità ha subito un taglio di 21 mld€ e se si continua con questa logica emergenziale il sistema non reggerà forse nel 2012 e sicuramente nel 2013. La spending review é sbagliata perché segue il percorso che il Tesoro ha definito per intervenire sulla sanità negli ultimi anni: tagliare la spesa e poi riorganizzare. Peccato però che la riorganizzazione non arrivi mai. Serve un progetto, altrimenti la sanità in Italia é destinata ad arretrare. Bisogna cambiare approccio altrimenti non so cosa resterà della nostra sanità tra cinque anni“.
il ministro della Salute, Renato Balduzzi:
“Da domani il ministro é a disposizione per discutere sulle misure relative alla sanità. Le misure della spending review non sono dei tagli ma un tentativo di riqualificare la spesa in un momento di difficoltà e senza intaccare i diritti dei cittadini. Contesto le interpretazioni secondo cui l’intervento della spending review sulla sanità sia assimilabile ad un taglio lineare delle risorse, anzi, ricordo che il totale degli interventi previsti dalla sanità é pari a 7,9 mld€ fino al 2014, e che sono previsti anche dei meccanismi premiali per le Regioni che saranno più virtuose nella gestione dei meccanismi di spesa“
il presidente dei Verdi Angelo Bonelli:
“Se le cifre di cui parla il ministro Balduzzi (-7,9 miliardi in tre anni) sono corrette significa che la sanità pubblica rischia di colare a picco e di non riuscire a garantire l’assistenza a milioni di cittadini. Con l’ultima manovra il Governo Monti demolisce lo stato sociale italiano, il tutto solo per favorire il sistema delle assicurazioni private che non vedono l’ora di fare profitti anche in Italia“
Alemanno, PdL, Sindaco di Roma:
”E’ un provvedimento terribilmente ambiguo poiché non si vede con chiarezza dove é il taglio allo spreco e c’é il rischio che tutto questo si scarichi soltanto nell’ennesimo taglio ai Comuni.
Se questo avviene bisogna essere consapevoli che molti Comuni andranno in default e altri saranno costretti ad aumentare le tasse locali.
E’ necessario che il Parlamento faccia degli emendamenti sostanziali. L’entusiasmo generico su questa spending review é fuori luogo poiché é una falsa spending review. E’ invece un taglio nei confronti dei Comuni”
Nichi Vendola, leader di Sinistra, Ecologia e libertà:
“Quello che viene fintamente chiamato decreto sulla spending review é in realtà di indole tremontiana, che taglia e colpisce diritti, servizi e prestazioni ai cittadini. Mi auguro che il Pd possa far valere la propria forza perché non sia neanche intaccato il diritto alla salute. Dopo di che, nel programma del centrosinistra che dobbiamo scrivere insieme, auspico che si possa segnare la rottura con tutte le politiche liberiste e le loro derivazioni populiste“
bollettino Weekly Credit Outlook di Moody’s: Il piano di tagli alla spesa pubblica che il Governo italiano sta mettendo a punto attraverso la spending review ha riflessi negativi per il profilo di credito delle regioni e degli enti locali. Lo scrive , spiegando che le regioni sopporteranno il 60% dei tagli proposti con un altro 25% a carico delle municipalità e delle province. La necessità di ridurre ulteriormente le spese, dice ancora Moody’s, metterebbe a rischio bilanci con margini già strettissimi di manovra. Le regioni concentreranno in futuro buona parte della spesa concessa sulla sanità, riducendo quella nei trasporti, nel welfare e nel sostegno alle aziende. Municipalità e province potrebbero trovarsi in difficoltà nel coprire il calo dei trasferimenti dal centro con iniziative tese ad aumentare le entrate, tra cui aumenti delle imposte locali e delle tariffe per servizi o con tagli alla spesa. Anche la valorizzazione dell’ampia gamma di asset in portafoglio, attraverso la vendita di immobili o di quote in societa’ di servizi potrebbe diventare difficile in uno scenario di bassa crescita e potrebbe fruttare introiti minori del previsto.
il servizio Bilancio del Senato nella Nota sul Dl sulla spending review:
“Oltre ai possibili effetti finanziari, si segnala che, oltre ai possibili effetti di risparmio derivanti dalle misure di soppressione e razionalizzazione delle Province e delle loro funzioni, potrebbero emergere profili onerosi di tipo straordinario in relazione al passaggio delle funzioni dalle Province ai Comuni interessati, oltre che per il venir meno di economie di scala. La segnalazione viene fatta anche se il dispositivo assume carattere essenzialmente programmatico e procedurale e demanda ad atti successivi la puntuale normativa di attuazione e i conseguenti effetti finanziari. Bisogna chiarire se le riduzioni intervenute successivamente sulle dotazioni organiche, unitamente al protrarsi del blocco del turn over, possano comportare, nei prossimi anni, difficoltà a soddisfare i bisogni minimi di funzionamento delle medesime amministrazioni. Si devono escludere dubbi sul rischio di un incremento della spesa che si potrebbe registrare per il ricorso a lavoro interinale, a progetto et similia, aspetto che rischierebbe di vanificare, almeno in parte, i risparmi attesi medio tempore dalle riduzione in argomento. Analoghe considerazioni vanno anche formulate in merito al rischio che le riduzioni di cui trattasi si riflettano in un incremento degli incarichi dirigenziali a tempo determinato“.
Il neo-ministro all’Economia Grilli:
“E’ chiaro che questo Governo ha come desiderio di evitare lo scatto di aumento IVA (aumento posticipato a metà 2013 grazie alle misure del Dl spending review) proprio perché non é utile per la nostra economia alzare ulteriormente le imposte. Per poter fare questo sarebbero necessari ulteriori 6 mld€ dalla seconda metà del 2013“.
Una nota di colore:
”E’ un debito figurativo e non appesantisce le nostre emissioni“. Così il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, risponde sull’impatto sul debito degli aiuti alla Spagna tramite l’EFSF. La cifra é di 6 miliardi? “Più o meno é quella“
Ministro, scusi, sta cercando di dirci che aumentiamo l’IVA per dare gli aiuti alla Spagna?
Suvvìa, l’erogazione all’EFSF é in una tranche unica, mentre i 6 miliardi necessari per non procedere all’aumento dell’IVA appartengono alle voci di spesa strutturale, sono 6 mld€ all’anno. Non induca in tentazione le nostre deboli menti agitando ami carichi di esche, Ministro, che c’è gente disposta ad abboccare…
di bimboalieno
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